“Alcuni, avendo opinioni molto diverse, con il volto distolto dall’obiettivo supremo, dopo aver giudicato secondo le proprie convinzioni e secondo quanto hanno udito, hanno detto che questo mondo è senza Dio, mentre altri affermano che Dio esiste, basandosi su buoni argomenti; ma resta l’incertezza sulla sua esistenza a causa delle differenti teorie [13-14]”.
Il senso non è del tutto sicuro, dato che la strofa è corrotta, ma è evidente che si fa riferimento alle dispute esistenti tra le scuole atee (buddhistiche, jainiche, Mimansa), che negano l’esistenza di Dio, e le scuole teistiche, di cui fa parte lo Yoga, che ammettono l’esistenza di Dio.
“Negli Sastra si dice che questi e altri asceti di vario nome e di vario genere hanno prodotto confusione nella mente degli uomini. Non è possibile soffermarsi sulle opinioni di quelli che sono soliti disputare su tale argomento, ma tutti gli uomini così in questo mondo errano, sviati lontano dal sentiero della salvezza [15-16]”.
“Dall’esame di tutti gli Sastra e dalla riflessione continua è nato questo Yogasastra come unica dottrina suprema.
Una volta appreso lo Yoga si ha una conoscenza sicura di tutto e per questo bisogna impegnarsi a fondo per impararlo: a questo punto non c’è bisogno della divulgazione di altre dottrine.
Noi abbiamo rivelato questo Yogasastra segreto, che deve essere svelato a una persona veramente devota e di animo nobile nel trimundio [17-18-19]”.
tratto da: Siva-Samhita. Lo Yoga rivelato da Siva
a cura di Maria Paola Repetto
Promolibri, Torino 1990, pp. 23-24
Ciò che viene chiamata Sakti-Kundalini è una energia dalla grande potenza sia nel microcosmo sia nel Macrocosmo.
Ogni microcosmo (ente planetario, ego-corpo-personaggio) può sperimentarne la potenza risvegliandola in sé. Il microcosmo è il veicolo-corpo in cui si incarna-discende-cade un jiva – jivatman (Anima-Spirito) nel trimundio.
Nella Manifestazione universale (prakrti) esistono “infiniti mondi” e “infiniti esseri” (forme di esseri): è il livello di risveglio di Sakti-Kundalini degli esseri che determina il grado di evoluzione di un mondo da loro abitato. Non importa la forma dei loro veicoli-corpi perché questi avranno sempre una controparte sottile nella quale è contenuta Sakti-Kundalini che può essere risvegliata, verso l’alto o verso il basso. L’elevato grado di evoluzione di una razza di esseri non è data dal tipo di tecnologia avanzata sviluppata ma dall’elevato grado di Sakti-Kundalini risvegliato.
Esistono mondi in cui, gli esseri che li abitano, hanno risvegliato Sakti-Kundalini verso il basso, verso cakra inferi al di sotto di muladharacakra. Questi hanno forme di tecnologie piuttosto distruttive per sé e per quelli con cui interagiscono.
Il processo di risveglio di Sakti-Kundalini è universale: quando viene risvegliata correttamente verso l’alto gli esseri, qualsiasi forma abbiano come veicoli-corpi, ritornano ad essere pura coscienza originaria, in qualunque tipo di mondo, con o senza tecnologia avanzata.
Sakti-Kundalini risiede nel muladharacakra, posto alla base del midollo spinale, e quando si risveglia tende ad ascendere verso l’alto fino a quando non giunge in sahasraracakra, sede di Siva, la pura coscienza.
Il risveglio di Sakti-Kundalini e il suo raggiungimento presso sahasraracakra rappresenta la vittoria sul potere dell’illusione di maya-sakti, l’ingannevole: ciò che maya aveva separato, diviso, fatto credere molteplicità si è riunito.
Nel processo di risveglio è l’estinzione dell’ego (ahamkara) la fase più importante per la certezza del raggiungimento finale. Questa, essendo la più importante, risulta sempre la fase più difficile (e spesso la più lunga, perché a volte necessitano più vite): le forze involutive (contro-iniziatiche) fanno di tutto per ben ostacolare.
