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45. La Teosofia in Apollonio di Tiana

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di Antonio Girardi – Segretario Generale della Società Teosofica Italiana – (www.teosofica.org)

Ancorché non molto numerose siano le fonti storicamente attendibili sulla vita di Apollonio di Tiana (Cappadocia 4 circa a.C. – Efeso 97 circa d.C.), molte sono le tracce di un suo vivere ed essere nel segno di elevate conoscenze e di un agire non avulso dal concetto di beneficio degli altri esseri.

È una vita, quella di Apollonio di Tiana, dedicata a ciò che potremo definire una “purificazione” ed un rilancio del pensiero pagano, inteso al suo massimo livello qualitativo e filosofico.
Molti sono gli elementi che fanno pensare in Apollonio all’esistenza di consistenti tracce di quell’eterna saggezza di cui parlava H.P. Blavatsky e proprio in questo senso di può parlare di una teosofa di Apollonio di Tiana.
E ciò pur tenendo in considerazione la differenziazione fra l’Apollonio “storico” e l’Apollonio “mitico”. Del primo gli elementi principali sono quelli che ci ha trasmesso Filostrato, vissuto fra il 165/170 ed il 244/249, dunque ben dopo Apollonio. Vi sono poi una serie di testimonianze indirette, di cui uno degli esempi più significativi fu l’esaltazione che di Apollonio fece Filone, a due secoli dalla sua morte, quale profeta di un culto mistico fondato sulla comunione con Dio.

Le opere di Apollonio non ci sono pervenute in versione originale; si parla in proposito di “Iniziazioni”, “Oracoli”, “Inno alla Memoria”. Un suo trattato di astrologia pare sia stato tradotto in arabo nel IX secolo. Gli viene anche attribuita una “Vita di Pitagora”. 
Sul libro di Filostrato “Vita di Apollonio di Tiana” (1) vanno fatte almeno due osservazioni preliminari: l’opera, da un lato ha il sapore più di un romanzo che di un trattato biografico e, dall’altro lato, occorre considerare che fu Giulia Domna, moglie di Settimio Severo, imperatore di origine africana e militare, a commissionare a Filostrato la biografia di Apollonio, con il non celato proposito di dare forza alle proprie visioni teosofiche, basate su una concezione religiosa di tipo orientale e che trovava la sua forma in una sorta di “monismo solare”, in cui si potevano pure vedere, in pratica, le tendenze politiche propense all’assolutismo. (2) L’impianto del libro di Filostrato si basa sul fatto che, per gran parte della vita, Apollonio fu accompagnato da un fedele discepolo, Damis di Ninive, che tenne un minuzioso diario di tutti i principali accadimenti. Alla morte di Damis il manoscritto rimase ignorato finché un suo discendente non lo consegnò a Giulia Domna, la quale a sua volta lo trasmise a Filostrato affinché lo pubblicasse, dopo avergli dato una veste letteraria acconcia. La critica in buona parte è propensa a ritenere questa storia come una “finzione” di Filostrato e Giulia Domna.
H.P. Blavatsky nel suo “Glossario Teosofico” mostra invece di credere alla tesi del diario di Damis di Ninive. (3) La valutazione di H.P. Blavatsky a proposito di Apollonio di Tiana è molto positiva, definendolo essa, infatti: “un meraviglioso filosofo … un ardente pitagorico”. (4) Non è secondario riferirci a questo punto alle considerazioni di Madame Blavatsky, che pone subito l’accento sulla dimensione di sobrietà e di profonda eticità di Apollonio che, secondo i dettami della tradizione della Scuola Pitagorica, si conservò vegetariano per tutta la vita, senza bere vino e portando abiti di sole fibre. Madame Blavatsky esalta poi le qualità taumaturgiche di Apollonio, derivanti dalle iniziazioni presso il tempio di Esculapio in Egeo e dal viaggio in Oriente.

