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985. Disuguaglianze, ingiustizie e obblighi forzati da Coronavirus

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Qualcosa non quadra, eppure vi sono in giro squadre, livelle e compassi: in troppi a misurare, controllare, dissertare e a distruggere anziché costruire.

È in atto, forse, una sospensione dello Stato di diritto mascherato dalla necessità di misure straordinarie contro la diffusione del Coronavirus (Covid-19)?
Noi speriamo di no, ma se cosi fosse significherebbe che per l’umanità è iniziata una ulteriore era oscura: era che non è voluta dal Divino ma dagli intelletti diabolici che stanno al Potere, in quello formale (dei governi ufficiali), in quello occulto (dell’èlite che comanda segretamente dietro i governi ufficiali) e in quella lunga catena di servi sempre esistenti (personaggi-colletti bianchi, faccendieri, imprenditori, politici, media, piccole, medie e grandi aziende, multinazionali, ecc.) che per profitto aiuta questo Potere a danno dei normali cittadini che formano la popolazione di una nazione e del mondo intero. La popolazione mondiale è stata ingabbiata senza possibilità di uscirne dalla diabolica Globalizzazione operata da questa èlite occulta. Il virus si è propagato facilmente e velocemente proprio grazie alle logiche vigenti al centro del sistema della Globalizzazione: il virus viaggia sicuro negli aerei, nelle navi, nei tir, nei treni merci e a gran velocità, mediante strette di mano in tutto il globo, ma anche baci, abbracci e contatti ravvicinati di ogni tipo.