Al sopraggiungere di tale fase la pratica dello Yogi dovrebbe farsi più intensa, più determinata, senza cedimenti: un cedimento qualsiasi potrebbe risultare fatale, una “caduta” tale da non poter far proseguire la sadhana. Se ciò dovesse accadere si potrà eventualmente riprendere correttamente la propria sadhana in una vita successiva, dopo il superamento di una esperienza-prova che dovrà essere in grado di estinguere le forze della causa karmica della “caduta” nella vita precedente.
Cos’è in realtà l’ahamkara?
Si tratta di uno “stato” riscontrabile sia nel microcosmo (l’individuo) sia nel macrocosmo (la Manifestazione).
L’ahamkara nel macrocosmo, nello stadio in cui si trova la sostanza-materia (prakrti), quando si aziona l’impulso evolutivo (ciò che dovrebbe portare al risveglio-consapevolezza-coscienza-conoscenza), passa dallo stato di “massa energetica” a quello di “massa unitaria”, ancora senza esperienza ma già con la formazione di ciò che viene chiamato ahamkara-ego, un’oscurata forma di coscienza.
L’ahamkara nel microcosmo: il microcosmo è il veicolo-corpo in cui si incarna il jiva – jivatman, l’Anima-Spirito; quando il jiva, mediante il manas (mente empirica), percepisce una sensazione che poi la buddhi (intelletto-intelligenza intuitiva) determina, l’ahamkara (ego) afferma “sono io che percepisco”.
L’ahamkara è, quindi, il “senso dell’io”, “ciò che fa l’io”, è il principio del senso dell’io separativo, è il principio di individuazione che sviluppa l’”io-mio”.
L’ahamkara-ego è ciò che agisce, sperimenta e si gode i frutti della sperimentazione. Noi utilizziamo sempre il termine ego-corpo-personaggio (karmico) perché tale è l’ahamkara, un “ego-corpo-personaggio” sospinto dai guna a fare ogni tipo di esperienza, senza alcun discernimento-discriminazione e per questo soggetto (mediante la legge del Karman) alla trasmigrazione, alle nascite e alle morti.
L’ahamkara, ricordiamo, è una delle quattro funzioni della mente (chiamata “organo interno”), l’antahkarana: buddhi (intelletto), ahamkara (ego), citta (mente subconscia proiettiva) e manas (mente empirica).
L’ahamkara, a seconda del prevalere di uno dei tre guna (le tre qualità della prakrti) può trasformarsi qualitativamente.
Predominando il guna sattva (luminosità) si attivano i cinque sensi conoscitivi (jnanendriya) e quattro delle otto predisposizioni (bhava) dell’intelletto (buddhi), cioè virtù, conoscenza, distacco, potere, quindi il sattva esprime intelligenza, luminosità, trasparenza e bontà.
Predominando il guna rajas (attività, dinamismo, energia) si attivano i cinque organi di azione (karmendriya), cioè parola, mani, piedi, organi di escrezione e organi di riproduzione.
Predominando il guna tamas (inerzia, torpore spirituale, opacità dei corpi, prevalenza di aspetti involutivi) si attivano quattro delle otto predisposizioni (bhava) dell’intelletto (buddhi), cioè vizio, ignoranza, attaccamento, mancanza di potere.
Sakti-Kundalini quando si risveglia ascende percorrendo la via di susumna nadi, all’interno del midollo spinale.
Prima del risveglio di susumna nadi è necessario però risvegliare ida nadi e pingala nadi dove scorrono, in entrambi, due soffi vitali: in ida-narice sinistra scorre il prana e in pingala-narice destra l’apana (oltre all’energia sottile del corpo).
