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748. Teosofia e Scienza: il metodo della partecipazione di Gaetano Mollo

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Noi tutti siamo immersi in un mondo che ci appare nella sue forme materiali. Ogni cosa ci si presenta sotto aspetti precisati dalle loro forme. Contemporaneamente in noi è presente l’istanza dello spirito, che ci si rivela particolarmente nei momenti di gioia e dolore, quando le domande sul senso della vita e dell’universo emergono in tutta la loro pregnanza.
Materia e spirito non rappresentano due principi antitetici, bensì come l’anima ed il corpo costituiscono le due luci di una dimensione unitaria dell’essere, grazie ad una terza dimensione che ne costituisce il legame e rimando: l’energia. Per questo Pietro Ubaldi delinea il concetto di evoluzione nella triade materia-energia-spirito. La dinamica della vita è costituita da questi tre elementi, che ne costituiscono le tre fasi del processo creativo. In tal senso non rappresentano tre momenti separati, ma le stesse tre dimensioni della manifestazione divina e di un unico principio originario generatore di vita e propulsore di energia. La scienza parte dalla ricerca dei principi che sottendono la realtà materiale, e per questo il suo metodo di ricerca è analitico, servendosi dell’induzione, quale considerazione di risultanze obiettivamente dimostrabili ed accertabili. Tutto che, invece, può essere qualificato come ricerca teosofica, è volto verso i principi dello spirito, tale da privilegiare gli occhi dell’anima rispetto a quelli del corpo: il suo metodo è intuitivo, senza per questo non tener conto di ciò che s’intende per realtà ed il riferirsi ad essa.
Se è attraverso l’intuizione che si può penetrare nella realtà delle cose, è pur vero che nel mondo fisico operano quelle leggi che sono alla base della vita stessa. In tal senso, la scienza ricerca i principi vitali della realtà, rimandando sempre avanti e richiedendo una sintesi. Seguendo tale istanza si può percepire come scienza e fede, pur con modalità diverse, percorrano la stessa via della ricerca della verità e siano destinate ad incontrarsi. La religione, per questo, da sola rischia di confluire nella superstizione – ci ammonisce sempre Ubaldi - come pure la scienza da sola può ridursi a puro materialismo.
La prospettiva è quella di permettere la convergenza tra i processi di sintonizzazione intuitiva e la scoperta di principi generatori. Per questo le due strade privilegiate sono quelle del mistico - che entra in sintonizzazione con le dimensioni dello spirito – e quella del fisico – che inizia la sua indagine studiando il mondo materiale. Partire dal mondo interno o dal mondo esterno può portare alla stessa comprensione della realtà della vita, quando il fine è quello di cogliere il senso ultimo e le leggi che presiedono la vita stessa. Pertanto, pur nella diversità dei due metodi, si può pensare ad una via d’incontro fra la ricerca teosofica e quella scientifica, quando si consideri che dalla materia si può risalire allo spirito e che lo spirito è generatore della materia. In questo ci vengono incontro i principi della meccanica quantistica che, delineando una sostanziale unità dell’universo,affermano che la materia non si trova con certezza in luoghi ben precisi,ma ha una “tendenza a trovarsi” e che non si può scomporre il mondo in unità minime dotate di esistenza indipendente.
La nuova prospettiva è, pertanto - come ci indica anche Fritjof Capra – quella di non concepirci e viverci come degli osservatori, ma dei partecipatori. In tal senso l’universo può essere inteso come un universo partecipativo. È in questa logica che la coscienza viene a rappresentare l’ultimo anello di una catena di processi dell’interconnessione universale.
In tale visione il mondo non può più essere considerato come qualcosa fuori di noi, in quanto ne siamo intima parte, tale da non poterlo vedere e rappresentare da fuori, distaccatamente, come osservatori oggettivi. Il sentirci parte di tutto ciò che è vivente ci può far cogliere l’energia nella materia e percepire lo spirito attraverso l’energia. Da qui un possibile punto d’incontro tra la ricerca teosofica e la ricerca scientifica.
