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261. La Spiritualità in tempi di Crisi

Mercoledì 15 Agosto 2012 00:00 Rosario Castello
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Gli esseri umani quando non risolvono in modo semplice le proprie sofferenze accumulano, nel tempo, incredibili frustrazioni fino a quando l’incontenibile forte pressione dell’insoddisfazione li spinge in direzioni insane ed erronee. Tale problema avviene ormai a qualsiasi età: anche i bambini sono vittime dello stress da frustrazioni dei bisogni disattesi.
La sofferenza dei più, prende strade di compensazioni autodistruttive: cibo, alcol, droghe, farmaci, gioco, ebbrezza del rischio (in diverse forme con rischio di incolumità propria e altrui), patologica devozione al lavoro, rifugio psico-comportamentale in una delle tante offerte di internet, disturbata immersione totale nella pornografia visiva, ricerca di riscatto attraverso forme pervertite della sessualità vissuta in espressioni passive o attive a seconda del disturbo della personalità posseduto (prostituzione, omosessualità, travestimento, pedofilia, esperienze club privè), tuffo in strade dell’occulto negativo (spiritismo, satanismo, stregoneria, magia nera), ricorso all’aggressività e alla violenza per dare espressione a quanto, con la voce, resta soffocato, eccetera, eccetera.
I vari Paesi sembrano non avere più Stato e i cittadini non si sentono più rappresentati da uno Stato di diritto con una chiara sovranità. Si diceva un tempo, e sta ancora scritto sulle “Carte”, che il popolo fosse sovrano ma così non è. La sovranità è altrove. I cittadini di un Paese vengono umiliati e fatti sentire impotenti per le cose che riguardano loro stessi e vengono prese decisioni fuori (dal Paese reale) da chi asserisce che le vere grandi democrazie fanno questo. E in tale modalità dove starebbe la democrazia?
Esistevano un tempo le “assemblee elettive” (nelle sedi del potere politico) e quell’area che aveva l’incarico di trasmettere dalla “base” (dei cittadini) alle sedi della “rappresentanza”, ma tutto sembra essersi eclissato. Quel “potere” a cui si poteva dare il consenso o criticare e contrastare (legalmente) sembra fattosi invisibile, avere sede nell’ovunque impalpabile e quindi risulta impossibile qualsiasi possibilità di confronto o di scontro: è più di un fantasma irrintracciabile. Se lo si cerca negli organismi sovranazionali ci si accorge che sono spariti anch’essi, non hanno più quella consistenza rappresentata dagli Stati membri. Oggi sembra funzionare soltanto il canale unico che fa da portavoce ai cittadini che non possono rispondere come vorrebbero e possono solo prendere atto delle imposizioni che questo “potere” irraggiungibile assegna alle comunità nazionali da parte dei “mercati” (altre entità di impalpabile esistenza). Di questo “potere” in certi momenti, ma solo per pochi momenti, sembra di averne traccia nel posto di comando dell’incontrollata finanza internazionale che nuovamente, però, sparisce come volata ancora più in alto lasciando parlare, su un palcoscenico di vita non-reale, una categoria nazionale di “ectoplasmi tecnici” (dal greco ectos – fuori – e plasma – forma – ) che riferiscono di essere solo esecutori di quanto invece indicato da “chi sa” qual è il supremo bene per il popolo (Sovrano solo sulla Costituzione) non in grado di capire e che quindi mugugna.
In realtà hanno messo a punto un sistema dove non è mai ben individuabile il responsabile delle malefatte che pesano sui cittadini impotenti. Vige un sistema dove non si riesce a definire il colpevole, non si riesce a inquadrare esattamente con chi prendersela. Il cittadino-contribuente non riesce a rendersi conto esattamente a chi deve le proprie disgrazie piovute dall’alto delle istituzioni, a chi deve tanta ingiusta sofferenza, a chi deve tanta mancanza di equità, dal momento che tutti, a parole, gridano quanto egli abbia diritto ad una posizione giusta nella macchina sociale. Ci si rende ben conto, infatti, di trovarsi di fronte ad una dittatura che è così ben mascherata di democrazia che anche lo sfogo più legittimo, nei confronti di questo sgusciante ente invisibile, resta soffocato.
Dallo Stato, dal Governo, da tutte le sedi istituzionali, da tutti i mercati del “privato” ripetono insistentemente, come uno spot pubblicitario, che c’è la “crisi”, il mostro a sette teste che miete vittime che nessuno sembra aver generato. Descrivono questa crisi come un mostro verso cui non si può far nulla direttamente se non eliminare, o rendere impotenti a ribellarsi, le eventuali vittime che potrebbe sbranare. Una vera soluzione geniale da “ectoplasmi tecnici”.