L’umanità sta vivendo una pandemia planetaria che si è attualizzata con una immane devastazione degli abitanti della Terra e la messa in crisi dell’intera macchina economica mondiale. Una pandemia che sta rivelando, all’interno dei vari Paesi, menzogne, falsità, sistemi corrotti, speculazioni, degradazione, immoralità diffusa, disumanità insospettabile e poteri occulti che tramano contro il bene comune.
La necessità di misure straordinarie contro la diffusione del Coronavirus non dovrebbe essere il pretesto per approfittarne, per speculare, per fare sciacallaggio, per dare a piccole, medie e grandi imprese la scusa per licenziare e mettere in cassa integrazione i lavoratori, oppure dare a certe aziende l’opportunità di sfruttare impropriamente l’uso di contratti di solidarietà penalizzanti i soli lavoratori.
Tutto è ormai piegato alle logiche economiche: scienziati (anche medici), tecnocrati, mondo del management e classe politica non sono esenti dalle diaboliche logiche del profitto che mettono al “centro”, al posto dell’uomo-cittadino. Sembra improvvisamente essersi riacceso un processo che sembrava in agonia, quello del tecno-capitalismo. “Qualcuno” sta approfittando di questo disastro mondiale?
La questione Coronavirus, e quanto sta provocando, risulta un ottimo sistema per ingannare e controllare la mente-gregge di miliardi di persone, costringerle a cambiamenti repentini mediante la caduta massi-Decreti dall’alto, obblighi e imposizioni che non si possono contrastare né rifiutare.
In questi giorni verità e bugie viaggiano sulla stessa grande onda e per i cittadini è certamente difficile saper distinguere qual è l’informazione che vuole aiutare o quella che vuole ingannare e i cosiddetti esperti del governo non sembrano così capaci da diradare le nebbie delle fake news. L’opposizione irresponsabilmente rema contro (Lega, FdI, Forza Italia e Iv).
La fotografia dell’Italia vede, in questi giorni, 2,2 milioni di imprese ferme, mentre l’Onu parla di una probabile catastrofe che vedrebbe a rischio 195milioni di posti di lavoro. Una crisi, quella del Coronavirus, che supera come impatto economico gli effetti della crisi finanziaria del 2008-2009. Questo Coronavirus risulta, quindi, crisi della salute pubblica e crisi economica-finanziaria, quanto basta per una fase perfetta di distruzione della civiltà se chi sta ai vertici del potere dominante mondiale non prende a cuore seriamente la faccenda, spingendo ogni cosa nella direzione di un necessario altruismo e solidarietà, senza limiti e impedimenti, che bandiscano l’egoismo che ha corroso per troppi anni i gangli della società mondiale. Non è più tempo di egoismi e di solo profitto.
Riguardo all’aspetto salute pubblica non si può ignorare una verità che sta chiara di fronte a tutti da molti anni ormai, cioè che il patrimonio auto-immunitario degli individui, italiani e di tutti gli altri Paesi, che è stato reso vulnerabile, negli anni, con quanto la scienza medica ha propinato esageratamente come farmaci (antibiotici, antivirali e vaccini vari), quindi l’attuale imprevisto nuovo intruso (il Covid-19) ha trovato un terreno fertile per la sua propagazione. Parliamo di una scienza medica che dovrebbe essere più umile di come è stata negli ultimi tempi e più protesa veramente verso l’aiuto alla salute pubblica e non verso il business e il profitto, verso l’affarismo e il potere delle case farmaceutiche e delle multinazionali. Parliamo anche della politica che ha favorito quella parte egoista e corrotta della scienza medica che ha danneggiato la sanità pubblica in favore di quella privata: situazione in cui i veri danneggiati sono stati e sono i cittadini-contribuenti, molti dei quali hanno dovuto rinunciare alle cure mediche per motivi economici. Lo Stato, quindi, non è vero che fa rispettare quello che afferma la Costituzione a proposito del diritto alla cura per tutti i cittadini-contribuenti.
L’esempio della malasanità italiana è dato dalla Regione Lombardia che ha fatto credere per anni di essere un’eccellenza mentre si è rivelata, in questi giorni del Coronavirus, scadente e insufficiente: una sanità Lombarda, corrotta ed ego-centrata, che ha ingannato per anni e continua a usare la menzogna vergognosamente anche in questa emergenza nazionale. Il distruttore per eccellenza è stato Roberto Formigoni, presidente della Regione Lombardia (dal 1995 al 2013) per 18 anni, che ha azzoppato il pubblico e favorito le strutture private convenzionate con una pioggia di milioni, di cui godeva guadagni, benefici e privilegi occulti. Ha proseguito l’opera di distruzione Roberto Maroni con la gestione della Lega (presidente della Regione Lombardia dal 2013 al 2018): una gestione all’insegna della corruzione dalla quale ne ha tratto una condanna della quarta sezione penale di Milano. Il famoso Pio Albergo Trivulzio con il suo scandalo-business, di questi giorni del Coronavirus, è simbolo del lato oscuro della sanità della Regione Lombardia, ma non l’unico. La corruzione ha guidato la sanità da Nord a Sud e lo dimostrano l’inadeguatezza e l’estremo delle forze con cui viene affrontata l’emergenza Coronavirus. Fondi sottratti, prosciugamento delle risorse, appalti truccati, rimborsi gonfiati alle strutture private: ecco il male fatto alla sanità pubblica dagli sciacalli privati e dalla politica corrotta. Dal 2019 ad oggi risultano ben 134 casi di malaffare riguardanti la sanità. La mancanza di letti e di tutto il necessario in questa emergenza è dovuta ai miliardi rubati alla sanità lungo gli anni: la sanità dovrebbe essere tolta alle Regioni e ridata allo Stato per eliminare le disuguaglianze e le ingiustizie. È assurdo, infatti, sentir parlare della necessità di dover decidere, in questo momento, chi curare e chi no: un pensiero disumano oltre che anticostituzionale. La sanità, pubblica e privata, non può essere un “Mercato” appetibile su cui si fiondano i peggiori individui senza scrupoli mascherati da persone per bene e persino da filantropi. La parte egoista e corrotta della scienza medica e della politica esiste. Dimostra l’esistenza di questi medici poco per bene, nonostante la fama di stimati luminari, una inchiesta della Procura di Milano che ha evidenziato come questi professori manipolavano i dati delle ricerche scientifiche (sul cancro e non solo) a scopo di lucro personale, intascando milioni e milioni di euro. La cosa grave è che in galera non c’è andato nessuno perché in Italia non esiste il reato che permette di sanzionare la frode scientifica. Questi professori, mega direttori e baroni continuano a godere della fama di stimati luminari, in tutti i loro incarichi, quando invece sono e restano degli oscuri e indegni individui da galera. Hanno intascato milioni di euro stanziati da fondi pubblici (dal Ministero della Ricerca, dal Ministero della Salute, dall’Istituto superiore di Sanità, dal Cnr – Consiglio nazionale delle ricerche – ), donazioni private, raccolta del 5 per mille. Le loro “falsificazioni” sono state pubblicate sulle pagine delle più prestigiose riviste scientifiche del mondo. Uno scandalo senza precedenti ma che non ha sorto alcun cambiamento. Si tratta di soggetti appartenenti all’Ifiom (il centro di ricerca dedicato allo studio della formazione e dello sviluppo dei tumori a livello molecolare); all’Humanitas (l’Istituto di ricerca e cura della famiglia Rocca); dello Ieo (Istituto europeo di oncologia fondato da Umberto Veronesi); dell’Istituto nazionale dei tumori. I Pm hanno accertato e provato fatti e manipolazioni ma non possono procedere perché non esiste in Italia un reato che permetta di mandarli in giudizio. Cosa avrebbero dovuto fare la politica e il governo in carica di quel momento? Procedere direttamente verso una apposita legiferazione (una disciplina penalistica ad hoc) per riportare giustizia e rettitudine nella Sanità pubblica al servizio dei cittadini-contribuenti come vuole la Costituzione. In questi giorni del Coronavirus la Sanità pubblica continua ad avere al suo interno questi soggetti senza scrupoli. I cittadini-contribuenti possono sentirsi al sicuro? Possono essere certi che al posto della loro salute non venga privilegiato il guadagno, il profitto, l’affare? Basta vedere la speculazione diffusa sulle sole mascherine.
È l’intera scienza che viene danneggiata da questi soggetti senza scrupoli, ma nessuno fa niente e si permette la diffusione della diffidenza, ben giustificata, dei cittadini.
Esiste tutto un sistema, basato sull’imbroglio, che nessuno controlla in cui si propaganda una scienza medica di marketing travestita da scienza legittima, che pensa agli affari e non alla salute pubblica. Un sistema con cui le case farmaceutiche coinvolte imbrogliano. I signori professori dell’imbroglio, veri e propri “delinquenti accademici”, cavalcano sempre le onde di convenienza, non svolgono il mestiere di medico come missione, come vorrebbe il “giuramento di Ippocrate”. A non fare precipitare tutto completamente è la parte della sanità fatta di medici coscienziosi, di infermieri onesti, di amministratori competenti e onesti. Ma non basta per come è stata ridotta la sanità.