Secondo la descrizione del “Glossario Teosofico” Apollonio è anche una sorta di uomo dei miracoli, capace si di guarire, ma anche di prevedere nel dettaglio gli accadimenti nonché di produrre potenti talismani a beneficio del bene e dell’umanità. (5)

I poteri di Apollonio sono tali da far affermare a Giustino Martire: “Perché i talismani di Apollonio hanno potere, giacché essi impediscono, come noi vediamo, la furia delle tempeste, la violenza dei venti e gli assalti delle bestie feroci, mentre i miracoli del nostro Signore sono custoditi solo dalla tradizione, quelli di Apollonio sono più numerosi e manifesti attualmente nei presenti fatti?” (6)

Dei talismani di Apollonio H.P. Blavatsky parla anche in “Iside Svelata”, che in numerosi ed articolati passi contiene approfondimenti sulla vita, l’opera ed il pensiero di Apollonio. (7)

E’ proprio in “Iside Svelata” che possiamo cogliere appieno la dimensione della teosofia di Apollonio di Tiana, specie laddove H.P. Blavatsky afferma: “Come il Buddha e Gesù, Apollonio fu nemico accanito di ogni ostentazione di pietà esteriore, di ogni dispiegamento di inutili cerimonie religiose e dell’ipocrisia… Se studiamo il problema senza partito preso, riconosceremo ben presto che l’etica di Gautama Buddha, di Platone, di Apollonio, di Gesù, di Ammonio Sacca e dei loro discepoli si basa sulla stessa filosofia mistica. Tutti adorarono un solo Dio, sia che lo considerassero come “un Padre” dell’umanità che vive in Lui o come l’Incomprensibile principio creativo, e tutti condussero una santa vita”. (8) Madame Blavatsky individua anche quello che definisce “l’errore” di Apollonio di Tiana; queste le sue parole: “Il suo errore fu di riservare le sue dottrine alle classi più elevate della società: mentre Gesù predicava ai poveri ed agli umili “pace in terra e buona volontà agli uomini” Apollonio era invece amico di re e faceva parte dell’aristocrazia... Se, come il Salvatore cristiano, il saggio di Tiana avesse cercato la compagnia dei poveri e degli umili, invece di morire comodamente più che centenario; se fosse stato un martire volontario proclamando la divina verità dall’alto di una croce, il suo sangue si sarebbe dimostrato tanto efficace quanto quello del Messia cristiano per la diffusione delle sue dottrine spirituali”. (9)

Nell’ambito della tradizione teosofica anche altri autori si sono interessati ad Apollonio, ma forse con un respiro e con obiettivi assai diversi da quelli palesati da H.P.B..
Innanzi tutto va ricordato il Vescovo C.W. Leadbeater che espresse una tesi originale e per certi versi suggestiva. Afferma infatti Leadbeater: “Un discepolo avanzato del Cristo Signore nacque, nell’anno 105 a.C., come figlio di Giuseppe e Maria e gli fu dato il nome di Gesù. Egli restò in quel corpo fino a 30 anni di età e poi lo passò al Cristo, che lo occupò per i tre anni del suo ministero terrestre. Il discepolo Gesù rinacque poi come Apollonio di Tiana, all’incirca proprio in quella data che usiamo designare come inizio dell’Era Cristiana”. (10) Il nome di Apollonio è anche legato ad alcune altre situazioni fiorite in ambito teosofico attorno al Wawel di Cracovia.
Scriveva infatti in proposito il dottor George Arundale, che l’anno dopo sarebbe diventato Presidente Mondiale della Società Teosofica dopo aver visitato la Polonia nel 1932: “Esiste a Cracovia un Centro Spirituale fondato 2000 anni fa da Apollonio di Tiana. E’ una specie di geyser da cui scorrono continuamente fiumi di forze spirituali... Questo fa si che anche oggi la città sia un Centro Spirituale che diventerà in avvenire il centro di queste forze per tutta l’Europa Centrale”. (11) Sempre in ambito teosofico si affermò la convinzione che per contrastare nel 1935 il crescente clima di profonda e oscura negatività che si andava affermando in Europa dopo l’avvento del nazismo si dovesse procedere al “risveglio” del centro occulto del Wawel (il c.d. “Loto del Wawel”) e quindi del potere connesso al talismano colà posto da Apollonio di Tiana. (12) (13)
Ciò coincise temporalmente e simbolicamente con la morte e con le giornate delle relative onoranze funebri dell’eroe polacco, Maresciallo Giuseppe Pilsudski, amatissimo dai connazionali. 
Le giornate dal 12 al 18 maggio 1935 – e questa è storia - videro, in effetti, l’intera nazione polacca accompagnare il feretro di Pilsudski nel viaggio da Varsavia al Wawel di Cracovia, dove tuttora il grande Maresciallo riposa, nella tomba collocata nella cripta della Cattedrale.
Per alcuni teosofi il risveglio del talismano di Apollonio di Tiana collocato al Wawel coincide con il momento del passaggio dall’Età dei Pesci all’Età dell’Acquario; questa tesi fu ripresa in Italia da Bernardino del Boca. (14) Vale ora la pena di tornare al tempo di Apollonio che, ancorché spesso descritto in una dimensione mitica, fu protagonista di quel momento storico che vedeva da un lato il trionfo dell’Impero Romano e dall’altro una sorta di crisi del paganesimo, anche per effetto del diffondersi del cristianesimo.
Apollonio fu chiamato da alcuni il Cristo Pagano ed in un certo senso possiamo pensare a lui come a un riformatore del paganesimo, sempre attento ad influire sulla classe dirigente del tempo.