Nel lungo processo realizzativo il risveglio di ida nadi e di pingala nadi corrisponde al risveglio dell’Albero della Scienza del Bene e del Male che (con la “caduta”) si era scisso, scollegato dall’Albero della Vita, corrispondente alla cosmo-fisiologia di susumna nadi collegata alle migliaia di altre nadi (72.000 canali sottili in cui scorre l’energia, similmente al sistema nervoso e al sistema vascolare), cakra e correnti sottili che nell’insieme costituiscono l’Uovo Aurico del microcosmo connesso al piano sottile universale (Hiranyagarbha, detto il Germe d’oro).
È solo dopo il risveglio dell’Albero della Scienza del Bene e del Male che si rende possibile il risveglio di susumna e l’ascesa di Sakti-Kundalini, con l’attraversamento dei vari cakra risvegliandone facoltà e poteri.
Nella sua ascesa, Sakti-Kundalini, si svolge, da arrotolata come un serpente nel muladhara (plesso sacro-coccigeo), attraversando lo svadhisthanacakra (plesso sacrale), poi il manipuracakra (plesso epigastrico), poi l’anahatacakra (centro cardiaco), poi il visuddhacakra (plesso laringeo-faringeo) e, infine, l’ajnacakra (tra le sopracciglia), sboccando così in ultimo nel sahasraracakra (alla sommità del capo).
È nel sahasraracakra, al di là dello spazio e del tempo, che risiede Siva dove si riunisce con la sua Sakti: l’ascesa di Kundalini provoca l’unione di Siva e della Sakti (Siva-Sakti), ovvero il riassorbimento del mondo nell’Assoluto indifferenziato.
Lo Yoga e il Tantra offrono una potente Via per il risveglio su piani extra-individuali oltre la barriera spazio-tempo.
Sia lo Yogi sia il Tantrika sostenuti dalla visione della conoscenza acquisita puntano sulla potenza del prana, la Forza trascendente, immortale, onnipresente e onnipotente su cui possono contare. Questi si dedicano attivamente su una “pratica” menzionata nelle Upanisad tantriche come Dhyanabindu, Hamsa, Yogasikha, ecc. ma anche nella Gherandasamitha: è l’ajapajapa (la recitazione della respirazione come mantra) o ajapa-kriya, il mantra “ham-sah” (sah nell’inspirazione e ‘ham nell’espirazione). In sanscrito “aham” signifiva “io” e “sah” significa “lui”, quindi aham sah è “io sono lui” ovvero so’ham “egli è me” (lui è Siva, l’Assoluto). È un atto del ricordare per risvegliare la consapevolezza: lo Yogi e/o il Tantrika risveglia la consapevolezza che la propria essenza è della stessa natura dell’Assoluto (nel mantra Sivo ‘ham = io sono Siva, infatti, viene affermata l’identità del riflesso di coscienza – jiva – con Siva quale Coscienza senza qualificazioni).
Lo hamsa-mantra
Hamsah shuchi-Shad vasur antarikSha-sad
Hota vedi-Shad atithir duroNa-Shat
Nr-Shad vara-sad rta-sad vyoma-sad
Ab-ja go-ja adri-ja rtam brhat.
Rig-vedasamhita IV.40.5; Vajasaneyi X.24; XII.14;
Taittiriyasamhita I.8.15.2; IV.2.1.5; Taittiriyaranyaka X.10.2
Oggigiorno si offrono un’infinità di stili di Yoga e di Tantra che finiscono solo per coltivare le umane debolezze, dove la vera aspirazione al Divino è la grande assente, faccenda che non si concilia affatto con lo spirito autentico dello Yoga e del Tantra.
Il sadhaka-yogi-tantriko deve trovare nella “pratica” la possibilità di estinguere gradualmente le modificazioni (vrtti) che avvengono continuamente nella mente (antahkarana), deve tentare di realizzare le ragioni superiori di tale antichissima-attualissima nobile Scienza iniziatica (Vidya) espressa luminosamente nello Yoga e nel Tantra.
I maestri tiepidi e accomodanti, che appaiono comprensivi e di grandi vedute, visti come capaci di integrare le polarità (degli allievi capricciosi e irrequieti), non sono maestri e non stanno insegnando la Vidya ma “qualcos’altro”.
