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530. Perché difficile Illuminarsi e Liberarsi

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Vi sono in campo, da sempre, forze impegnate a distruggere tutto ciò possa elevare il livello di coscienza generale dell’Umanità.
Dietro le apparenze democratiche si muovono forze, nella politica e nella religione, dagli intenti totalitari e da forme criminose di intolleranza. Si muovono forze dedite a provocare maggiore confusione generale disorientando gli individui e togliendo loro la capacità di saper distinguere il male dal bene.
Certi ambienti operano per offuscare il linguaggio dei simboli e consumare gli intelletti sui sentieri del nulla dove non c’è distinzione tra l’Alto e il Basso.
L’ente planetario, che ha conosciuto la prima scintilla per un promettente sviluppo di un sentiero realizzativo possibile, scopre una nuova dimensione della statura umana e dell’umanità in generale: se forte e coraggioso potrà conoscere la ragione di una “via” Verticale in grado di offrire, con la mente e con il cuore, lo stato di illuminazione e di liberazione.
L’ente planetario, che si inoltra sulla “via” Verticale scoperta, non può non avere le idee chiare di cosa sta percorrendo e di dove sta andando. Non bisogna dimenticare che la luce del risveglio spirituale della coscienza ridona quel perduto libero arbitrio nella sua reale dimensione con piena consapevolezza dei “passi”.
È il libero arbitrio che farà scegliere a ciascuno l’ultimo passo nella Sadhana, nel mondo del divenire: la scelta dell’unione ultima con il divino o la scelta della permanenza del risvegliato, da divinità nel gioco di Maya.
È errato definire, come fanno in molti, “via del Bene” e “via del Male” questi due tipi di scelta.
Il Male, la scelta del Male e l’esercizio consapevole del Male sono un’altra cosa. Non sono i metodi e gli strumenti utilizzati a fare, di un percorso, una “via del Male”. È la posizione coscienziale di un ente planetario, sostenuta dalla mente, dalla volontà a fare, di una “via”, una “via del Male”. Così come è sempre la posizione coscienziale, sostenuta dalla mente, dalla volontà e dal cuore a tracciare una “via del Bene” in grado di illuminare e liberare. Ciò vale sia per l’Oriente sia per l’Occidente.
L’ente planetario è, nello “stato di decaduto”, un incompiuto, un indeterminato.
Ogni ente planetario ha la possibilità però di risvegliarsi al livello divino o degenerare, verso il basso, alla condizione dei demoni.
L’ente planetario possiede un libero arbitrio e una natura “auto-trasformativa”: ecco perché può fare il “Miracolo”.

Alla presenza di uno scopo da realizzare è fondamentale l’eticità dei mezzi usati: è inammissibile che l’eticità possa misurasi in base all’efficacia dei mezzi usati.

L’ignorante, il profano, il non-risvegliato, il non-iniziato evidenzia la propria duale natura decaduta focalizzandosi, identificandosi in tutto ciò che si contrappone: dai principi più elevati alle caratteristiche più basse di una vita animale.
Gli incompiuti non riescono a fare a meno che caratterizzare i due principi filosofici, che guardano attraverso gli occhi dei loro limiti, in Bene e in Male.
Un sistema filosofico, le cui intenzioni sincere sono quelle che mirano ad una effettiva illuminazione, può essere usato per scopi altamente spirituali senza necessariamente vederlo in contrapposizione con un altro.
Non necessariamente un sentiero etichettato “della mano destra” è bene o un sentiero etichettato “della mano sinistra” è male.
Alla presenza di una effettiva sincerità di ascesa spirituale, di sensibilità, di intelligenza, di mente sana e non corrotta i due sistemi differiscono solo nei metodi e nelle tecniche: solo nel segreto del cuore del Sadhaka-praticante risiede la vera intenzione, lo scopo perseguito, la direzione intrapresa, su quale segreta strada è caduta la scelta sul sentiero verticale che va dalla base al Vertice.

La “discesa-caduta” spirituale ha fatto precipitare gli esseri nell’ignoranza metafisica. È l’ignoranza che ha provocato la sofferenza suscitata dall’immaginazione; l’immaginazione ha destato il “senso dell’io” e questo, a sua volta, ha creato un’esistenza incarnata dando origine ai sensi; i sensi portano alla percezione; queste causano le emozioni che provocano i desideri che, a loro volta, portano agli attaccamenti. Gli attaccamenti, le identificazioni verso le cose desiderate danno il senso del divenire e il divenire non può che provocare la rinascita (reincarnazione).
Il processo di identificazione è la fonte della sofferenza.

Il dualismo e la visione degli opposti hanno sempre condizionato l’ente umano nei pensieri, nelle parole, nelle azioni.
Di ogni “via” viene sempre fatto sia il lato luminoso sia il lato oscuro.
Una via che ha lo scopo del risveglio spirituale dovrebbe essere chiaro a tutti il suo apparato sia teorico sia pratico. Ma così non è.

Da tempi immemorabili hanno escogitato:

  • il sentiero della mano destra
  • il sentiero della mano sinistra

Non sempre è stato chiaro se dovesse intendersi per “via della mano sinistra” quella del Male.

C’è sempre stato, e c’è ancora, il tentativo di voler associare, quegli insegnamenti spirituali che prendono in considerazione la libertà di base degli esseri umani e il loro essere responsabili delle proprie azioni (libero arbitrio), ai “principi” condivisi dalle grandi correnti filosofiche che si autoproclamano della “via della mano sinistra”, con il significato e il senso di dedizione al Male. Si tratta di un errore madornale: a decidere è la scelta interiore dell’individuo (“via della mano destra” o “via della mano sinistra”), dipende dal suo libero arbitrio.
Il Male non è nel credere nel libero arbitrio e nel seguire un sentiero di auto-sviluppo per il risveglio e neanche nel decidere se alla fine del sentiero si decida per il riassorbimento nell’Assoluto o sostare nella pienezza del Jivatman fungendo da Purusa nella Manifestazione, giocando con i guna della Prakrti.

Solo un ricercatore sincero, o un autentico Sadhaka non si lascerà coinvolgere dai tentativi contro-iniziatici sulla “questione” e sulla “possibilità” del Male. C’è il tentativo di predisporre ad una ulteriore “caduta” i pellegrini che ricercano le Altezze dello Spirito. Si vuol suscitare preoccupazione diffondendo, nell’immaginario collettivo dei ricercatori, quel dualismo antico che separa, divide, frammenta e rende critica una scelta, mediante l’immagine di un sentiero della mano destra e l’immagine di un sentiero della mano sinistra: si vuol costringere a pensare in termini di bene, dell’una e di male, dell’altra, cioè in perfetta contrapposizione. Si vuole inculcare una prospettiva in cui, la scelta di semplici modelli (di “via della mano destra” e “via della mano sinistra”) di un tipo di azione spirituale (un operato, un procedimento, un processo), vengano considerati dei veri e propri modelli di “Bene” e di “Male” in contrapposizione.
Il Bene o il Male sta nelle intime motivazioni del cuore del Sadhaka, l’unico che può trasformare la natura funzionale di uno strumento per servire il Bene o il Male.

 

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