L’opera di Apollonio di Tiana non si limita infatti alla riforma ed al rinnovamento delle comunità iniziatiche, ma si allarga ad un preciso significato sociale, incentrato sul concetto che a capo dell’Impero dovesse esserci “un pastore saggio e fedele in grado di condurre il gregge dell’umanità”.

Le relazioni fra Apollonio ed i vertici romani furono assai importanti. Fu amico intimo, prima e dopo la loro nomina ad Imperatori, di Vespasiano, Tito e Nerva e li consigliò sul modo di governare. Forse fu proprio per questo che Nerone e Domiziano lo accusarono di tradimento; ma Apollonio sfuggì ai due processi, in entrambi i casi in modo miracoloso.
L’Imperatore Caracalla gli costruì un santuario e Alessandro Severo gli eresse una statua nella sua cappella privata.
La visione altamente positiva di H.P.B. su Apollonio di Tiana, coincide con quella di tutta la tradizione esoterica.
La positività e l’importanza dell’opera di Apollonio dipendono per H.P.B. anche dal fatto che, durante il suo viaggio in Oriente,“Apollonio era stato diretto da un re alla dimora dei Savi, (dimora che può essere raggiunta anche oggi), che insegnarono a lui le loro insuperate cognizioni”. (15)

E infatti Apollonio afferma in proposito: “Essi [i Savi in questione] vivevano su questa terra ed al tempo stesso fuori di essa….Io mi ricordo sempre dei miei Maestri e viaggio per il mondo insegnando quanto da essi ho imparato”. (16) E’ davvero interessante porre l’accento sugli elementi teosofici e neoplatonici presenti nella vita e nell’opera di Apollonio di Tiana, così come ci viene riportata da Filostrato, all’interno di quello che potremmo definire un solido impianto pitagorico.
Si è già accennato alla sobrietà ed all’eticità in Apollonio. Vale ora la pena di considerare la sua adesione alla visione platonica del contrasto dialettico fra l’Uno (Bene, perfezione, armonia dell’universo, Dio) e la Diade (male, disordine, materia).
Quella di Apollonio fu una religiosità intensa, basata sul passaggio dalla purificazione ad una originale catarsi, dall’elemento mondano all’unione con Dio. Il tutto con una chiara visione del procedere dell’evoluzione secondo i dettami karmici. Afferma infatti Apollonio: ”A me pare che colui che si presenta alla casa del dio con buona coscienza debba elevare questa preghiera: “O dei, datemi ciò che mi è dovuto”. Ai più invero, o sacerdote, è dovuto il bene, ai malvagi l’opposto”. (17) E, ancora: ”O dei fate che io possieda poco e non desideri nulla”. (18)