L’abbracciare una via spirituale prevede per forza il cambiamento del proprio stile di vita, della rinuncia al superfluo, di quanto è effimero, superficiale e così ottenere una semplicità di esistenza facilitatrice del “sentiero realizzativo” scelto. Parliamo della necessaria coerenza riguardante una scelta effettuata consapevolmente. Se c’è stato un plagio tutto apparirà difficile, complicato, sacrificante, costrittivo per mancanza del Fuoco del Filosofo.
La Vidya non è una conoscenza scolastica utile per una qualche professione o per ottenere una qualche forma di eccellenza nel mondo del divenire, nella rete di relazioni umane per avere successo. Scegliere la Vidya (Yoga, Tantra, Vedanta, ecc.) significa scegliere consapevolmente una via Verticale (rinunciante a priori l’orizzontalità dell’esistenza, dove le identificazioni dell’ahamkara si collezionano all’infinito, senza volerle discriminare e discernere), posizione dalla quale non si vuole affatto criticare, giudicare coloro che non fanno la medesima scelta e preferiscono scegliere una delle tante strade offerte dal mercato della vita profana del divenire o spigolare tra le tante varietà di esperienze nel fenomenologico. In realtà la trascendenza è davvero per pochi.
Non bisogna neanche pensare che, in una via come quella del Tantra, tutto sia permesso, non vi siano restrizioni, rinunce, che non vi sia disciplina e che imperi il libertinaggio dove il sadhaka-tantriko possa fare quello che gli passa per il motore del desiderio (kama). Nel Tantra pur restando fermo il concetto di una opposizione solo apparente tra spirito e materia, dove il corretto cammino potrà sviluppare una progressiva integrazione, non vuol dire affatto che le risposte comportamentali e comunicazionali del sadhaka-tantriko possano oscillare tranquillamente senza alcuna restrizione, limite, controllo.
Molti ne parlano e scrivono, dissertano su di essa (la Vidya), molti sono i professoroni intellettualoidi che solo per aver studiato, letto e riletto innumerevoli libri (testi sacri, commentari, interpretazioni e traduzioni) e infine dilettatisi a interpretare quanto contenuto nelle antiche Stanze, si credono, si illudono di essere in grado di fare da maestri, senza considerare affatto che non hanno fatto l’“esperienza della trascendenza”, non hanno percorso i tratti necessari di un pratico “sentiero realizzativo” che conduce all’esperienza di uno “stato meditativo” profondo fino al samadhi e all’indispensabile samyama, per chi investiga sulla realtà delle cose. Molti di costoro si attrezzano per mostrare l’“apparenza” di una valida esperienza acquisita, padroneggiando qualche tecnica che possono sfoggiare durante le molte conferenze o congressi vari frequentati, ispessendo il proprio curriculum. Tra le diverse tecniche viene spesso privilegiata la recitazione del pranava om (omkara) che nelle conferenze, dopo aver dissertato abbondantemente e dottamente (da professore) sul significato della sacra sillaba om ed esposto il pensiero di Gaudapada che “il pranava om è sicuramente il Brahman supremo e anche il Brahman non supremo (…)” [Upanisad Mandukyakarika 1.26-28], una breve dimostrazione della sua recitazione (ben imparata) fa un buon effetto sulla platea. Emerge, in modo evidente e sconcertante (tutte le volte che nostro malgrado abbiamo assistito a situazioni del genere, in conferenze e congressi vari), la volontà di voler impressionare gli astanti o, forse, addirittura provocare riverenza, adorazione e venerazione (il desiderio di voler strappare una autorevolezza e una autorità in un dominio dove non contano le lauree, i diplomi, le certificazioni). Lungi da noi criticare la recitazione dell’om (ovviamente utilizzata come esempio) che se correttamente inserita all’interno di una sadhana e sinceramente adoperata nel contesto di un insegnamento autentico (non intellettuale ma spirituale) porta a grandi risultati.
