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910. Yoga: la strada per il samadhi

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Non può esistere Yoga che non contempli il raggiungimento del samadhi: non sarebbe vero Yoga. Ciò che viene spacciato oggigiorno per Yoga è spesso tutt’altro, sia nella pratica sia nel suo spirito di contatto. Lo Yoga è solo un sistema iniziatico senza tempo, che non potrà mai diventare obsoleto: non è né antico né moderno, esso “è”. Lo Yoga se viene percorso seriamente e correttamente elimina le fluttuazioni mentali (le vrtti) altrimenti sarebbe impossibile avanzare verso la possibilità del samadhi. I vortici da eliminare sono quelli della funzione della mente-antahkarana che viene chiamata citta, la mente subconscia delle memorie recenti e delle memorie delle altre esistenze: senza queste eliminazioni non ci si può connettere veramente e completamente a quella realtà superiore che è dentro ogni essere umano.
Il samadhi è come il frutto dell’albero che cade solo quando maturo al punto giusto (in relazione alla forma, al peso e alla forza di gravità). La strada perché il samadhi possa accadere si prepara attraverso un duro lavoro continuo con la pratica di concentrazione (dharana) per entrare nello stato di meditazione (dhyana) prima e poi, se le condizioni necessarie sono mature, entrare nello stato di samadhi, in una delle sue varie forme.
Nello stato di samadhi non ci sono vortici-vrtti in attività né quelli che si definiscono sogni (derivati dallo stato di sonno con sogni, svapna), perché il mondo esterno scompare, non se ne ha coscienza): l’unica esperienza è la Beatitudine (ananda).
Non bisogna commettere l’errore di pensare che il samadhi sia uno stato di assoluta incoscienza, bensì il contrario. In samadhi si è in unione con l’Uno-senza-secondo.
Chi sostiene di sperimentare in samadhi visioni e suoni, pur avendo una esperienza genuina, non ha compreso ancora che non si tratta di samadhi ma di un avanzato stato coscienziale dovuto alla intensa pratica di dharana-concentrazione e dhyana-meditazione.
Il samadhi è il raggiungimento di un profondo stato di unione metafisica in cui si resta coscienti testimoni di un’Unica Realtà (dei due che si uniscono, jivatman e paramatman).
Il duro lavoro di anni (degli otto stadi indicati da Patanjali) permette che il samadhi accada. Non esistono corsi speciali specifici per far accadere il samadhi, né possono esistere diplomi e attestati che garantiscano l’avvenuto samadhi.

Quanto sta accadendo, purtroppo, nel mondo dello Yoga rivela come anche in quest’ambito sia arrivata la corruzione della mentalità del profitto facile. Vengono rilasciati diplomi e attestati, a destra e a manca: basta pagare e/o partecipare a tutto il corso, indipendentemente dalla qualità del risultato manifestato.
Pullulano i maestri, scarseggiano gli allievi sinceramente appassionati di verità, ma senza anni di esperienza di vita, di maturazione interiore, non puoi essere un maestro di yoga a vent’anni (salvo i casi indiscutibili che ci ha tramandati la storia spirituale dell’India e dell’Oriente), anche se sai esibire impressionanti asana acrobatiche. Non sono le posizioni perfettamente eseguite o una postura meditativa ben atteggiata a fare un maestro di yoga.
Un qualsiasi buon diplomato in Educazione fisica o in Danza classica, magari con barba e i capelli lunghi, può emulare le esecuzioni delle migliori asana, ma è sufficiente per spacciarsi come maestro di yoga?

