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895. Esseri umani: Evoluti e non Evoluti

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Nella Realtà spirituale vivono infiniti “esseri spirituali” (spiriti, atman-Brahman). Innumerevoli sono gli spiriti-anime (jivatman) che entrano, per un qualche motivo, nel jivaloka (il mondo degli esseri viventi umani) ovvero nel “sistema di incarnazione” terrestre (condizione esistenziale umana), mediante una discesa-incarnazione-caduta-nascita. Lo spirito-anima (jivatman) è immortale mentre ciò che si manifesta con l’incarnazione, l’ego o il senso dell’io (ahamkara) con i suoi veicoli-corpi (che costituiscono l’ego-corpo-personaggio karmico), nasce e muore (non ha mai una reale esistenza).
Lo spirito-anima, una volta entrato nel “sistema di incarnazione” (cioè che si incarna nella materia fisica grossolana), subisce il sonno della coscienza, perde la consapevolezza della propria origine divina, il ricordo di ciò che è veramente, fino a credere di essere il proprio veicolo-corpo e gli attributi della personalità con i quali si identifica. I veicoli-corpi sono tre, anche se costituiscono un tutt’uno: il corpo fisico grossolano (sthulasarira), il corpo sottile (lingasarira, corpo astrale) e il corpo causale-mentale (karanasarira, dove si accumula il ricordo di tutte le esistenze sperimentate, le varie reincarnazioni-rinascite).
Uno spirito-anima, per il solo fatto di incarnarsi nella materia, si apre al “processo della rinascita” creando il proprio “ciclo evolutivo trasmigrativo”, divenendo parte di quel perenne flusso del divenire trasmigratorio chiamato samsara (l’inesorabile corso di indefinita successione di nascita-vita-morte-rinascita) al quale può porre fine solo la Liberazione (la moksa) mediante un percorso realizzativo consapevole.
È il jivatman (spirito-anima) che trasmigra non l’ahamkara (l’ego-personaggio che muore): il jivatman che con il passaggio continuo (trasmigrativo) attraverso differenti condizioni di coscienza e di esistenza-esperienza (mediante i veicoli-corpi prodotti dal karman che vincolano al divenire, quello grossolano nella momentanea attualità e quelli sottili in tutto il perenne percorso trasmigrativo) può giungere alla finale Liberazione-moksa.
Il corpo sottile (lingasarira o suksmasarira o corpo astrale, il corpo mentale-energetico-luminoso) è molto importante per la funzione che svolge in quanto costituito da tre guaine: il veicolo intellettivo (buddhimayakosa o vijnanamayakosa); il veicolo mentale (manomayakosa); il veicolo pranico-energetico (pranamayakosa). Un suo fondamentale costituente è la mente, chiamata “organo interno” (antahkarana), con le sue quattro funzioni: buddhi (intelletto superiore), ahamkara (ego), manas (mente empirica) e citta (mente subconscia). Il corpo sottile è quello che accompagna lo spirito-anima nel processo di trasmigrazione perché non viene distrutto con la morte, ma perdura fino a che, rinascite dopo rinascite, giunge alla soluzione, cioè alla finale Liberazione-moksa.

Lo spirito-anima, nella veste di essere umano assonnato nella coscienza, ricalca i sentieri dell’“Errore” (avvenuto nella storia preumana). In qualità di solo essere umano, dimentico delle proprie origini spirituali, identificato nella corporeità, per effetto dell’Oblio, vive fuori dalla propria anima, dove c’è l’illusione mentale e materiale. La realtà spirituale è, invece, dentro la propria anima.

Con l’incarnazione lo spirito-anima è sottoposto alla Legge del karman, dell’azione e della reazione consequenziale, ma un’altra legge sfiora quella del karman, quella di una specie suprema di Legge morale dell’universo, legge di salvaguardia della libertà di ogni spirito-anima, a qualunque livello e grado si trovi, anche se incarnato. Il principio di evoluzione spirituale è legato a questa libertà salvaguardata, mediante il karman, da questa Legge morale.

Uno spirito-anima, a qualunque posizione coscienziale si trovi in una determinata reincarnazione, può trasformare sempre ogni esperienza in un valido elemento di evoluzione. Uno spirito-anima che esprime, nella forma umana, un alto livello evolutivo si ritrova tra coloro che vengono chiamati “iniziati”, perché l’impronta che sono in grado di dare ad una propria azione è quella di un’“azione evolutiva” che continua nel tempo.