L’identificazione del Brahman nell’omkara finisce spesso per diventare una operazione di umanizzazione (una discesa verso il basso invece di una salita): una recita dell’ahamkara.
Gli intellettuali, in gran parte, non riescono a cogliere il senso dell’importanza dell’uso corretto del mantra e dimostrano di non sapere che prima della recitazione del mantra (sonoramente, mormorata o mentale silenziosa) si dovrebbe meditare sul mantra dirigendo la mente al Brahman espresso dal mantra. La sola recitazione del mantra (pranava), spettacolare quanto possa essere, non potrà mai condurre il sadhaka alla Conoscenza (verso la Verità-Coscienza): la sadhana è un percorso olistico fatto da un insieme di “pratiche” tutte mirate a condurre verso l’alto, verso uno stato trascendentale.
Lo Yoga promette, se si effettua una “pratica” corretta, la soppressione (nirodha) delle modificazioni (vrtti) della mente. L’ente planetario ordinario, non risvegliato, ha una intensa attività mentale vorticosa del tutto dispersiva e molti “ricercatori spirituali” portano con sé questa cattiva abitudine nella stessa sadhana scelta (non manifestano la differenza che dovrebbe esserci tra vita profana e tipo di vita spirituale scelta).
Lo Yogi, grazie allo Yoga, opera per ridurre, quietare e sopprimere l’intensa attività delle vrtti. È dalla pratica di nirodha che si può giungere con certezza, ad un certo momento, al samadhi.
Ma sarà mai possibile riuscire davvero ad ottenere tale fondamentale soppressione (nirodha) delle vorticose vrtti? Sì, in realtà è possibile ma necessita una severa e disciplinata dedizione alla pratica sistematica (la sadhana) che contempla gli asana (per rafforzare e purificare il corpo), il pranayama (le varie tecniche per controllare l’energia vitale mediante la respirazione), decontrarre, placare e rilassare tutte le forme di irrequietezza della mente mediante pratyahara (controllo e astrazione dei sensi), dharana (concentrazione in un solo “punto” di un oggetto esteriore o di un soggetto interiore), dhyana (la meditazione in una delle sue tre forme: una di natura materiale – pensiero concentrato sull’immagine di una divinità o del proprio Guru o di uno qualsiasi scelto – ; una di natura luminosa – pensiero concentrato sull’irradiazione della divinità o del Guru – ; una di natura sottile – pensiero concentrato sul “bindu” o su “Kundalini” – ; dhyana è l’esperienza del profondo assorbimento meditativo nel Sé, dal quale deriva il samadhi, la completa emancipazione nella Coscienza cosmica) e il samadhi (il perfetto assorbimento della mente individuale e duale nell’atman). Conseguente alla realizzazione delle tre fasi dello Yoga, dharana, dhyana e samadhi, si possiede naturalmente samyama, la capacità di penetrazione coscienziale che si manifesta sotto forma di un evento istantaneo (come un fulmine, non presuppone una successione temporale) che conduce allo svelamento dell’essenza delle cose (di qualsiasi cosa) e, quindi, della Realtà ultima.
Scopo dello Yoga è rendere la mente inesistente in modo che l’atman si possa sciogliere nel silenzio del paramatman. La Vidya si sceglie per una forte e motivata spinta interiore che fa la differenza.