L’unica imprecisata e indefinibile crisi esistente è una profonda crisi esistenziale dell’essere umano. L’uomo è in crisi soprattutto perché ha dimenticato, e gli si impedisce di ricordare, di essere un “Essere Luminoso delle Origini” caduto nella “dimenticanza” delle proprie origini e nella “Mescolanza” (di tenebre e di luce).
Tutti usano lo spauracchio della crisi per trarne profitto e portare acqua al proprio mulino.
Tutta l’umanità vive un marcato disagio su tutti i piani esistenziali ma la maggior parte degli individui non si rende bene conto di cosa si tratta.
La crisi che il potere dominante vuol far percepire al singolo cittadino è una mescolanza di verità e di menzogne manipolate. Si instilla la paura per condizionare, assoggettare, costringere ad accettare qualunque provvedimento restrittivo, considerato di necessità.
I valori fondamentali sono in crisi e non è certamente responsabile il surriscaldamento globale.
Certi edifici, ponti, scuole che crollano, collezionando vittime, non sempre è colpa della natura ma dell’egoismo, dell’incuria e del livello di corruzione a cui l’essere umano è giunto.
Un terremoto, un alluvione, uno straripamento di acque che mietono innumerevoli vittime, tutte le volte, sotto qualunque forma di amministrazione della cosa pubblica, se trovassero strutture costruite secondo coscienza e non secondo il criterio del maggior profitto, i danni sarebbero più limitati e le perdite umane minori.
Se i dipartimenti della Sicurezza e della Difesa venissero maggiormente considerati e foraggiati dignitosamente dalla classe politica governativa ci sarebbe una risposta più attenta nella vigilanza del territorio e soprattutto meno corruzione così come meno possibilità per il terrorismo.
Se la crisi economica-finanziaria non fosse stata creata appositamente da chi oggi la dichiara, facendo finta di volerla risolvere ma con soluzioni massacranti solo per il ceto medio-basso, non si ridurrebbero in povertà milioni di persone (compresi gli inquietanti innumerevoli suicidi di chi non ce l’ha fatta a sopportarne il peso). Una Finanza senza cuore è una finanza dedita al cannibalismo.
Con le possibilità odierne ormai, sia in Occidente sia in Oriente, sentire il World Food Programme (2009, www.wfp.org/hunger/stats) che un miliardo circa di persone nel mondo ha problemi legati alla nutrizione è una cosa inaccettabile. Milioni di persone che muoiono di fame (più del 50% è mortalità infantile) per colpa di altre milioni di persone preda del più scellerato degli egoismi mette veramente in crisi.
Dimezzare l’egoismo di tutti significherebbe dimezzare molti dei critici problemi mondiali che stanno conducendo verso un disastro globale.
Hanno confezionato l’idea della globalizzazione, e la sua inarrestabile applicazione, quale indispensabile necessità mondiale, per il miglior bene di tutti. Così non è. Hanno invece tracciato le basi e forgiato gli individui ad accettarla, a far ragionare tutti, quotidianamente, in termini di globalizzazione, per poter edificare indisturbati il Governo Unico Mondiale (la dittatura mondiale mascherata). Hanno attuato, per preparare in tale direzione, diverse azioni mirate in tutti i Paesi del mondo: in ognuno secondo le caratteristiche umorali nazionali. Queste azioni mirate sono state: le privatizzazioni; le fusioni; le dismissioni; le cessioni di ramo d’azienda; la svendita di pezzi di un Paese; la precarizzazione del lavoro; la svalutazione dei contratti di lavoro; l’inserimento di leggi inique e l’inibizione di leggi giuste; eccetera.
Sostengono di aver dato la possibilità, ai singoli individui, di comprendere l’importanza della interdipendenza di ogni localizzazione nello scenario mondiale. Peccato che sono bugiardi. Peccato che quando sembrano fare qualcosa di buono dietro c’è sempre un oscuro intento che si rivela a male fatto.
L’interdipendenza che sbandierano è un’interdipendenza forzata, costruita per piegare e annullare la libertà dei singoli, per manipolare con un iniquo potere economico-finanziario le borse mondiali. Possono costruire improvvise impennate di benessere economico, di breve durata, e crisi della portata di quella attuale per riformare la società umana secondo i nuovi standard che loro hanno deciso per tutti. Naturalmente i loro privilegi, il loro benessere, il loro standard di vita restano intoccabili.
È ovvio che l’interdipendenza forzata della globalizzazione non può andare d’accordo, e di pari passo, con le risposte comportamentali e comunicazionali del singolo individuo come del mondo politico e sociale che invece manifestano un sempre più accanito alienante narcisismo.
Tale condizione non può che essere foriera di un disastro colossale annunciato.
Non si tratta solo di crisi economico-finanziaria.
La globalizzazione è forzata interdipendenza finanziaria che condiziona ogni aspetto della vita dell’individuo.
