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603. Il vero Silenzio di Vico di Varo

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In questo giorno di ricorrenza del sito (www.centroparadesha.it) spendiamo qualche parola di gratitudine verso tutti coloro che ci hanno seguiti fin qui, riconoscendo il nostro Lavoro.
Iniziammo il 15 luglio 2011 (Guru Purnima) in questa forma (di sito che è poi uscito online il 21 luglio 2011) del nostro cammino ed oggi siamo lieti di constatare che non sono pochi coloro che ci seguono prendendo il nostro sito come punto di riferimento positivo delle varie correnti spiritualistiche che presentiamo. Volevamo essere un punto di Luce per quanti cercano tra le diversità e i contrasti che il panorama mondiale offre e far comprendere l’importanza di un’integrazione nell’armonia della Sintesi. Siamo felici di quanti ricercatori isolati, gruppi, centri e movimenti abbiano sentito il bisogno di farci sapere il loro riconoscimento e la loro approvazione sul nostro modo di “tradere” (“consegnare” conoscenza-consapevolezza); siamo felici che siano stati attratti dal nostro Lavoro e in esso abbiano trovato la possibilità di tirare quei “fili” in grado di condurre verso le “Strade Alte”.

Possa un giorno il mondo della ricerca spirituale costituire una spontanea e naturale piattaforma nella quale innalzarsi una specie di “Internazionale spirituale” che possa offrire all’umanità smarrita la via per ritrovare, riconoscere e realizzare la propria natura Divina.

Ricordiamo che il Centro Paradesha è spiritualista, propone le visioni che abbracciano la spiritualità ma non combatte l’ateismo e il materialismo, lascia aperti il confronto e la riflessione rispettando tutti i punti di vista. Combatte, invece, l’ignoranza proponendo la conoscenza in grado di estinguerla. Dà molta importanza al simbolismo riconoscendone il valore lungo la strada che porta all’iniziazione. Non si occupa di politica ma non può far finta di non vedere le vergogne generate dai politici che servono il “potere nascosto”. Non si occupa di questioni d’ordine religioso ma invita tutti al rispetto di ogni credo e alla necessaria tolleranza.
Liberi, quindi, da schemi ideologici, politici e religiosi continuiamo a prospettare le dimensioni possibili, attraverso i mutamenti coscienziali onde restituire l’individuo-ricercatore a stesso. Noi consegniamo dei “fili”, come già detto, fili che sta al lettore-ricercatore tirare dopo aver effettuato la propria scelta tra di loro: tutti i “fili” tendono a condurre verso la realizzazione del Vero, del Bello e del Buono.

Coloro che ci seguono avvertono che non cerchiamo di convincere a tutti i costi sulla nostra visione dell’esistenza, ma offriamo sempre le ragioni per una ulteriore riflessione lasciando ad ognuno la possibilità di mantenere la propria diversità.
Le acque che nutrono i pellegrini delle tante vie relative si ricongiungeranno quando i “risvegliati” si incontreranno nell’ultimo tratto comune che farà scoprire loro, inequivocabilmente, la mai perduta Tradizione Primordiale, unica ed immutabile.

Intanto vogliamo continuare a presentare i vasti orizzonti della spiritualità e le sue possibilità per una realizzazione sempre più alta e impersonale della Vita.

il Centro Paradesha

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Il vero silenzio

Il silenzio, nel dizionario filosofico di N. Abbagnano, è definito “l’atteggiamento mistico di fronte all’ineffabile dell’Essere Supremo”.
Secondo Jaspers “l’atteggiamento di fronte all’Essere della Trascendenza”. Non diversamente lo considera S. Bonaventura nell’Itinerario della mente a Dio. Wittgenstein dice “Di ciò di cui si può parlare si deve tacere”.
Il silenzio è tale vibrazione gioiosa dell’anima che per gustarlo si sente talvolta il desiderio d’isolarsi, e l’uomo torna in quei luoghi dove parla solo la natura con i suoi incanti, le acque, le piante, i monti.
La solitudine, il ritiro sono condizioni esterne talora necessarie perché nell’individuo si determini l’equilibrio, che è lo stato ideale per valutare le cose. Scopo del silenzio è anche il raggiungimento di questo stato di grazia che fa vedere in maniera diversa da quello di chi è immerso nel frastuono o vive nella superficiale esteriorizzazione. Il raccoglimento favorisce il colloquio con se stesso, che porta a esaminare i problemi essenziali della vita, la ricerca del vero, nascosto sempre sotto la superficie apparente, dove si può penetrare solo se il pensiero scava nel profondo.
Ma per questo è necessario sostare e tacere; è necessario che si stabilisca il vero silenzio. Il silenzio meditativo, durante il quale si opera la ricarica di energie psichiche e fisiche, nutrimento totale, deve essere un equilibrato movimento per cui l’armonia interna sia completa. Quando al tacere della bocca partecipa pure il tacere del pensiero, allora, si ha il vero silenzio. L’atteggiamento di attesa e di vuoto, libero da ogni pensiero estraneo, è il solo adatto a ricevere e sentire perché lo stato ricettivo si ottiene quando il pensiero tace.
Alcune volte tace la lingua, ma lo sguardo parla lo stesso, anzi con maggiore intensità, anche se la lingua è stretta fra i denti, esprimendo con gli occhi quello che l’espressione verbale non fa. Questo è un silenzio sbagliato, anzi non è silenzio. Se lo sguardo accusa e aggredisce, non è tacere, perché il parlare non è un fatto che riguardi solo la lingua. Per un vero silenzio è necessario che anche lo sguardo taccia perché lo sguardo parla ancora più della lingua.
Neppure nella pace solenne della campagna si può gustare vero silenzio se chi si trova isolato da tutto il resto ha nel proprio interno inquietudine e tumulto.
Quando nell’interno c’è pace, allora la pace delle cose intorno acquista una potenza centuplicata ed esalta lo spirito in una vibrazione altissima che lo porta alla sintonia con le sfere più elevate. Si raggiunge allora lo stato di grazia che fa udire voci che parlano e si entra in una comunione che pochi sanno toccare.
Il silenzio si può gustare e sentire anche in mezzo al fragore umano, perché più che una cosa esterna è una condizione dello spirito. E lo spirito vince. Questo silenzio deve essere interiore. Dalle cose che sono al di fuori ci si può isolare, ma non è possibile farlo quando la tempesta, il movimento è dentro di noi. Spesso non vale non avere chi ci contrasti e tormenti, ché la vita è così fatta che quando non c’è nessuno che tormenti, l’uomo si tormenta da solo. Allora si è sconvolto e finché dura si è incapaci di ogni costruzione spirituale.
Come non si può veder riflessa la propria immagine in uno specchio d’acqua se l’acqua stessa non è tranquilla, così non è possibile vedere e sentire chiaramente quando l’interno è turbato. Allora ogni cosa viene deformata.
Ma il tacere di ogni rumore esteriore nella quiete solitaria della natura, il tacere della lingua e il silenzio della raggiunta pace interiore, pur in un equilibrio conquistato, sono soltanto l’aspetto passivo del silenzio. Da solo non è che una parte, sia pure raggiungimento di valore notevole.

L’Arte del Silenzio e l’Uso della Parola
tratto dal Capitolo 9 Saper tacere o la vera arte del silenzio
Editore Amedeo Rotondi

 

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