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688. La Psicologia dell’Essere di fronte a: Filosofia, Religione, Esoterismo di Ada Gallego

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Introduzione: La precisazione “dell’essere” è già sufficiente a togliere a questo ramo della psicologia quella connotazione di patologismo che da sempre l’accompagna, a partire dalla psicanalisi fino alla psicologia umanistica la quale però è già considerata dai suoi massimi esponenti anche come scienza dell’uomo a servizio dell’uomo sano.
Ma poiché la mente umana, a seconda delle varie tipologie, segue strade diverse per progredire nei vari campi ed anche nello studio dello psichismo, sarà interessante osservare quali sono oggi i rapporti tra psicologia umanistico-esistenziale, religione – nei suoi vari culti – filosofia ed esoterismo, nelle loro infinite forme, scuole di base e suddivisioni.
Questo rapporto è possibile in quanto la psicologia di cui trattiamo prende in considerazione anche la dimensione spirituale dell’uomo, senza di che non avrebbe senso disquisire tra scuole strettamente scientifiche ma orientate in una ricerca che ha già ampiamente superato la visione della psicanalisi ortodossa.
Scopo di questo lavoro è quindi quello di offrire, se possibile, una chiave di lettura omogenea, scientifica, adatta al pensiero critico moderno, per quelle che sono le più importanti linee di ricerca compiute dall’uomo al servizio dell’uomo.

La ricerca di significato
Questa ricerca di parallelismo tra concezioni religiose, filosofiche, esoteriche e psicologiche trova una spiegazione nel fatto che da sempre l’uomo ha necessità di rendersi conto del perché del suo passaggio terreno, specialmente quando esso sia accompagnato da dure fatiche e sofferenze.
Allora vuoi per una strada, vuoi per un’altra, si cerca di rendersi conto delle cause di tutto ciò che accade e di come si può sfuggire la sofferenza o almeno utilizzarla.
Considerata la poliedricità dell’essere umano, è evidente che tutte le carte vengono in gioco, a cominciare da quelle che hanno formato l’educazione e l’inconscio personale, fino a risalire ai contenuti ancestrali e archetipici, per cui può accadere che una persona fino a quel momento estremamente pia rinneghi ogni sua credenza religiosa e si rivolga a pratiche magiche o speculazioni filosofiche, e viceversa: ma ciò non deve far gridare allo scandalo perché il fine è unico e solo i mezzi si diversificano nel tempo e nello spazio.
In altre parole, ogni essere vivente, in misura tanto maggiore quanto più avanzato è il suo posto nella scala evolutiva, si pone più o meno spesso e più o meno coscientemente alcune domande relative al suo essere al mondo: dalla ameba, che può avere qualche incertezza se emettere più o meno pseudopodi, al grande primate, incerto se mangiare una banana o una locusta, al bambino, che fa una bizza non sapendo quale giocattolo scegliere, all’uomo comune che si preoccupa dell’investimento di un suo piccolo capitale, fino al grande scienziato che si preoccupa dell’effetto dei “buchi neri” nell’equilibrio delle galassie.
Tutte queste preoccupazioni, dalle più piccole e meschine alle più grandi e coinvolgenti, si riducono, a ben guardare, ad una serie di “perché”: quindi ad una serie di scelte con tutto il coinvolgimento emotivo e lo stress che sempre accompagna una scelta. Sembra derivare da tutto questo una conseguenza molto semplice e quasi lapalissiana: se si comprende il significato di uno stimolo interno (pulsione) o esterno (condizionamento) e si è in grado di operare una scelta sicura, lo stress non si verifica più essendo stato eliminato l’evento stressante.
Ecco perché nell’infinitamente grande come nell’infinitamente piccolo, sia per il filosofo che sostiene una idea sino alla morte, che per la rondine che sceglie a volo l’insetto per nutrire i suoi piccoli, la scelta è determinante per la prosecuzione della vita. E lo è tanto più quando si tratta di una scelta non momentanea, casuale, distratta, bensì frutto di una convinzione profonda o di un infallibile istinto animale.
Come la rondine non catturerà mai in insetto di proporzioni inadatte ai piccoli nati, così il vero saggio non pretenderà mai di essere l’unico possessore della verità.

