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853. Sovranità che vieni e che vai di Fabrizio De Silvestri

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Quei giorni perduti a rincorrere il vento … Era l’attacco di una celeberrima canzone di Fabrizio De Andrè, che semplicemente sostituendo una parola pare attagliarsi perfettamente alla situazione odierna dell’Italia.
Per un tempo che pare lunghissimo, abbiamo cercato libertà ed indipendenza, proiettati verso un’ideale di autodeterminazione popolare. Mai paghi dei risultati raggiunti, come se avessimo fatto un’indigestione, ci siamo spinti fino ad innescare un processo autodistruttivo che ha prodotto esclusivamente il crearsi di una casta di governanti auto-generatisi come un tumore maligno, che sta corrodendo tutto l’organismo in cui cresce. A ben guardare la realtà, la diagnosi di questo male è stata fatta e come reazione primaria ha portato ad una disaffezione totale nei riguardi del meccanismo politico che ha portato alla nascita della casta di cui sopra. Si sa però che un male non si cura semplicemente ignorandolo, bensì capendolo e applicando la terapia che possa debellarlo o quantomeno renderlo inoffensivo.
Nessuno può ignorare come attualmente ci troviamo in una situazione a dir poco paradossale: noi, figli e nipoti di una generazione che ha tanto lottato per darci la possibilità di vivere in uno Stato in cui la sovranità del popolo è riconosciuta addirittura dalla Carta Costituzionale, nientemeno che al primo articolo, oggi viviamo in una condizione di “orfani dei nostri diritti”. La situazione reale è, se possibile, ancora peggiore che negli incubi. Trascorriamo le nostre giornate controllati da un Grande Fratello dall’eco Orwelliana, sottoposti a regole fiscali vessatorie, deprivati totalmente della possibilità di libera espressione, a meno che non si tratti di assecondare supinamente le opinioni di chi governa, anche se non è mai stato eletto.
Viviamo in una Repubblica “fondata sul lavoro”, dove la mancanza di lavoro rappresenta uno dei problemi peggiori, in cui il diritto alla libertà d’espressione è così garantito da essere censurato fino al punto per cui fare una pubblicazione senza un titolo accademico rappresenta reato. Dobbiamo ubbidire a politici mai eletti che si candidano per “sistemare” una situazione incostituzionale nella quale comunque hanno potuto spadroneggiare “sine titulo” e, anziché essere condannati per questo, addirittura puntano il dito contro chi lo fa notare.
Ancor più grave della malattia dunque è il sintomo: se il male viene rappresentato dalla situazione drammatica in cui viviamo quotidianamente, il sintomo ne è la perdita di fiducia nel potervi trovar rimedio. Governanti che hanno calcato la via della politica imbeccati da un burattinaio occulto, senza preparazione e pronti a cambiare le loro idee spinti dal venticello sottile della maldicenza, che diventa un uragano alimentato da notizie spesso false, tendenziose e senza riscontro. Il pensiero che la strada politica sia quella da seguire per avere uno stipendio alto e sicuro, anziché venire incontro alle esigenze del popolo, che dovrebbe poter esercitare un’influenza diretta sul bene comune tramite i suoi rappresentanti, ha fatto sì che si innescasse un meccanismo perverso.
Lo svuotamento sistematico e progressivo della sovranità popolare a fronte dell’insediamento di tanti “re travicello” incapaci di resistere anche ai più deboli colpi di vento. Anziché occuparsi dunque dei problemi reali, abbiamo un’opinione pubblica manovrata da scandali e scaldaletti vari, inutili nel vivere reale ma così funzionali nel distogliere l’attenzione. Nella sostanza i politici sono diventati come gli attori di un enorme Grande Fratello, sottoposti a regolamenti auto creati, mai votati, che possono uscire e rientrare dalla scena tra acclamazioni e strepiti, con scenate degne del migliore programma della domenica pomeriggio. Il cittadino è così visto come una specie di ebete, incapace di capire, costretto a subire anziché scegliere. Questo è ancora più grave nel momento in cui non esiste più libertà credendo che l’esercizio della propria sovranità sia in realtà un reato anziché l’espressione del libero pensiero.
Un caso emblematico è stato trattato nel precedente numero di PuntoZero in un servizio giornalistico intitolato Un’altra vita: oltre la sclerosi multipla (https:/www.nexusedizioni.it/it/CT/unaltra-vita-oltre-la-sclerosi-multipla-5698).

Fabrizio De Silvestri
articolo tratto da PUNTOZERO, Rivista trimestrale (aprile-giugno 2018)
NEXUS Edizioni

 

Fabrizio De Silvestri
Nato a Torino il 2 giugno 1972, laureato in Giurisprudenza. Negli anni ha esercitato la professione di avvocato e tenuto corsi di approfondimento in materia di Diritto dell’immigrazione presso vari Ordini degli Avvocati e università straniere. Appassionato di ricerca medica e di cure naturali, oltre che di esoterismo, al momento focalizza la sua attenzione sui diritti negati.

 

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