In Apollonio l’anima diventa divina attraverso l’ascesi, acquista poteri profetici e la virtù di dirigere con la magia il corso della natura. L’intimità autentica con Dio si attinge nella purezza della meditazione interiore, senza ricorso a sacrifici o pratiche di culto. Questi aspetti ci mostrano appieno l’ampiezza della visione di Apollonio, una visione che non ha un carattere solipsistico, ma vuole essere invece sempre condivisa, potremmo forse dire “a beneficio di tutti gli esseri”; ciò anche quando l’interlocutore non appare dotato di grande sensibilità.
Afferma Apollonio: “L’anima è immortale e non possesso tuo, bensì della provvidenza, e dopo che il corpo si è estinto, come veloce cavallo dalla gabbia, levandosi con facile balzo si unisce all’aria leggera, aborrendo la tremenda e penosa servitù; ma a te che vale tutto ciò? Quando non esisterai più allora crederai” (19) Contenuto e metodo in Apollonio tendono a fondersi per dare vita ad una visione “diretta” della ricerca della spiritualità e del rapporto con la sfera del divino. Filostrato ci riporta in proposito un aneddoto: ”Un uomo che governava la Cilicia si presenta ad Apollonio con il pretesto di essere ammalato e di aver bisogno che Aslepio lo soccorresse. Si presentò dunque ad Apollonio, che passeggiava in solitudine e gli disse: ”Raccomandami al dio”. E quello replicò: ”Perché hai bisogno di uno che ti raccomandi, se sei un uomo onesto? Gli dei amano i virtuosi anche senza intermediari”. (20) La dimensione etica in Apollonio è ad un tempo interiore ed esteriore e gli aspetti taumaturgici sono a beneficio di questa dimensione. Per quanto riguarda la sobrietà dei costumi Apollonio si spinge anche oltre Pitagora, propugnando in modo deciso la castità. (Pitagora da parte sua ammetteva i rapporti sessuali, anche se solo con la moglie) e vivendo lunghi periodi di silenzio (ne è riferito da Filostrato uno di 5 anni).

Un ulteriore aspetto teosofico in Apollonio è rappresentato dal fatto di essere stato, anche grazie ai suoi viaggi, un vero e proprio ponte fra Oriente e Occidente. Afferma Apollonio di Tiana: “Ho visto i Bramani dell’India che abitano sulla terra e non vi abitano e stanno al chiuso senza mura e non possiedono nulla se non gli averi di tutti gli uomini”. (21) E pure per quanto riguarda la reincarnazione, la visione pitagorica di Apollonio tende a sintonizzarsi con le più elevate visioni orientali. (22) Ad Apollonio di Tiana apparteneva pure una dimensione di vera tolleranza; non pretendeva infatti mai dagli altri l’adesione alle ferree regole di condotta che si era imposto. Lo si può desumere, ad esempio, dal fatto che non tentò mai di convertire al regime vegetariano Damis, chiedendogli solo di rispettare le sue scelte.
Il senso e l’importanza del lavoro comune erano pure presenti in Apollonio, come si può desumere da questa affermazione: “Guardate l’equipaggio, alcuni riconducono a bordo le scialuppe, altri levano le ancore e le incatenano, altri spiegano le vele per giovarsi del vento, mentre altri sorvegliano le manovre del vascello tanto a poppa quanto a prua. Se uno solo di questi uomini trascurasse per una sola volta il suo dovere, oppure s’egli si dimostrasse inesperto, la navigazione procederebbe malamente, alla stessa stregua come se il battello covasse la tempesta nel suo seno. Se, al contrario, i marinai rivaleggiano per zelo, se ciascuno si studia solamente di compiere il proprio dovere al pari dei propri compagni, il battello farà una buona rotta verso il porto ed il tempo favorirà il suo viaggio”. (23) Apollonio di Tiana, pur con talune incertezze delle fonti, merita dunque di essere ricordato e non solo (e non tanto) per i suoi poteri miracolosi e per i suoi talismani, quanto piuttosto per la sua elevata visione etico-filosofica tutta tesa – teosoficamente - ad una visione della vita di tipo universalizzante. Una visione che possiamo trovare in queste parole contenute nella lettera indirizzata al console P.Valerio Asiatico e scritta per aiutarlo a superare il trauma causatogli dalla prematura perdita del figlio: “...Nessuno muore se non in apparenza, come nessuno nasce che in apparenza. In effetti il passaggio dall’essenza alla sostanza, ecco ciò che da alcuni è stato chiamato nascere; e così ciò che è stato chiamato morire, non è altro invece che il passaggio dalla sostanza all’essenza. Nulla nasce e nulla muore in realtà. Il visibile diventa invisibile: il visibile è prodotto dalla densità della materia, l’invisibile dalla sottilità dell’essenza. L’essere è sempre il medesimo, egli è talvolta attività e tal altra riposo: L’essere possiede questa essenziale particolarità, che il suo cambiamento non è per nulla provocato da qualche cosa che sia al di fuori di lui medesimo: l’intiero diventa parti e le parti diventano l’intiero, nell’unità del tutto”. (24)