Psicologia e Religione
Fra i vari paralleli che vogliamo stabilire quello tra psicologia umanistico-esistenziale e religione è forse il più facile, in quanto la dimensione spirituale fa parte del “fenomeno umano” e la religiosità è da ricomprendere tra i bisogni primari. Questo implica da una parte che ogni uomo, anche se non in piena coscienza, è alla ricerca del suo Io profondo e non importa quale sarà la durata di questa ricerca; dall’altra che in questa accezione occorre parlare di religione al singolare nel suo significato etimologico di unione e non già dei vari culti attraverso i quali l’esigenza di spiritualità viene adattata mediante il rito ad epoche e luoghi diversi.
A questo punto si può ben dire che uno studio psicologico moderno non può prescindere dallo studio degli effetti che l’esperienza spirituale produce sull’essere umano: vediamo infatti che sempre più la cosiddetta crisi esistenziale, o mancanza di significato, prende il posto della nevrosi attuale o della malattia psicosomatica.
Gli effetti pratici di queste brevi considerazioni, si riscontrano in quella che è, o meglio dovrebbe essere, la maniera di porgere l’insegnamento religioso: e ciò sta già sollevando polemiche anche nel nostro paese; ma basterebbe ripensare all’insegnamento tradizionale per cui ogni “libro sacro” consente almeno tre chiavi di lettura, tra cui quella simbolica. Perciò tutto quello che apparirà oscuro o inaccettabile come dogma o leggenda, risulterà chiaro e di notevole aiuto per chi vorrà esercitarsi con un minimo di buona volontà nella interpretazione simbolica.
Non occorre qui dilungarsi sulla utilità, da tempo riscontrata in psicologia, nella interazione qualità-simbolo: pertanto l’effetto inconscio, automatico, sottile, dei grandi simboli religiosi si produrrà indipendentemente dal lavoro intellettuale dello studioso, per il concentrato di forze insito nel simbolo stesso.
Ecco dunque un nuovo modo di accedere in maniera umile e saggia al mondo del sacro.

Psicologia e Filosofia
Qui il paragone è agevolato dal fatto che siamo esattamente allo stesso livello – quello mentale – per quanto concerne l’oggetto della ricerca; solo che almeno teoricamente dovrebbe esserci una profonda divergenza per quelle che sono le mete: la filosofia infatti rischia spesso di essere fine a se stessa come astrazione, mentre la psicologia per essere tale deve avere un fine pratico di aiuto immediato per l’uomo.
Non avremo dunque in questo caso quei grandi slanci di crescita che si accompagnano all’esperienza mistico-religiosa o, in psicologia, all’esperienza transpersonale: ciò naturalmente non in maniera assoluta perché anche un lavoro puramente mentale può portare ad una intuizione di altissimo livello. Ecco un punto interessante su cui soffermarsi: come utilizzare, tra le varie funzioni psicologiche, quella della intuizione e quella della razionalità senza che l’una rischi di interferire o bloccare l’altra, ma entrambe riescano ad integrarsi in un tutto armonico.
Quando parliamo di mente, usiamo quasi sempre questo concetto in maniera estremamente restrittiva, intendendo per mente la pura attività intellettuale e razionale e dimenticando che essa abbraccia invece tutto il nostro psichismo e che è proprio attraverso l’intuizione che può attuarsi il travaso della mente cosmica nella mente dell’uomo.
Il servizio che Freud ha reso all’umanità è forse assai maggiore di quello che si poteva prevedere all’epoca in cui era operante la psicanalisi ortodossa: infatti, l’inconscio consente, una volta che si sia fatta esperienza di questo livello (non dei suoi contenuti, che nessuna mente umana potrebbe recepire a livello cosciente) di utilizzare il livello medesimo e quindi una parte assai maggiore della nostra psiche, demandando per esempio all’inconscio una grande quantità di lavoro da svolgere, che esso compirà senza fatica sotto il livello di coscienza.
Jung poi, parlando di inconscio collettivo, ci ha fatto chiaramente comprendere come le possibilità di ciascun individuo trascendano enormemente quelle che sono le facoltà del singolo, allorché egli agisca non come individuo, ma come parte dell’umanità, quindi aperto ad ogni esperienza che gli possa essere d’aiuto provenendo da una saggezza ancestrale o anche semplicemente da una unione di forze psichiche.
Esperienze di questo genere non sono nemmeno estremamente rare perché a tutti è capitato – nel momento del bisogno e quasi sempre per amore – di dire o fare in aiuto degli altri ciò che un momento prima ignorava completamente; e se questa è una esperienza spontanea, non si vede perché un allenamento adatto, consistente come al solito nell’approfondita conoscenza di se stessi, non ci debba mettere in condizioni di ripetere volontariamente questo tipo di esperienza.
In altre parole, si tratta di mettere da parte l’attività della personalità ordinaria e dell’Io quotidiano e di ascoltare la voce profonda dell’Io cosmico che vibra in ciascuno di noi.
Ciò posto, anche la filosofia come studio della mente e sulla mente può essere di grande aiuto per una psicologia che intenda appunto sfruttare nella maniera più completa e più saggia le possibilità della psiche umana.
Né dobbiamo dimenticare che fino dall’antichità ciò che oggi chiamiamo psicologia era appannaggio proprio della filosofia a partire da Aristotele, Bacone, Leibniz ecc. e naturalmente della religione.