“Allora chi ascolta, se è veramente Filosofo, cioè idoneo alla filosofia e degno di essa, perché dotato di natura divina, pensa che quella di cui sente parlare sia una via meravigliosa, da imboccare immediatamente, perché non potrebbe vivere facendo altro. Quindi unendo i propri sforzi a quelli di colui che gli indica la via, non si dà pace prima di aver acquisito completamente il suo fine, o prima di aver raggiunto tanta forza da esser in grado, da solo, senza nessuno che lo guidi, di procedere su quella strada”
Platone (Lettera Settima, 340)
Libri consigliati ai semplici studiosi e/o ai probandi praticanti Yoga
di B. K. S. Iyengar, Edizioni Mediterranee
Teoria e Pratica dello Yoga
Compendio di Teoria e Pratica dello Yoga
Teoria e Pratica del Pranayama
Vita nello Yoga
La Vita e l’Opera
Gli Antichi insegnamenti dello Yoga, B. K. S. Iyengar, Gruppo Futura
di Swami Satyananda Sarasvati, Edizioni Satyananda Ashram Italia
Asana Pranayama Mudra Bandha
Surya Namaskara
Prana Pranayama Prana Vidya
Tantra
Kundalini Tantra
Yoga Nidra
di A. Van Lysebeth, Edizioni Mursia
Imparo lo Yoga
Perfeziono lo Yoga
I miei esercizi di Yoga
Tantra
Pranayama. La dinamica del respiro, A. Van Lysebeth, Astrolabio
di Rosario Castello
Yoga – Piccola guida per conoscerlo
Darsana: il “punto di vista” esoterico
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Lo Yoga è “posizione coscienziale”
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di Raphael, Asram Vidya Edizione
Essenza e scopo dello Yoga
Il Sentiero della Non-dualità
Oltre l’illusione dell’io
Tat tvam asi
Bhagavadgita (tradotta e commentata da Raphael)
a cura del Gruppo Kevala, Edizioni Asram Vidya
Sankara Opere Brevi
di Swami Sivananda, Edizioni Vidyananda
Samadhi Yoga
La Mente i suoi misteri e il suo controllo
Lezioni pratiche nello Yoga
Concentrazione e meditazione, Swami Sivananda, Edizioni Mediterranee
di Vivekananda
Jnana-Yoga, Astrolabio Ubaldini Edizioni
Yoga pratici, Astrolabio Ubaldini Edizioni
Raja-Yoga, Grande opera Torino (anche Edizioni Aurora)
di Sri Sathya Sai Baba, Mother Sai Publications
La Conoscenza (Jnana Vahini)
La Scienza di Dio (Vidya Vahini)
La Via della Meditazione (Dhyana Vahini)
La Luce sul Sentiero, M. Collins, Edizioni Teosofiche Italiane
La scienza dello Yoga, I.K. Taimni, Edizioni Teosofiche Italiane
La filosofia esoterica dell’India, J.C. Chatterji, Edizioni Teosofiche Italiane
Lo Yoga della Potenza, Julius Evola, Edizioni Mediterranee
Metafisica del sesso, Julius Evola, Edizioni Mediterranee
Tantra della Grande liberazione (Mahanirvana Tantra), Arthur Avalon, Edizioni Mediterranee
Il potere del Serpente, Arthur Avalon, Edizioni Mediterranee
Shakti e Shakta, Arthur Avalon, Edizioni Mediterranee
Yoga pratico e potenza dei simboli, Campanini-Ciabotti, Magnanelli
Gheranda-Samhita. Insegnamenti sullo Yoga, a cura di S. Fossati, Magnanelli
Siva-Samhita. Lo Yoga rivelato da Siva, a cura di Maria Paola Repetto, Magnanelli
Svatmarama, La lucerna dello Hatha-Yoga, a cura G. Spera, Magnanelli
Patanjali: Yogasutra, a cura di F. Squarcini, Einaudi
Enciclopedia dello Yoga, a cura di S. Piano, Promolibri
Lo Yoga nei testi antichi dell’India, S. Piano, Magnanelli
Il grattacielo dello Yoga. Presente e futuro di un’antropotecnica, L. Mori, Epsylon Edizioni
La perfezione dello Yoga, Bhaktivedanta Swami Prabhupada, Edizioni Bhaktivedanta
