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476. L’Insegnamento, la Via, i discepoli

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Gli enti planetari anche lungo un sentiero spirituale scelto si zavorrano di profanità, ospitando così ombre che conflittuano spesso i rapporti tra gli allievi e lo stesso rapporto col Maestro. Molti aspiranti discepoli fanno aleggiare, spesso, per ignoranza, sentimenti irriverenti sulle spalle del Maestro.
Sovente coloro che aspirerebbero all’Alto spirituale finiscono per assecondare le tendenze del kalahayuga, cioè l’”epoca della frammentazione” (kaliyuga – l’”era oscura”).

Il Maestro insegna l’”intero” trasmettendo kalasambandha, cioè la connessione tra le varie “parti” dell’intero, e il rapporto tra gli elementi costitutivi: ecco la parte fondamentale dell’Insegnamento.

Qual è il compito di un Maestro?
È insegnare-risvegliare trasmettendo e non soddisfare le richieste dei discepoli.

Ostentano le capacità di soddisfare le richieste degli allievi, i maestri senza realizzazione, che elargiscono una conoscenza reinterpretata e manipolata.
Come esistono i non-veri maestri esistono i non-veri discepoli.

Il Maestro è un tramite e a fare il vero discepolo sono le vere, serie e profonde motivazioni dell’allievo aspirante.
In questo “campo di battaglia” (il Kurukshetra della Bhagavad-gita), che è diventato il mondo umano, un ente planetario animato sinceramente dal desiderio di raggiungere traguardi spirituali ha il compito e la responsabilità di comprendere la qualità degli Insegnamenti e dell’Insegnante.
Sono moltissimi, purtroppo una gran parte, gli enti del popolo dei discepoli in cui la scelta spirituale si limita semplicemente a passare un po’ di tempo in compagnia, a fare chiacchiere confuse per satsang e gite, fuori porta e dentro, scambiate per contatti con le energie della natura.
Tutto lo spirituale desiderato assume la forma di un supporto-sostegno psicologico collettivo, che bisogna avere il coraggio e la sincerità di chiamare per quello che è.
Percorrere davvero un “sentiero realizzativo” significa dovere risalire il fiume controcorrente per risalire all’Origine.
Per volare verso l’alto, bisogna abbandonare il flusso delle abitudini profane perché appesantiscono.
Un discepolo, a qualunque livello e grado di avanzamento si trova, è sempre discepolo e non deve mai dimenticare la consapevolezza dei propri limiti.
Le forze della risalita controcorrente mettono a dura prova le possibilità dell’allievo ma egli, senza azzardi, può studiare bene prima il percorso, i pericoli che si nascondono, il flusso delle correnti, le cascate, le rocce che affiorano in modo che, una volta affrontata realmente la corrente può essere pronto ad affrontare ogni difficoltà.
Il sentiero spirituale, nella sua risalita controcorrente verso l’Alto, può imbattersi in seri imprevisti come una rapida, una piena, un tronco-ostacolo improvviso, proveniente dalla riva della profanità, sospinto dalla contro-iniziazione.
Il discepolo sincero, umile, preparato nuota ai lati del fiume, non al centro, per non sfiancarsi.
In molti pongono il faro sul problema dei Maestri, della scuola autentica, del corretto Insegnamento ma, invece, il vero problema è quello dei “veri” discepoli.
Dove sbocciano “veri” discepoli appaiono i “veri” Maestri con i “veri” Insegnamenti.
Non c’è bisogno di una ricerca stremata per trovare un Maestro ma c’è bisogno di un sentimento puro nel cuore dell’aspirante discepolo.

Dice un antico adagio:

Quando l’allievo è pronto il Maestro appare”.

Un allievo può giungere alla presenza di un vero Maestro ed essere realmente accettato solo se nel suo cuore già contiene qualità come l’onestà, la sincerità, la lealtà, la perseveranza.
Non si comincia il Lavoro Spirituale dopo aver incontrato il Maestro ma molto prima. Utilizzare il pretesto di stare aspettando l’incontro col Maestro rivela una falsa aspirazione ed una falsa umiltà dell’attesa.
Molti arrivano alla presenza fisica di un vero Maestro (ma non nel Suo cuore spirituale) e si illudono di essere stati accettati. È importante giungere alla Sua presenza spirituale.
I non-accettati ricevono solo parole d’amore vero (non potrebbe essere altrimenti da un vero Maestro), e si illudono di ricevere Insegnamenti e segrete conoscenze. I non-accettati, col tempo, rivelano la propria natura lasciandosi coinvolgere dal fascino del potere, della ricchezza e di tutte le cose corrotte.
Un discepolo deve saper vivere il rapporto col Maestro vivendo nella dimensione del presente senza tedio, noia e irrequietezza. Più il discepolo si identifica col tempo che scorre, più perde la pace e diventa irrequieto. Per questi discepoli rincorrere il tempo significa conquistare le loro incertezze: niente di più sbagliato.
Nessun vero Maestro fa il Lavoro che spetta ai discepoli e non regala l’Illuminazione, la Liberazione e la consapevolezza immortale.

I primi Insegnamenti, quelli basici, riguardano sempre il controllo e il dominio di stessi e la conoscenza del mondo transitorio. Ma è fondamentale riuscire ad arrivare agli Insegnamenti riguardanti il livello di consapevolezza che va oltre il corpo mortale, di sangue e carne, oltre la realtà del pianeta terra, oltre la realtà di tutta la Manifestazione visibile e invisibile.

“La vera spiritualità è saggezza,
tolleranza e conoscenza”.
Maestro Koot Hoomi


Rosario Castello
tratto da Darsana: il “punto di vista” esoterico
su: www.amazon.it

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