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843. Principi di buon senso per la convivenza civile

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Il “buon senso” è la capacità di giudicare con equilibrio e ragionevolezza una situazione, comprendendone anche le necessità pratiche che comporta. Si manifesta quasi come una voce interiore, della ragione sopra le parti, che si propone in qualsiasi espressione del pensiero, della parola e dell’azione si manifesti. Se si ricorre sempre al buon senso difficilmente ci si imbatte in errori di cui ci si pente subito dopo. Disascoltare la voce del buon senso, quasi fosse un allenamento non volerlo ascoltare, si perde (come se si atrofizzasse) la capacità naturale di ascoltarlo.
Il “buon senso” non è quello che si suol dire “senso comune” perché hanno una valenza diversa: l’”evidenza del senso comune” è quella acquisita da una famiglia, da un gruppo, da un territorio, da un intero popolo, da una nazione o da tutto il genere umano (nel bene o nel male).

Una certa “convinzione” anche se condivisa da un gran numero di persone non significa che rappresenti la verità (il razzismo, ad esempio, è convinzione solo di certi gruppi di uomini, sostenitori di una presuntuosa superiorità, che vorrebbero imporlo alla maggioranza). La fede in un Dio o l’ateismo sono espressioni di una profonda convinzione. Si tratta solo di un “consensus gentium” ma non della “Verità” assoluta.
Per “senso comune” viene anche inteso in alcuni casi in cui si affrontano, ad esempio, certe questioni in modo superficiale o approssimativo, e così gli si vuol dare un “giudizio comune” nel senso di falso rispetto a ciò che si considera sacrosanto, come nel caso del sapere della  scienza, di una specifica tecnologia o di una fede (considerata assoluta e intoccabile).

Il “buon senso” è una capacità che tutti possono avere ma che non tutti usano: è, quindi, di pochi. Al “buon senso” però ci si può educare, addestrare ed ottenere grandi risultati nella vita. L’uso diffuso del “buon senso” può trasformare, migliorare la società umana e renderla più illuminata, più vaccinata contro la corruzione, la degradazione e l’illegalità.

Il Buonsenso, che già fu capo-scuola
Ora in parecchie scuole è morto affatto;
La Scienza, sua figliola,
L’uccise, per veder com’era fatto”.
Giuseppe Giusti (1809-1850)
(Epigramma)

Sono molti quelli che pur privilegiando il “buon senso” finiscono per ritrarsi di fronte all’estesa maggioranza assisa al “senso comune”. Significa che il “buon senso”, anche quando presente, se ne sta spesso nascosto di fronte al prevalere del “senso comune”.

Il buon senso, senza alcun obbligo di legge, suggerisce che la dignità di chiunque è, per principio, pari alla tua.

Basterebbe ricordarlo in molte circostanze della vita di ogni giorno, perché le cose tra i rapporti umani andassero molto meglio, senza l’egoismo e la prevaricazione di alcuni su altri, spesso di una minoranza (i forti) su una maggioranza (i deboli).

Il buon senso dentro l’essere umano precede qualsiasi Costituzione, qualsiasi Dichiarazione, qualsiasi Codice civile, le stesse Tavole di Mosè.
Oggi bisogna ricorrere alle leggi punitive, ai codici, alle varie Carte per far riflettere e/o correggere il comportamento umano, e non basta più.
Occorre costituire e avviare un nuovo processo culturale per far sì che certi principi e valori possano essere colte dalla sensibilità delle persone, può sembrare un’assurdità ma è assolutamente necessario. Solo così potrà risvegliarsi il “buon senso” ed affiorare nelle varie circostanze della vita, facendo le giuste valutazioni e le giuste scelte.

Bisognerebbe far diventare l’Educazione Civica un’importante materia scolastica, con esame finale sviluppato in modo da poter definire il “profilo” individuale dello studente ed eventualmente aiutarlo e sostenerlo verso la direzione che gli necessita.

 

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