Questo mercato globale costringe, per poterci restare, ad acquistare in modo irragionevole e a fare debiti insostenibili. Se si smette di acquistare tutto il circuito mondiale ne risente. Gli eccessi, d’altronde, hanno distinto, in tutti questi anni, il modello di capitalismo, finanziario e industriale, che la cricca al potere ha costretto tutti ad accettare. Hanno fatto sviluppare, lungo diverse generazioni, un “sistema denaro” (“credito” e “debito”) basato sulle proteiformi manifestazioni del “debito” che ha fatto proliferare corrotti e corruttori in ogni ambito della società umana.
C’è qualcosa che non va ed è una evidenza per tutti anche se non tutti riescono ad ammetterlo, e a vedere la cosa sotto la giusta luce: quella luce che evidenzia le cause concatenanti che l’umanità colleziona senza però sentirsi toccata al punto tale da reagire.
L’interdipendenza forzata, non naturale, e il narcisismo dilagante non possono che produrre alienazione: individui freddi e insensibili.
L’interdipendenza naturale, invece, è quello stato di coscienza che percepisce il legame sottile fra tutte le cose, vicine o lontane, visibili o invisibili, e fa percepire che lo stare insieme evoca lo spontaneo e vicendevole sostentamento che rende felici e soddisfatti di tale profondo legame esistente.
L’interdipendenza forzata della globalizzazione è artificiale, esteriormente costruita al solo scopo del controllo e dell’assoggettamento della popolazione mondiale. Lo strumento di potere utilizzato per sottomettere miliardi di individui nel mondo è quello del potere economico-finanziario mondiale a cui nessuno può sottrarsi, avendo resi tutti i Paesi interdipendenti economicamente.
Le espressioni generali di cooperazione manifestate di fronte ai problemi di incertezza mondiali sono anche quelle forzate, non sincere, perché dettate dalle egoistiche necessità.
Tutti sanno benissimo che in questa interdipendenza forzata tutte le istituzioni e le loro opere sono totalmente legate fra loro in modo tale che un fallimento di una significherebbe un effetto a catena sulle altre.
Spingere gli uomini a chiudersi in se stessi o a cooperare per motivi strettamente egoistici non libera l’uomo naturale, spontaneo, spirituale e il mondo resta intrappolato nei problemi irrisolti dello stupido uomo economico.
La crisi finanziaria, che uomini spietati hanno costruito ad arte, ha provocato una tale distruzione che una gran parte della popolazione mondiale si trova in uno stato di sopravvivenza con un forte rischio di caduta in povertà totale.
Pochi uomini spietati conoscono le cause vere di questa crisi mondiale: sono uomini al servizio dell’Alto Invisibile Oscuro. Si tratta di una antica guerra spirituale che in pochi riescono ad individuare (si tratta dello spietato attacco contro l’uomo, contro Dio e contro il Piano Divino da parte degli oscuri esseri ribelli “caduti” guidati dal “Serpente Antico”, l’Oppositore, il Grande Ingannatore).
I molti ricercano le cause della crisi in aspetti puramente economici, sociologici o psicologici senza riuscire a trovare una risposta esaustiva. I politici promuovono le loro sciocchezze, la Scienza si arrabatta su spiegazioni incomprensibili anche per lei.
Le forze in gioco sono di gran lunga più potenti di qualsiasi processo di comprensione umano ordinario.
È stata fatta oscillare la lancetta umana tra il razionale e l’irrazionale determinando innumerevoli movimenti dietro le quinte.
La produzione e la regia sono riusciti a mettere in campo nello spettacolo della crisi mondiale: le costituzioni, i trattati, le politiche, il welfare, i media, l’istruzione, l’ecologia, i conflitti sociali e l’economia e la finanza nazionali e internazionali. La scenografia è finzione, menzogna, inganno.
Se l’essere umano si preoccupasse di ricercare il “funzionamento interiore della realtà” le cose andrebbero molto meglio. Il suo obiettivo dovrebbe essere quello di scoprire l’unica e fondamentale forza che crea e governa tutta la vita.
La vita di ogni essere umano è il veicolo attraverso il quale poter arrivare a conoscere la Sorgente Suprema di tutte le cose: la realtà e il suo funzionamento.
Tutti i fenomeni fisici, storici e sociali sono simboli di quanto l’essere umano dovrebbe scoprire per procedere, di fase in fase, verso la conoscenza della realtà, della sua struttura e del suo funzionamento.
La Scienza ufficiale non riesce a dare, perché non è in grado, risposte soddisfacenti ed esaustive. La Scienza avanza sempre, con piccoli o grandi passi, ma sempre con estrema generalizzazione. Inoltre molti scienziati sono asserviti al potere dell’elite. Ma in realtà quasi a tutti manca, o sfugge, la “coscienza” nell’osservare tutti i fenomeni in Natura. L’osservazione dovrebbe partire sempre dal punto di vista interiore anche quando ci si rivolge ai vari livelli di esistenza del piano esteriore.
