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953. Il “Falso” si è sovrapposto al “Vero”

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Noi, anche se con immenso dispiacere, siamo costretti a parlarne in nome di sat, del “Reale”, della “Verità”, di “ciò che è realmente esistente”, perché il nostro “tradere” è basato sul sat che indichiamo come faro-guida di ogni autentica sadhana (sentiero spirituale autentico).

Possono l’intelligenza, l’intuizione, il buon senso, il discernimento-discriminazione lasciare il passo all’ignoranza? Sembrerebbe proprio di sì, in certi ambienti della ricerca spirituale in cui l’intelligente, il colto, l’evoluto, il buon devoto consegnano la propria mente al manipolatore di turno, al “Falso” che si è sovrapposto al “Vero”.

Nell’attuale giro più oscuro della “Ruota” il “Falso” (colui che dice “sono io la luce”) riesce a sostituirsi facilmente al “Vero” e farsi adorare come l’“Autentico”: molti sono coloro che si lasciano trarre in inganno.

Non bisogna giudicare, non bisogna condannare, bisogna amare ma la Verità, quando necessita, bisogna affermarla.

Il “Falso” ha occupato il posto del “Vero” per ribaltare ogni Verità, per rovesciare la Conoscenza. L’arma utilizzata dal “Falso” è la semplice ma formidabile seduzione che inganna la mente più addestrata.

Il “Falso” muoverà e sposterà molto denaro, incanterà con apparenti azioni filantropiche, darà significato e valore al lusso per ingannare gli uomini dediti all’orgoglio, al vizio, al materialismo, al consumismo, al profitto, all’egoismo, all’egocentrismo.

Intrappolati dal “Falso”, in una illusoria felicità livellatrice, gli ingannati si faranno tutti predicatori, testimoni di ciò che non hanno mai esperito e conosciuto per davvero, ma che hanno vissuto nella suggestione di un poderoso inganno.

Agli ingannati potrà sembrare assurdo o inverosimile l’“inganno” che viene indicato loro di aver subìto dal “Falso”, che si fa passare per “Vero”. L’ingannato, che è sempre persona intelligente e sensibile, basterebbe che interpretasse l’inganno che gli è stato indicato solo come ipotesi plausibile, senza inficiare con rigidi preconcetti l’ascolto di quanto gli si vuol suggerire, senza pensare a priori di sapere già quale sia la verità. Potrebbe scoprire facilmente, improvvisamente, mediante un lampo intuitivo l’inganno mediante l’osservazione di errori rivelatori che sono stati espressi in parole, in gesti, in atteggiamenti, comportamenti, reazioni.
La Verità si manifesta sempre in modo semplice per chi è sincero e sa osservare, infatti si dice sin dall’antichità che “il Diavolo fa le pentole ma non i coperchi” e così osservando, osservando l’inganno può essere scoperto perché è sotto gli occhi di tutti che suggestionati, velati mentalmente, non vedono la mancanza di “coperchi”. Quando il bene o la verità vengono invertiti con il male e la menzogna e viceversa, risulta difficile per l’ingannato rendersene conto se non viene aiutato. L’effetto-suggestione di una manipolazione ben architettata rende la vittima un “non pensante” che più si allontana dalla verità più odierà quelli che gliela dicono. L’ingannato si arrocca dietro uno scetticismo dogmatico sulla verità che gli viene indicata ed è per questo che diventa difficile poterlo aiutare.

Ma cos’è che spinge a cadere in una tale trappola suggestiva prendendo il “Falso” per il “Vero”? Crisi del devoto, fragilità, senso di insoddisfazione profonda e di incompletezza, disorientamento, bisogno di visibilità, senso di abbandono, forte e continuo bisogno di appartenenza? Forse l’offerta allettante di una via sicura, certa, rassicurante, gratificante che fa sentire più speciale degli altri? Gli annali della spiritualità sono pieni di storie di questo genere.

Il “Falso” vanta di possedere le “Chiavi” di porte speciali inesistenti per catturare, tramite l’immaginario scatenato, la mente subconscia-citta, escludendo dal processo del pensare la mente empirica-manas e l’intelletto superiore-buddhi, nutrendo così impropriamente l’ego-ahamkara (il “senso dell’io” sempre irrequieto e incompleto, sempre alla ricerca del sensazionale, del misterico, senza il rispetto dei principi fondamentali di una vera sadhana).

La “falsa conoscenza o illusoria” (“mithyajnana”) serpeggia sempre tra gli astanti di qualsiasi “centro spirituale”, pronta a sferrare il velenoso morso dell’Oscurità per sottrarre dalla possibilità di un vero risveglio spirituale le coscienze dei ricercatori: è il diabolico piano della “contro-iniziazione” che per indebolire le menti, dei vari tipi di ricercatori, diffonde le più assurde sciocchezze lontanissime dall’immutabile Insegnamento metafisico (la “Conoscenza-Vidya” o “Paravidya”) che riguarda l’ultimo fine dell’uomo, per la moksa o Liberazione.
Molti sono coloro che definendosi devoti o discepoli spirituali soddisfano esigenze “metafisiche” illusorie corrompendo i valori interiori acquisiti, senza rendersi conto di aver effettuato un interiore patto oscuro, distorcendo o rovesciando la “Via” un tempo intrapresa.

Innumerevoli saranno i devoti dell’ignoranza, della “falsa conoscenza”: il capovolgimento dei valori spirituali guiderà la fine dei Tempi, dell’attuale Ciclo espressivo. Infinita la sofferenza che verrà.

Gli ingannati che hanno seguito una spiritualità a rovescio, insieme alla massa dei “dormienti” e dei “non pensanti” “cadranno fuori dal tempo” mentre i risvegliati si reintegreranno nel “Centro”, nell’originario Stato Primordiale.

Noi ci auguriamo, con tutto il cuore, che in ogni luogo (i tanti ambiti della ricerca spirituale) dove si sono verificati simili accadimenti si possa “diffondere la luce e riunire ciò che è sparso” (usiamo una formula allegorica che si riferisce alla tradizione Vedica che allude al purusa quale esso era “prima dell’inizio”). Ogni ritorno all’Unità (Uno-senza-secondo) comporta sempre un sacrificio-rinuncia dell’errore-ego: dal sacrificio di un tale stato, per chi ha il coraggio di farlo, può nascere l’Iniziato vero.

 

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