Tutti gli incarnati nella forma umana, nelle varie esperienze di contrasto “materia-spirito”, dovrebbero valutare sempre le azioni che possono risultare dannose per il prossimo, per il fatidico inesorabile contrappeso del karman. L’interiore dominio di nei confronti di azioni che possono risultare dannose eleva di grado una posizione coscienziale (in conoscenza e maturità evolutiva). Infatti, in un percorso realizzativo, nello stadio formativo-realizzativo, assumono più valore certe “esperienze evitate” (dai presupposti negativi) mediante la volontà autoindotta, l’uso della persuasione e il sacrificio consapevole. Non tutte le “azioni compiute” danno valore spirituale all’esperienza vissuta perché, spesso, le azioni compiute sono indice di debolezza, in quanto allargano il cerchio dell’egoismo imprigionante.

Non tutti lo sanno, o se ne rendono conto, che una giustizia naturale regola ogni cosa: la Realtà in cui tutto e tutti sono immersi è tale da soddisfare molteplici interessi. Bisogna essere risvegliati spiritualmente per rendersene conto. È la percezione alterata e limitata nei singoli (“non evoluti”) che procura loro una incontenibile insoddisfazione continua, insoddisfazione che spinge verso comportamenti errati che scatenano conseguenze problematiche senza fine (catene di karman).
Alla luce della verità ogni essere singolo (in quanto spirito-anima) è libero nei confronti della Realtà, non è da essa dipendente, né dipende la sua esistenza da altri singoli o comunità. La mancata consapevolezza di ciò fa credere ai singoli di essere dipendenti da qualcosa o da qualcuno, di aver bisogno di “dipendere” per esistere, per essere, per vivere. L’identificazione con la molteplicità degli eventi trae in inganno i vari singoli. Pochissimi sfuggono all’inganno.

Uno spirito-anima incarnato crea un karman negativo non quando pensa, parla e agisce negativamente per sé stesso, ma quando conduce un altro spirito-anima incarnato in errore deliberatamente. Questo tipo di karman molto negativo si produce quando cerca di traviare spiriti-anime di evoluzione inferiore a lui. Quando lo fa con spiriti-anime uguali o superiore a lui non c’è colpa, non c’è karman perché uno spirito-anima, di evoluzione superiore, ha la possibilità di ragionare e scegliere da solo in piena libertà. Uno spirito-anima superiore non può essere influenzato da uno spirito-anima inferiore.

L’espressione di “essere non evoluto” cosa vorrebbe dire in realtà nella prospettiva di chi investiga e percorre un sentiero spirituale? Tale espressione, in alcun modo critica o offensiva, sta a significare che un essere umano (uno spirito-anima incarnato nella forma umana e che per questo ha esperito l’assonnamento della coscienza) è ancora poco cosciente di sé, non è risvegliato spiritualmente, vive nel pieno oblio o nel semisonno della coscienza. Non significa affatto che sia meno buono ma semplicemente ancora poco saggio, poco sviluppato spiritualmente, troppo limitato e condizionato nella materia, poco capace a comprendere le leggi universali in cui si è immerso incarnandosi. Vuol dire che non è ancora in grado di assorbire, con la giusta maturità, le diverse esperienze di contrasto “materia-spirito”. Non riesce ancora a godere la possibilità della libera scelta per mancanza di consapevolezza.
La condizione di “essere non evoluto” (identificato nella materia e negli attributi dell’ego-corpo-personaggio) non significa essere lontano da Dio perché, in realtà, nessuno spirito-anima è vicino o lontano da Dio. Quella della vicinanza o della lontananza da Dio è una considerazione senza fondamento e senza valore.
Un “non evoluto” o un “evoluto” (spiriti-anime) si troveranno sempre, contemporaneamente, alla stessa situazione-distanza da Dio: è il mancato risveglio del livello di percezione-consapevolezza della Realtà che crea l’impressione della vicinanza o della lontananza.