Note

Filostrato “Vita di Apollonio di Tiana” Adelphi Edizioni, Collana Biblioteca Adelphi, Milano, 1978; Idem ibidem, vedi introduzione a cura di Dario Del Corno;
H.P. Blavatsky “Glossario Teosofico” seconda edizione, Editrice Libraria Sirio, Trieste 1985 pag. 21, 22, 23; idem ibidem pag. 21; idem ibidem pag. 22; idem ibidem pag. 23
H.P. Blavatsky “Iside Svelata” Accademia di Studi Teosofici, Trieste 1994 traduzione a cura di Edoardo Bratina; cfr. riferimenti dell’Indice Analitico a pag. 407; idem ibidem pag. 478 e 481 del 1° volume; idem ibidem pag. 479 del 1° volume; C.W.Leadbeater “The Hidden Side of Christian Festivals” The St. Alban Press, Los Angeles, London, Sydney, 1920, pag. 29, traduzione di Patrizia Calvi; G.Arundale in “Przeghad Teozoficzny” (Rivista Teosofica), Varsavia, 1932;
Cfr K.Chodkiewicz “Il Centro occulto di Cracovia” Edizioni Età dell’Acquario – Bresci Editore, Torino 1975; la testimonianza del Colonnello Chodkiewiecz è davvero preziosa e dovrebbe essere meditata da parte di coloro che, per ignoranza o malafede accreditano supposte simpatie teosofiche al c.d. nazismo esoterico. In realtà la storia dimostra l’esatto opposto e cioè lo spirito di fratellanza universale che sempre ha caratterizzato il movimento teosofico, in gradi di presto comprendere i pericoli insiti in tutti i totalitarismi e di agire di conseguenza.
Vedi testimonianza di Wanda Dynowska su “The Theosophist”, Adyar, India, Agosto 1942 pagg 361-371; Vedi prefazione del volume di cui alla nota nr 12;
H.P. Blavatsky “Glossario Teosofico” seconda edizione, Editrice Libraria Sirio, Trieste 1985 pag.,22;

Giancarlo Tarozzi “Apollonio di Tyana” in “Il Centro Occulto di Cracovia” Seconda Edizione italiana a cura di Giuditta Dembech, Edizioni L’Ariete, Torino, 1991, pag. 51;
17) 18) 19) 20) 21).
Tutte le citazioni cui fanno riferimento le note sono tratte dal volume di cui alla nota 1);
Cfr volume di cui alla nota 1, Libro III; 19; pagg 154-155; citazione tratta dal Saggio di cui alla nota 16) pag. 63; Idem pag. 69.

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