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799. Il trasmettere la Conoscenza è del vero Maestro

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Non sono molti i Maestri che si incarnano in questo mondo del divenire, ma quando essi scelgono la nascita umana, per svolgere una missione, non hanno bisogno di risvegliarsi, di fare un percorso realizzativo. Essi sono già Luce consapevole: il mondo della materia non offusca in alcun modo la loro coscienza che si manifesta.

Un Maestro spirituale (Guru), che scende dal Regno spirituale, abbraccia dei compiti da svolgere nella permanenza prevista. Un Maestro è “colui che rimuove o elimina l’oscurità-ignoranza con la luce della conoscenza”.

Scendono, oltre ai Maestri, molti esseri evoluti (risvegliatisi già in altre esistenze terrestri) di vari gradi e livelli di risveglio spirituale della coscienza: alcuni addirittura “discepoli” di Maestri, ad un buon punto del sentiero di accesso all’Iniziazione-diksa (dei quasi Maestri).
Esiste, fortunatamente, una buona lunga scala di livelli evolutivi di esseri che, pur non essendo al grado di Maestro, sono in grado di aiutare gli enti planetari e le condizioni di questo mondo spiritualmente.

Chi non è al grado evolutivo di Maestro deve sempre necessariamente esperire il “momento” del risveglio (alcuni ricorderanno spontaneamente eventi di vite precedenti riguardanti i propri compiti spirituali; si intende un ricordo spontaneo e non di quelle reminescenze che vengono provocate da certe tecniche che vanno di moda e spesso inducono-suggeriscono i ricordi da ricordare; si tratta di tecniche improprie e dannose spiritualmente) e riprendere da dove aveva lasciato nella precedente esistenza: momento del risveglio, inquadramento della propria condizione-posizione coscienziale e attivazione in un sentiero realizzativo per svolgere, oltre al proprio ulteriore sviluppo, il compito di aiutatore spirituale, la funzione di istruttore (dal proprio livello coscienziale; di solito un tale livello è guidato dal proprio Maestro, con cui è in contatto in modo occulto, mediante il sutra che lega il discepolo al Maestro, una specie di cordicella invisibile che il discepolo tira, nelle condizioni previste, per attirare l’attenzione del Maestro). Anche questo livello è raro, lo menzioniamo solo per conoscenza.

Al di sotto dei Maestri possono esistere degli Istruttori: un istruttore può essere colui che apprendendo correttamente degli Insegnamenti (comprese le varie pratiche possibili per un risveglio spirituale) è in grado di mostrarli, spiegarli, consegnarli ad altri individui nelle vesti di ricercatori, probandi allievi (non discepoli). Una trasmissione senza alcuna autorevolezza spirituale (come in tanti spacciano). Si tratta più di una conoscenza appresa intellettualmente, molto lodevole, utilissima per il servizio che svolge.

Ad un gradino più in alto dell’istruttore può esserci l’Insegnante: l’insegnante può essere colui che ha acquisito la “conoscenza” ed è in grado di trasmetterla ad altri, nelle vesti di allievi probandi discepoli dello spirito.

La figura di Maestro che abbiamo presentato sopra è quella di colui che si incarna già con quel livello spirituale consapevole.
Esiste anche il Maestro che incarna colui che diventa tale dopo aver fatto un lungo cammino interiore in un “sentiero realizzativo”, sperimentato il risveglio, preso piena consapevolezza della propria natura reale, trasformandosi in “coscienza-consapevolezza-conoscenza” che spontaneamente avvia la trasmissione della Conoscenza a quanti la sua aura attrae come allievi, individuando i “qualificati” per trasformarli in discepoli, ai quali rilasciare il sutra. Ma anche tutti i possibili allievi futuri.

Chi detiene realmente la Conoscenza, come manifestazione di uno stato trascendentale di coscienza, è in grado di “educare” un individuo non solo nella semplice gestione della vita materiale ma soprattutto di quella spirituale.
Aiutare qualcuno spiritualmente significa essere in grado di saperlo condurre nel superamento di tutti gli ostacoli che lo tengono legato all’ignoranza e riuscire a farlo uscire dalla “caverna di Platone”. Risvegliare, illuminare e liberare sono le fasi obbligate da attraversare per ogni individuo pronto a tale appuntamento fondamentale con l’esistenza.

Un ricercatore spirituale divenuto allievo, e poi discepolo, ha conosciuto, per forza di cose, l’autocontrollo, il coraggio, la pazienza, la perseveranza, la resistenza, divenendo una fiaccola vivente per trasmettere, a sua volta, i principi e le pratiche acquisite.