Molti sinceri aspiranti sono in difficoltà, diffidenti, sfiduciati per chi “scegliere” (come insegnante o come scuola), preoccupati di incappare in una falsa fonte di conoscenza e di esperienza. Tale preoccupazione è comprensibilissima, anche perché non sono in tanti a porsela, ma sono in tanti a voler strappare una “certificazione” funzionale a poter organizzare un “imbroglio” per guadagnare.
La formazione seria, per imparare lo Yoga e farne proficua esperienza, sono in pochi a cercarla perché la maggioranza vuol diventare subito maestro.
Un diploma, un attestato, una pomposa certificazione non significano nulla per la realtà, valgono meno che niente. Assumono un relativo significato simbolico ma non necessari, se un “praticante” è motivato spiritualmente, rappresenterebbero degli sforzi compiuti sul lungo sentiero ancora da completare.
Un praticante yoga, e a maggior ragione un “insegnante”, devono poter dire “la mia vita è il mio messaggio”, fare in modo che le proprie risposte comportamentali e comunicazionali (il proprio stile di vita e di pensiero) siano all’altezza della missione intrapresa, abbracciata, senza tradire la realtà, il prossimo e soprattutto stessi. Il lavoro operato deve parlare da sé di onestà, sincerità, semplicità e tantissimo impegno. Un sincero praticante impara per sé stesso e nello stesso tempo per donare agli altri quanto ha esperito, senza alcuna forma di interesse personale. Un buon insegnante è già un piccolo maestro yoga in erba.
Praticare un sentiero Yoga significa percorrere un sentiero spirituale (sadhana) dove si rifugge qualsiasi forma di protagonismo.
Quando si trova una buona scuola bisogna ad essa riferirsi nella pratica e nella teoria ma restando interiormente indipendenti, da tutto e da tutti, rafforzando l’esperienza Yoga con lo studio e il confronto con le opere classiche del passato e con il meglio esistente nell’oggi, mediante un’accurata discriminazione-discernimento.

 

Libri consigliati

AA. VV., La Calama Editore
RG Veda (testo italiano e sanscrito, consigliato)

Editore La Comune
Mahabharata (vol. 1-7; traduzione Giorgio Borgonovi e Marco Marzagalli; consigliato)

di B. K. S. Iyengar, Edizioni Mediterranee
Teoria e Pratica dello Yoga
Compendio di Teoria e Pratica dello Yoga
Teoria e Pratica del Pranayama
Vita nello Yoga
La Vita e l’Opera

Gli Antichi insegnamenti dello Yoga, B. K. S. Iyengar, Gruppo Futura

di Swami Satyananda Sarasvati, Edizioni Satyananda Ashram Italia
Asana Pranayama Mudra Bandha
Surya Namaskara
Prana Pranayama Prana Vidya
Tantra
Kundalini Tantra
Yoga Nidra

di A. Van Lysebeth, Edizioni Mursia
Imparo lo Yoga
Perfeziono lo Yoga
I miei esercizi di Yoga
Tantra

Pranayama. La dinamica del respiro, A. Van Lysebeth, Astrolabio

di Rosario Castello
Yoga – Piccola guida per conoscerlo
Darsana: il “punto di vista” esoterico
Il Segreto della Conoscenza esoterica
Prospettive di esoterismo
La sadhana in pratica: verso il Sé Superiore
Lo Yoga è “posizione coscienziale”
Vigrahadharma: Sai Baba l’Avatara
Vita occulta di un “risvegliato”
Vita e Morte: un unico sentiero. Non c’è morte, non c’è fine

di Raphael, Asram Vidya Edizione
Essenza e scopo dello Yoga
Il Sentiero della Non-dualità
Oltre l’illusione dell’io
Tat tvam asi
Bhagavadgita (tradotta e commentata da Raphael)
Cinque Upanisad (a cura di Raphael)

a cura del Gruppo Kevala, Edizioni Asram Vidya
Sankara Opere Brevi

di Swami Sivananda, Edizioni Vidyananda
Samadhi Yoga
La Mente i suoi misteri e il suo controllo

Concentrazione e meditazione, Swami Sivananda, Edizioni Mediterranee

di Sri Sathya Sai Baba, Mother Sai Publications
La Conoscenza (Jnana Vahini)
La Scienza di Dio (Vidya Vahini)
La Via della Meditazione (Dhyana Vahini)

a cura di Mario Mazzoleni, Edizioni Milesi
Isavasyopanisad (Il Divino che tutto avvolge)
con il commento di Sankara e di Sri Satya Sai Baba

Consigliamo anche
YOGA Teoria e pratica
Un’opera di 38 volumi a cura di YANI Yoga associazione Nazionale Insegnanti
Curatori dell’Opera:
Stefano Castelli, indologo, docente universitario di Psicologia delle organizzazioni all’Università di Milano-Bicocca e presidente YANI;
Barbara Biscotti, docente universitaria di Storia dei diritti dell’antichità all’Università di Milano-Bicocca, insegnante yoga e membro del Consiglio direttivo della YANI.

 

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