Psicologia ed Esoterismo
Per una corretta impostazione del problema è necessario un chiarimento semantico in quantoché del termine “esoterico” si è usato ed abusato quasi per creare delle élite di persone e di idee con intenti chiaramente esclusivi. Se puoi a questo termine sostituiamo il sinonimo “riservato” ecco che perde molto del suo fascino e della sua aura di mistero. Anche i Misteri hanno avuto nell’antichità ed hanno tuttora dei periodi fortunati, ma tutto il discorso si riduce in gran parte all’uso spesso arbitrario di termini incomprensibili, di riti destinati ad incantare chi abbia scarso senso critico, di riesumazioni di formule ormai prive di significato in un contesto lontanissimo per tempo e spazio da quello in cui sorsero.
Ciò non significa che non esista una Tradizione unica, ma per produrre questo effetto essa deve essere viva e vitale, non una congerie di orpelli consunti, ma un insegnamento, “sia pure di élite”, che mantenga vivi nel tempo e nello spazio quei valori assoluti ed immutabili che troppo spesso l’uomo dimentica, sostituendoli con i propri prodotti di mercato.
In questo senso si può chiamare “esoterico” o “segreto” o “misterioso” un certo tipo di insegnamento che di per non è alla portata di tutti in quanto presuppone un certo grado evolutivo che naturalmente niente ha a che fare con il livello culturale.
Lo stesso discorso vale per la psicologia dell’”essere”: non si può lavorare a livelli transpersonali con chi non abbia una sufficiente esperienza dell’Io. Ed in questo senso veramente è doveroso parlare di segreto, per due ragioni: la prima perché l’esperienza reale del Sé non è comunicabile a parole in quanto si svolge al di là della mente, ed è qui che viene in aiuto il simbolismo; la seconda perché non è lecito turbare l’evoluzione naturale di un essere umano cercando di accelerarla oltre le sue possibilità.
Bisogna anzi stare molto in guardia contro questo che è uno degli errori più frequenti di quegli psicologi che si collocano appunto nel filone umanistico-esistenziale. Essi infatti, da una parte cercano nel soggetto la conferma ad esperienze proprie che potrebbero anche essere illusorie, dall’altra dimenticano che occorre sì lavorare sempre al livello più alto possibile, ma in relazione alle possibilità del soggetto stesso. In altre parole: chi abbia fatto esperienze transpersonali sarà in grado di riconoscere esigenze di questo genere nel proprio paziente, ma se queste esigenze non esistono, non dovrà assolutamente cercare di sradicarlo portandolo ad un livello che non è il suo.
Per fare un esempio, tempi e ritmi di crescita vanno sempre rispettati in qualunque occasione e nessuno ha il diritto di indurre un altro a guardare il Sole perché lui stesso ci è per un istante riuscito.
Ma il pericolo dell’esoterismo è forse ancora più profondo perché con questo atteggiamento, elitario si viene in ultima analisi a rifiutare tutto ciò che di semplice, lineare, sereno esiste nell’uomo e nella natura. Ed infatti si vanno a riesumare trattati astrusi e cosiddetti “libri sacri” e si perde completamente la capacità di interpretare l’unico vero libro sacro che è il grande libro della natura. In altre parole si sostituisce la naturalità della vita con l’artificiosità di riti e formule che forse potevano avere un significato allorché nacquero per la prima volta ma certamente adesso lo hanno perduto.
Questo tipo di studi e di letture può essere utile come formazione culturale anche di uno psicologo: ad esempio, chi si è interessato di Cabala si troverà avvantaggiato nel lavorare con i simboli; chi abbia seguito pratiche purificatorie ad esempio con la lettura e meditazione dei sette Salmi penitenziali si troverà avvantaggiato nel difficile lavoro di autocritica e decondizionamento; chi si sia interessato di discipline orientali avrà la gradita sorpresa, solo che si stacchi dal conformismo oggi imperante, di trovarle straordinariamente vitali e perfettamente in armonia con gli insegnamenti psicologici dell’occidente.
A questo punto vale la pena di esaminare, sia pur brevemente, i campi in cui si trovano più facilmente pratiche esoteriche in tempi moderni.

