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471. Breve escursus esoterico

Domenica 23 Marzo 2014 00:00 Rosario Castello
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Il buon Sadhaka-Yogi praticante, lungo la Sadhana del proprio sentiero realizzativo, è importante tenga sempre conto, per mantenere la giusta direzione verso il Polo metafisico, di “tribhuvana” (i “tre mondi”):

1 la Terra, bhur (mondo della manifestazione corporea)
Terra (prthivi)
Formale-grossolano, visvaloka (mondo oggettivo-sensibile)
Coscienza-esistenza in rapporto con lo stato di jagrat (stato di veglia)

2 l’Atmosfera, bhuvas (mondo della manifestazione sottile)
Spazio intermedio-atmosfera (antariksa)
Formale-sottile hiranyaloka (la sfera sottile nell’ordine universale)
Coscienza-esistenza in rapporto con lo stato di svapna (stato di sonno con sogni)

3 il Cielo, svar (mondo principiale non-manifesto)
Cielo-paradiso (svarga)
Informale-causale brahmaloka (la sfera di Brahmasatyaloka – ) [anche lo stato assoluto del Brahman]
Coscienza-esistenza in rapporto con lo stato di susupti (stato di sonno profondo senza sogni)

Fanno capo al “tribhuvana” le innumerevoli condizioni di esistenza superumane, umane e subumane.

Il Sadhaka-Yogi praticante deve coscienzializzare la triplice parola mistica, cioè la “vyahrti”, che indica i tre mondi. Nella recitazione: bhuh! Bhuvah! Svah! (mahavyahrti).
Vyahrti” si riferisce sia alle singole parole pronunziate sia al loro insieme, cioè Mahavyahrti.

I tre stati, nel loro insieme, sono rappresentati da Prajapati (il Signore delle creature), e singolarmente da Indra (bhur), Vayu (bhuvah) e Surya (svah).
La vyahrti viene declamata dopo la sacra OM, al principio di qualsiasi atto rituale e meditativo specialmente alla samdhyopasana, la meditazione-invocazione ripetuta al mattino, a mezzogiorno e alla sera.

La gayatri inizia con la vyahrti:

Om bhur bhuvah svah
Tatsaviturvarenyam
bhargo devasya dhimahi
dhiyo yo nah pracodayat

(“Meditiamo su quell’eccelso splendore del deva Savitr:
che esso illumini il nostro intelletto!”).

La gayatri è una potente invocazione universale che “chiede ed ottiene”, se il cuore del Sadhaka è puro e sincero, un chiaro intelletto (l’illuminazione della buddhi nell’Antahkarana) perché la Verità possa riflettersi senza alcuna distorsione.

Il Sadhaka-Yogi praticante non deve neanche dimenticare l’importanza di comprendere e di ben lavorare con i guna, ovvero quei principi qualitativi (attributi principiali) della “sostanza universale” (prakrti o pradhana). Il buon lavoro su di essi forma e fa procedere una corretta Sadhana.
I guna sono tre e sono complementari e correlati:

1 sattva, equilibrio (corrisponde al piano causale)
2 rajas, attività (corrisponde al piano sottile)
3 tamas, passività (corrisponde al piano grossolano)

Nessuno, che non sia completamente risvegliato e abbia risolto la dipendenza dal samsara, vive “gunasamavastha”, lo stato di perfetto equilibrio tra i guna.
Colui “che si è portato al di là dei guna” (“gunatita”) realizza il Brahman.

Gli enti planetari di questa umanità non conoscono più “la più alta delle montagne e la più bassa delle vallate” e questo rivela il livello di oscuramento spirituale in cui versano i loro giorni. Hanno dimenticato che all’inizio del Manvantara, Matsya-Avatara (la prima discesa di Visnu, sotto forma di pesce-avatara) ha consegnato il Matsyapurana a Vaivasvata, il Manu del presente Manvantara.
I “purana” sono una “raccolta di fatti del tempo antico”: sono i testi che formano la parte più antica della “smrti”, la “tradizione rammentata”. I “purana” si distinguono in due gruppi:

1 Mahapurana (grandi Purana)
2 Upapurana (Purana minori)

La montagna e la caverna simbolizzano il Centro Spirituale Supremo nel periodo originale dell’umanità terrestre.
La Divinità ha consegnato all’umanità, nonostante tutto, la Rivelazione Primordiale. L’umanità ha preferito inabissarsi nell’oscurità spirituale e impantanarvisi senza approfittare della possibilità di riconquistare la “Sfera dell’Alto” attraverso una scelta consapevole.
Il Centro Spirituale Supremo è la sede (“contrada suprema”) della Tradizione Primordiale che è stato chiamato in molti modi: il Paradesha sanscrito, il Pardes caldeo, il Paradiso terrestre, la Terra Santa, Agarttha, Shambhala, Tula, Luz, ecc.
Il responsabile supremo di questo “Centro” è Brahmatma che può parlare a Dio “faccia a faccia” (come Metatron nel mondo celeste).
Il buon Sadhaka-Yogi praticante non perde di vista la meta nella visione che persegue con grande dovizia e si spinge con forza oltre tutte le forme esteriori per unirsi interiormente a ciò che conta.
Il risveglio spirituale completo consegna all’ente, tramite la Kundalini, la funzione del terzo occhio (ajnacakra) restituendo così lo “Stato Primordiale”: una conquista effettiva degli stati superiori dell’essere che illumina la corona della testa (sahasraracakra). L’ente diviene così colui “che vede con l’occhio” (“saksin”), il “testimone” consapevole, l’”osservatore”, il “veggente” non partecipe e distaccato dalle vicende dell’esperienza e dai contenuti della conoscenza empirica; è il ritorno all’Atman quale Testimone dei tre stati.

 

Rosario Castello
tratto da Darsana: il “punto di vista” esoterico
su: www.amazon.it

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