La “coscienza” sfugge agli scienziati, ai politici, ai banchieri, agli esperti dell’economia e della finanza, agli strateghi sociali, ai media, quasi a tutti.
Eppure la “coscienza” esiste ed opera efficacemente.
Solo la “coscienza” può dare, oltre che far conoscere e comprendere, l’esperienza dell’interconnessione reciproca di tutte le cose. Stiamo parlando adesso di interconnessione naturale di tutte le cose e non di interdipendenza forzata.
L’interdipendenza naturale, non forzata, potrà funzionare come un normale fatto, senza conseguenze negative, quando gli esseri umani ne avranno fatto “esperienza”, dopo “essersi accorti” della sua esistenza. Per ottenere ciò non va bene l’interdipendenza forzata della globalizzazione. Occorre, all’essere umano, un lungo percorso di “cultura della coscienza” che risvegliandola, la “coscienza”, apra quelle possibilità del potenziale latente che permette di vedere ed esperire l’unicità e indivisibilità della realtà.
Per costruire una società umana che possa avere tali possibilità necessita una nuova classe dirigente che sostituisca la vecchia, alienata, ormai, dal proprio nauseabondo narcisismo.
I diversi sistemi politici ed economici inventati dall’elite servono solo a far stare gli esseri umani in perenne lotta gli uni contro gli altri per difendere e far approvare delle ragioni che ognuno reputa giuste. In effetti basterebbe rendersi conto che non vince mai nessuno tranne i registi dietro le quinte dello spettacolo provocato.
I servi dell’elite, che stanno nei parlamenti, remano contro i cittadini acquistando un sempre maggiore controllo della situazione con leggi e leggine che sfuggono all’attenzione dell’opinione pubblica.
Una classe dirigente di un Paese che si preoccupa sempre, nonostante la povertà incombente, degli armamenti la dice lunga sulla mancanza di Pace nel mondo.
Se poi un ministro del governo di un Paese riesce a dire che “il lavoro non è un diritto” significa che molti sono i pericoli che incombono sulla testa dei cittadini. Tale affermazione non può essere frutto di una gaffe ma di un profondo modo di “sentire” e di “pensare” che trasborda senza riuscire più nemmeno a controllarlo. Tali fatti, quando si ripetono più volte e in forme sempre diverse, rivelano il tipo di considerazione che si ha nei confronti dei governati.
L’elite (gli oscuri esseri ribelli del Contro-Cielo) ha messo le mani sulle ricchezze delle nazioni appropriandosene grazie ad una serie di società occulte appositamente organizzate per controllare l’intero mondo. Essa può contare sulla superbia spirituale e intellettuale di una miriade di esseri corrotti che aspirano a diventare i padroni del mondo.
L’elite per controllare completamente il mondo conta su modelli come quelli del “Grande Fratello” che promuovono un istinto gregario e un pensiero di massa demenziale che tenta di diventare uno stile di vita diffuso.
Gli esseri umani ed anche gli oscuri esseri ribelli “caduti”, presi da certi dubbi, dovrebbero ricordarsi di essere qui per riuscire ad esprimere quella grandezza interiore propria degli “Esseri Luminosi delle Origini”, indipendentemente della partecipazione alla Grande Ribellione, e manifestare il pieno potenziale del spirituale.

Di seguito una riflessione scritta nel 1931, di Albert Einstein, nel pieno di una delle crisi più drammatiche dell’Occidente.
Non possiamo pretendere che le cose cambino, se continuiamo a fare le stesse cose. La crisi è la più grande benedizione per le persone e le nazioni, perché la crisi porta progressi. La creatività nasce dall’angoscia come il giorno nasce dalla notte oscura. È nella crisi che sorgono l’inventiva, le scoperte e le grandi strategie. Chi supera la crisi supera se stesso senza essere ‘superato’. Chi attribuisce alla crisi i suoi fallimenti e difficoltà, violenta il suo stesso talento e dà più valore ai problemi che alle soluzioni. La vera crisi, è la crisi dell’incompetenza. L’inconveniente delle persone e delle nazioni è la pigrizia nel cercare soluzioni e vie di uscita. Senza crisi non ci sono sfide, senza sfide la vita è una routine, una lenta agonia. Senza crisi non c’è merito. È nella crisi che emerge il meglio di ognuno, perché senza crisi tutti i venti sono solo lievi brezze. Parlare di crisi significa incrementarla, e tacere nella crisi è esaltare il conformismo. Invece, lavoriamo duro. Finiamola una volta per tutte con l’unica crisi pericolosa, che è la tragedia di non volere lottare per superarla”.

tratto da “Il mondo come io lo vedo” di Albert Einstein