Gli aforismi di Siva, Vasugupta, Adelphi
La Saggezza di Shiva, Valentino Bellucci, XPublishing
Respirazione, Calais-Germain, Epsylon Edizioni
Pranayama, S. Kuvalayananda, Macro Edizioni
Miti e simboli dell’India, H. Zimmer, Adelphi
Il mito del Gange (Ganga-mahatmya), Stefano Piano, Magnanelli
Storia della filosofia indiana, Giuseppe Tucci, Laterza
La filosofia indiana (Vol I e II), Radhakrishnan, Asram Vidya Edizione
La Via regale della Realizzazione (Yogadarsana), Patanjali, Asram Vidya Edizione
Upanisad, a cura di Raphael, Bompiani
Kularnava Tantra, John Woodroffe e Madhav Pundalik Pandit, Motilal Banarsidass Publishe, 1965
Kularnava Tantra – La via dell’Estasi, Edizioni Vidyananda
Tantraloka (Luce dei Tantra), Abhinavagupta, Adelphi Edizioni
Sri Vijnana Bhairava Tantra – L’Ascesa, Edizioni Satyananda Ashram Italia
Il Tantrismo, Jean Varenne, Edizioni Mediterranee
Tantra in Tibet, Jeffrey Hopkins, Tenzin Gyatso e Tsongkhapa, Motilal Banarsidass Publ., 1987
L’essenza del tantra, Harish Johari, Il Punto d’Incontro
Mahanirvana Tantra Of The Great Liberation, John Woodroffe, Editore Createspace
La Tradizione Tantrica, Agehananda Bharati, Astrolabio Ubaldini Edizioni
La kundalini o L’energia del profondo,Lilian Silburn, Adelphi Edizioni
Yoga tantrico. Asana e pranayama del Kashmir, Eric Baret, Edizioni Mediterranee
Yoga Tantrico Indù e Tibetano, Jean Marquès-Rivière, Edizioni Pizeta
Il Koka Shastra illustrato, a cura di Alex Comfort, Edizioni Cremese
Kama Sutra di Vatsyasana, a cura di Alain Daniélou, Edizioni Red
La ritenzione del seme umano, Henri Maspéro, Edizioni Newton Compton
Kalachakra, Jean Marquès-Rivière, Edizioni Mediterranee
Iniziazione (Kalacakra) di Naropa, a cura di Raniero Gnoli, Adelphi
Panarion (Libro secondo), Epifanio di Salamina, Morcelliana
I segreti del Tantra, Rajneesh, Bompiani
La Tecnica dello Yoga Tantrico Indo-Tibetano, Tommaso Palamidessi, Edizioni Arkeios
L’alba del Tantra, Guenther e Trungpa, Edizioni Astrolabio
Il mito dell’alchimia seguito da L’alchimia asiatica, Mircea Eliade, Bollati Boringhieri
Tecniche dello Yoga, Mircea Eliade, Bollati Boringhieri
Lo Yoga (Immortalità e Libertà), Rizzoli
Il lume dello Yoga, Giuseppe Prochilo, ediParousia
Bhagavad-Gita. Una mappa per conoscerla, Massimo Faraoni, Edizioni Digitali Centro Paradesha
Scintille di ordine eterno. Viaggio nel cuore della tradizione indiana
Diego Manzi, Armando Curcio Editore, Roma 2016
Yoga Rahasya (Segreto dello Yoga), Nathamuni’s, Krishnamacharya Yoga Mandimram
Yoga Yajnavalkya, A. G. Mohan e Ganesh Mohan, Editore Svastha Yoga
Yogayajnavalkyam, Yajnavalkya e Philippe Geenens, Editore Gallimard
Consigliamo
YOGA Teoria e pratica
Un’opera di 18 volumi a cura di YANI Yoga associazione Nazionale Insegnanti
Curatori dell’Opera:
Stefano Castelli, indologo, docente universitario di Psicologia delle organizzazioni all’Università di Milano-Bicocca e presidente YANI;
Barbara Biscotti, docente universitaria di Storia dei diritti dell’antichità all’Università di Milano-Bicocca, insegnante yoga e membro del Consiglio direttivo della YANI.
In uscita presso le edicole con il Corriere della Sera
Usciti i primi due volumi il 1 settembre 2017 e il terzo l’8:
1 Introduzione allo Yoga
2 ASANA I
3 IL RESPIRO
Il prossimo sarà 4 Le Sequenze.