L’attuale livello di evoluzione sociale piuttosto mediocre, fa comprendere come il livello di risveglio spirituale collettivo sia piuttosto involuto, troppo basso perché ci sia nel mondo vera giustizia, pace e felicità, quindi non può esserci vera libertà. Ecco perché le democrazie attuali esistenti sono false democrazie (dittature mascherate).
La libertà è uno stato di coscienza non la possibilità di accumulare cose, privilegi e potere: dallo stato di coscienza della libertà può scaturire la felicità, non dall’avere più cose possibili e migliori degli altri.
Chi è coscienzialmente libero ama disinteressatamente e prova felicità non nel prendere ma nel donare, nell’aiutare, nell’elevare e rendere più liberi gli altri. Chi è identificato con l’avere e l’apparire non può essere né felice né libero. Chi grida solo per avere “diritti” è vittima, è succube della mancanza di libertà come chi esercita il potere ed usa la ricchezza per dominare e sopraffare gli altri sottraendola la libertà. Sia gli uni sia gli altri non hanno compreso che è nella pretesa di compiere i propri “doveri” che può trovarsi la felicità e la libertà dei singoli e della collettività. Se la società umana si improntasse sui “doveri” i vari “diritti” verrebbero di conseguenza. La pretesa dei soli “diritti” apre il baratro del materialismo fagocitante che trita le vite (mediante l’egoismo e il consumismo). La pretesa dei “doveri” aprirebbe il cielo della spiritualità, spazzando via le nuvole oscure dell’egoismo, ridando respiro all’intera società soffocante per gli effluvi zolferosi emessi dai “non evoluti” al potere.

Lo spirito-anima, incarnandosi nella materia e in un corpo fisico grossolano, porta con sé il principio della libertà spirituale che, ovviamente, nel mondo materiale si riduce enormemente la possibilità della sua applicazione. Lo spirito-anima, nella veste di essere umano, è coinvolto in innumerevoli operazioni materiali, costretto dal proprio corpo fisico grossolano. Lo spirito-anima o subisce, divenendone succube, l’identificazione con la materialità dell’ego-ahamkara oppure riesce a “sentire” ancora, in un qualche modo, questo principio di libertà, questa autonomia spirituale traducendola in intelligenza nelle varie situazioni e atti nella vita ricavandone forme d’indipendenza, di autonomia.
Sui miliardi di individui nel mondo, che formano l’umanità, pochi sono coloro che manifestano nella vita una libertà a livello di coscienza, per utilizzare questa visione di libertà nei fatti materiali della vita quotidiana, che si subordinano al principio della libertà. La maggioranza subisce il senso di una libertà soppressa. Alcuni individui “non evoluti”, credendosi liberi e potenti (tronfi di ego), osano manifestare azioni che nulla hanno a che fare con la consapevolezza della libertà, aumentando i problemi della collettività.
La lotta è forte nell’individuo (ego-corpo-personaggio) perché gli elementi biologici in lui si impongono e non tendono affatto alla libertà ma gli procurano sofferenza e limiti nei confronti della collettività.

Il segno di una effettiva evoluzione, di qualsiasi grado e livello, è dato, in un essere umano (in realtà spirito-anima), dalla capacità di porre sé stesso in una condizione avanzata rispetto a ciò che è già “passato”. Il porsi sempre in avanti rivela una capacità di assoluta indipendenza, di vera autonomia, di effettiva evoluzione spirituale (di anima non condizionata).
L’uomo comune pensa, parla, si comporta, vive non come un essere spirituale incarnato ma come ossa, carne e sangue che cammina credendo di pensare, di sapere: vive di ignoranza, come materia che sopravvive.

Ma chi è, invece, un “ricercatore della verità”?
È colui che ha maturato, tramite la sofferenza, il bisogno di riconoscere le proprie crisi interiori per sapere qual è la “Verità” e come stanno veramente le cose.
È colui che ha deciso di “qualificare! La propria vita in funzione di quel “sentire” profondo al quale vuol dare corpo realizzativo.
È colui che non ama credere supinamente per ignoranza ma vuole arrivare al cuore della Ragione superiore di tutte le cose.
È colui che vuole essere adulto spiritualmente per discernere-discriminare e così sapere accogliere o respingere dopo aver verificato.
È colui che ha scelto la difficile strada “Verticale” dell’esistenza, assumendosene la piena responsabilità, onorando quel “sentire” profondo del principio della libertà dello spirito.
È colui che passa attraverso una profonda rivoluzione nelle radici della propria coscienza. È l’opposto della maggior parte degli uomini che sembrano allenarsi, per tutta la vita, ad allontanarsi dalla “Verità”.

 

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