Un vero Maestro (Guru) è colui che padroneggia la Conoscenza ed è in grado di eliminare le tenebre ad un discepolo (sisya).
È importante non solo comprendere bene chi è e cosa sia un Maestro (Guru) ma soprattutto chi è e cosa sia un discepolo (sisya).
Molti sono coloro che si autoproclamano “discepoli” di un dato Maestro solo perché ne sono stati affascinati dalle letture fatte o perché siano andati a trovarlo in qualche manifestazione pubblica o ancora perché siano riusciti a scambiare qualche parola gioviale con lui in un contesto organizzativo.
Si è discepoli di un Maestro perché egli ha scelto il suo discepolo e questi saprà sempre di essere stato scelto perché il Maestro lo comunica chiaramente senza alcuna possibilità di equivoci. Quando qualcuno viene scelto come discepolo, per meriti e qualifiche conosciute solo dal Maestro, gli viene consegnata una grande responsabilità.
L’instaurazione di un rapporto Guru-sisya (Maestro-discepolo) ha un grande significato ed un immenso valore: se qualcuno diventa discepolo significa che è uno tra i più elevati tra gli uomini (narottama) perché il Guru che lo ha scelto è il supremo purusa (purusottama). Lo sisya è il mahatman (un grande spirito) e il Guru è il paramatman (lo Spirito supremo).

Un Maestro ha l’autorità e l’autorevolezza di trasmettere l’iniziazione (diksa).

È quando le condizioni del discepolo si fanno favorevoli che il Maestro decide il momento dell’iniziazione (diksa) trasmettendola tramite lo sguardo (nayana diksa), oppure il tocco della mano (parisa diksa), o diffondendo l’energia del divino con la parola (mantra diksa) o la lettura dei testi sacri (sastra diksa), o trasmettendo lo stato del distacco (sanyasa diksa).
Quello che avviene nella diksa è una completa penetrazione dell’Anima del discepolo nella quale il Maestro infonde una nuova energia.

I veri “discepoli” e coloro che possono diventarlo sono molto pochi nell’oggi, così come è difficile incontrare un vero Maestro. I Maestri che si trovano facilmente sono quelli che si mostrano vetrinizzati (da vetrinizzazione) perché hanno fatto dell’Insegnamento una professione redditizia: corsi e ritiri costosissimi che trasferiscono velocemente delle tecniche ad allievi per nulla “qualificati” che crederanno, con l’attestato rilasciato, di poter guadagnare insegnando la “saggezza” così acquisita. Quello che il Mercato offre non è più il vero rapporto Maestro-discepolo, cioè quel rapporto intimo e riservato basato su una profonda spiritualità.

Oggi molti pseudo-Maestri sono una caricatura, una pantomima del vero Maestro e così i tanti allievi insinceri, furbetti (che mirano solo all’attestato, alle tecniche da possedere, ecc.) ricevono esattamente quello che meritano: un nulla che pesa, grava sul loro karman presente e futuro.

Un vero Maestro anche se utilizza un corpo-personaggio mediante il quale si relaziona và sempre considerato un’Anima (il ), infatti quando egli parla non usa le funzioni della mente (antahkarana), non lo fa attraverso l’intelletto (la buddhi) o l’ego (ahamkara) ma direttamente dall’Anima. Altrimenti non sarebbe un vero Maestro (Guru).
La mente (antahkarana) con le sue quattro funzioni (buddhi, ahamkara, citta e manas) è un costituente del corpo sottile luminoso (lingasarira, corpo astrale), ma un vero Maestro non ha, non ha bisogno di un corpo sottile luminoso perché non deve esperire la catena del samsara, poiché il corpo sottile luminoso serve ad accompagnare l’Anima di chi ancora deve realizzarsi, illuminarsi, liberarsi. Per questo la condizione di un vero Maestro (Guru) è un Mistero. Un vero Maestro è un essere incorporeo senza alcun elemento impuro, un essere trascendentale che sceglie di prendere un corpo-personaggio ma non ha affatto bisogno di un corpo sottile luminoso (lingasarira, corpo astrale).
Un vero Maestro non può avere un corpo sottile luminoso perché questo si fonda sul rajas guna e un Maestro non è rajasicotamasico, per manifestarsi trasforma quanto utilizza in sattva guna.

I vari medium (veri o pseudi), che sostengono di far comunicare tramite loro un Maestro con i propri discepoli, mentono perché un vero Maestro non ha bisogno e non utilizzerebbe mai un tale mezzo impuro. Un medium non è un essere evoluto che manifesta una facoltà spirituale, la medianità è una manifestazione riprovevole e pericolosa. Molti di questi medium, oggigiorno, si spacciano per grandi iniziati ma il più delle volte sono individui miserevoli tenuti sotto influenza da qualche asura.

Un vero Maestro sa perfettamente come comunicare direttamente con un discepolo, con un allievo, con un devoto, e solo se necessario e se lo vuole. Altro non gli serve. Egli può comunicare con i discepoli più avanzati in ajnacakra, con gli altri può entrare nei loro sogni (nello stato di sonno con sogni, svapna) o comunicare per impressione aurica che richiede un buon sviluppo della capacità di discernimento-discrimanzione.

Quando un vero maestro lascia il corpo-personaggio, in realtà non muore mai, non può morire essendo un essere incorporeo, un’Anima e così può sempre visitare i propri veri discepoli nel loro cuore (anahatacakra).

I veri discepoli non hanno bisogno di un medium per comunicare con il proprio Maestro che ha lasciato il corpo-personaggio, perché nell’Insegnamento che hanno sicuramente ricevuto è contemplata la conoscenza che le Anime dei discepoli restano unite al Maestro qualsiasi cosa possa accadere, non si determina mai una separazione reale tra Maestro e discepolo.
Un vero Maestro incarna la Conoscenza che viene dall’Assoluto, egli è l’Assoluto che insegna.

 

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