Il Segreto dell’Uomo
Partendo dal presupposto che la possibilità di comunicare tra esseri umani si esaurisce là dove è troppo ampio il divario evolutivo e che l’evoluzione naturale può essere favorita ma non forzata, vediamo se e quali pratiche esoteriche possano realmente aiutare l’uomo a conoscere meglio il suo Io profondo senza allontanarsi dalla realtà.
Premettiamo che le vie della realizzazione sono molte (la Tradizione ne distingue almeno otto) e fra queste ognuno sceglie quella che gli è più congeniale.
Ma per uscire dalla monotonia quotidiana e ricevere una efficace spinta verso questo impegno, occorrono talvolta mezzi che si distaccano dal quotidiano in maniera tale da provocare una scossa emotiva che consenta l’avvio su una strada sconosciuta.
Va tenuto ben presente che il primo impatto, anche se apparentemente culturale-intellettuale, è sempre di natura emotiva perché altrimenti non vi sarebbe abbastanza energia per staccarsi dall’usuale. A questo punto è proprio la psicologia che insegna a dosare e controllare l’emotività, per evitare che tutto si riduca ad un nuovo gioco.
Superato questo primo ostacolo – e in moltissime scuole il controllo del livello emotivo costituisce il secondo grado di iniziazione – si può procedere con molta cautela per imparare ciò che non consente l’ancoraggio nel quotidiano non è di nessuna utilità per l’evoluzione dell’uomo, ma lo conduce a perdersi nel mondo dell’illusione.