Se in ogni dimensione dell’essere non può che essere presente lo stesso principio generatore e propulsore, allora si può comprendere come la dimensione del divino possa essere contemporaneamente colta come trascendente nell’ambito dello spirito e immanente nell’ambito della scienza. Questo diventa maggiormente comprensibile se – come ci suggerisce Ubaldi - sostituiamo alla parola Dio quella di concezione o idea; alla parola Verbo quella di dinamismo o azione; alla parola Tutto quella di opera compiuta o creato. Si tratta di riuscire a compenetrarsi con la percezione della realtà, cogliendo il senso del divenire di là dal trasformismo della nostra realtà terrena. L’impulso di crescita che sottende la vita stessa – quale energia d’espansione – ci indica che la via della verità è nell’evoluzione e che la dimensione spirituale è ciò che ci attrae e sostenta. In tale direzione l’intuizione e l’analisi possono trovare la loro continua sintesi, in un senso delle cose che è rimando ulteriore ed istanza ultima di unificazione. Da questa prospettiva la ricerca teosofica e quella scientifica possono essere viste come due strade per giungere a comprendere meglio il nostro partecipare a tutto ciò che è vivente. Si potrebbe dire che la tensione spirituale e quella scientifica abbiano in comune – nella diversità degli approcci -, un metodo partecipativo rispetto a tutte quelle leggi che hanno dato origine e reggono il nostro universo. Dal desiderio d’unità e dalla volontà di conoscenza possono derivare tutte quelle forme d’espansione della coscienza che ci permettono d’iscriverci all’interno delle leggi della vita. In questa linea di pensiero nella nostra epoca di progresso scientifico e tecnologico si può ben comprendere come molti miglioramenti ed agevolazioni possano liberare l’uomo dalle fatiche della lotta materiale.
Da ciò la condizione per elevare il nuovo edificio spirituale, che dovrà rappresentare quella che Ubaldi qualifica come la “grande costruzione biologica dell’avvenire”.
La vita, in quanto ascesi, è processo evolutivo sia scientifico che spirituale. Questo processo di spiritualizzazione è la mèta di quel cammino di ritorno che richiede un processo di maturazione intimo e profondo. È in tal senso che lo scopo dell’evoluzione umana è rappresentato dall’accrescimento continuo, di cui le scoperte scientifiche ed i benefici della tecnica rappresentano la più grande opportunità di maturazione. Da qui il valore e la funzione che assume l’espansione della coscienza, che da individuale deve potersi fare anche collettiva e planetaria, ampliando il senso di partecipazione e di condivisione esistenziale, sociale e politica. L’intuizione della nostra appartenenza al cosmo ne può rappresentare elemento di senso e di valore, per dar significato ad ogni scoperta scientifica, iscrivendola nell’orizzonte di senso della verità.

Gaetano Mollo

 

L’autore è professore ordinario di “Pedagogia generale” e “Pedagogia sociale” presso il Dipartimento di Filosofia, Scienze sociali, Umane e della Formazione dell’Università di Perugia. È stato presidente del corso di laurea in “Filosofia” e del Corso di laurea magistrale in “Etica delle relazioni umane” dal 2004 al 2008. Ha coperto anche, per affidamento, le cattedre di “Metodologia e Didattica” e di “Didattica generale”, dal 1984 al 2002. È stato, inoltre, docente di “Pedagogia generale” nella Scuola di specializzazione per l’insegnamento nella scuola (S.S.I.S.) sino al 2009, di cui è stato anche responsabile per le discipline trasversali. Attualmente insegna nei corsi del Tirocinio Formativo Attivo (TFA). È professore ordinario di “Pedagogia generale” e “Pedagogia sociale” presso  il Dipartimento di Filosofia, Scienze sociali, Umane e della Formazione dell’Università di Perugia. E altro ancora.


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collana La Rete, Morlacchi Editore

Il Leader etico
Linee di Pedagogia generale
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