Psicologia e Magia
Un discorso sull’esoterismo, anche se forzatamente breve, non sarebbe completo senza un accenno alla magia che ne costituisce il principale campo di applicazione. Non faremo la puerile distinzione fra magia bianca e magia nera, in quanto tutto ciò che è in manifestazione è di per sé neutro ed è solo l’intensione di chi opera a caricarlo di energie positive o negative. Secondo la moderna psicologia, se un paziente in un sogno o in una visualizzazione porta un simbolo che interpreta positivamente, bisogna ben guardarsi dallo smentirlo anche se tale simbolo secondo la psicanalisi ortodossa ha un significato negativo.
La magia, agendo sui piani sottili, si serve forzatamente di simboli, sia naturali, sia artificiali, ma ciò che conta è sempre l’intenzione che vi sta alla base. Così, il serpente che una minoranza etnica cristiana considera simbolo di involuzione è per molte altre civiltà il maestro, l’istruttore, il dragone di saggezza dei Cinesi, il serpente piumato dell’Egitto e delle civiltà Sud Americane. Esso ha il compito di insegnare all’uomo la scienza del bene e del male, cioè insegnargli a distinguere il cammino involutivo da quello evolutivo e di accompagnarlo lungo quest’ultimo fino alla sua progressiva deificazione.
Ciò risulta molto chiaro dai geroglifici delle tombe egiziane in cui il serpente piumato parte dall’ingresso ed accompagna il Faraone nel suo viaggio nell’al di là fino all’ultima camera in cui si identifica con Osiride.
Si è detto che il mago opera per mezzo di simboli: ma la scienza dei simboli è la scienza del futuro e la base della psicologia umanistico esistenziale, la quale, allorché diventa psicologia dell’essere, non può servirsi altro che dei simboli per esprimere insegnamenti che vanno al di là del livello mentale.
Mago è sinonimo di maestro (magister) ed entrambi derivano da “magnus” perché solo chi ha raggiunto una grandezza interiore può muoversi agevolmente sui due piani, quello dell’azione interna e quello dell’azione esterna, ossia può conseguire la propria autorealizzazione e aiutare gli altri a fare altrettanto.
Il mago, o maestro, è colui che sa imprimere una svolta evolutiva all’esistenza propria e altrui, mentre il cosiddetto “mago nero” vive in un ristagno passivo nella palude del non essere e quindi non può nemmeno qualificarsi come mago.
Vediamo così come da sempre, dalla tradizione più antica alla moderna psicologia, il compito dell’uomo nell’economia planetaria e cosmica sia uno soltanto e sempre quello: staccarsi dalla linea lentissima ed inesorabile della evoluzione biologica e progredire lungo la linea del divenire, delle “azioni libere” come insegna Leibniz, dando luogo a catena di causalità orientate costantemente in senso positivo.
Compito del maestro e del moderno psicologo è dunque quello di favorire il formarsi di tali catene e di mettere in opera la volontà per interrompere con un taglio netto tutte le catene negative che ritardano l’evoluzione umana. Quando ciò sarà realizzato, si realizzerà anche la profezia biblica per cui gli uomini saranno come Dei.

Ada Gallego
tratto da Conoscenza (Anno XXIII – n° 1 Gennaio-Febbraio 1987)
Rassegna bimestrale dell’Accademia di Studi e orientamenti Tradizionali


Lettura consigliata dell’autrice
Ada Bonatti Gallego (1929-2004) nasce a Firenze, dove dopo gli studi classici consegue la laurea in giurisprudenza e svolge l’attività professionale. L’interesse per gli studi umanistici e l’incontro a San Domenico con il suo maestro Roberto Assagioli, con Francesco Brunelli, con Alberto Galoppini e con Ida Palombi hanno modificato il suo percorso di vita.
Collabora con la Società Italiana di Psicosintesi Terapeutica (SIPT), con il Centro di Psicosintesi di Perugia, e dirige per un periodo il Centro di Psicosintesi di Prato. I suoi più importanti contributi ‘sul campo’ sono rappresentati dalla creazione dell’Associazione di Psicologia Integrata (API), da un importante ciclo di conferenze tenute al Quartiere 2 di Firenze (1991-2004), ma soprattutto dalla sua attività professionale, svolta sempre in modo brillante in aiuto alla riflessione e al ritrovamento della giusta via. Ada Bonatti Gallego ha pubblicato numerosi saggi, articoli e dispense.

Per l’uomo e oltre l’uomo
Ada Bonatti Gallego, Pontecorboli Editore 2005

 

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