Un fatto è certo, il Coronavirus ha diviso l’Italia nettamente, in quella oscura, furbesca, menzognera, criminosa, sciacalla e in quella delle persone per bene: si sono evidenziate due Italie, quella de “i migliori” e quella de “i peggiori”. Anche un Nord e un Sud dai comportamenti distinti: un Nord non così luminoso ed efficiente come ha fatto credere che fosse per anni, criticando e offendendo tutti gli altri e un Sud che ha meravigliato per le sue risposte comportamentali e comunicazionali rispetto all’anarchia manifesta della gente del Nord. Precisiamo però che l’Italia dei mascalzoni purtroppo si trova al Sud come al Nord e al Centro. Gli approfittatori delle disgrazie altrui sono ovunque e in questo momento puntano e giocano d’azzardo sulla salute pubblica: troppi i casi che lo dimostrano ogni giorno. Di chi è la colpa? Dove ricercarne le cause?

La buona politica non si vede neanche in uno stato di emergenza come questo attuale: troppe voci discordanti che non perseguono il bene supremo comune. Un buon presidente del consiglio non è sufficiente se accerchiato da forze di governo che si combattono e soprattutto che manifestano confusione, incompetenza, immaturità senza contare i continui colpi mancini delle forze di opposizione che dimostrano solo di essere irresponsabili in un momento come questo. Il risultato disastroso è quello degli annunci “tira e molla” (“bonus 600 euro a tutti”, anzi no, “bonus 600 euro solo ai professionisti iscritti alle casse”, eccetera, eccetera) che non fa bene al bisogno di fiducia dei cittadini. Scorrono sfiducia, diffidenza, fastidio e rabbia: energie pericolose se si accumulano. I provvedimenti pensati frettolosamente costringono a continui ripensamenti che danno l’impressione di una totale incompetenza. Sembra di assistere ad un esecutivo nazionale frammentato e assolutamente incompetente per lo stillicidio di Decreti a seguire e ad uno spettacolo di voci-stridenti degli pseudo-esperti sulla stampa generalista. Sembra di assistere ad un grande “esperimento sociale”, a delle prove in corso di sospensione dello Stato di diritto, a un’Italia fatta diventare un Laboratorio sperimentale con ripercussioni a livello planetario. Sembrano voler fare di corsa cose che non sono stati in grado di fare per molto tempo, approfittando del clima e dello stato di emergenza da Coronavirus (imponendo, obbligando per necessità nazionale).
Nel cercare di dare aiuti immediati ai cittadini in difficoltà non solo bisognerebbe ricorrere ai principi di giustizia sociale e di equità, per evitare errori grossolani che peggiorano le condizioni dei bisognosi, ma superare i soliti paletti burocratici perditempo che finiscono per soffocare e spesso arenare tutte le buone intenzioni di aiuto. Chi lo può fare? Solo il “potere formale” del governo. Aiutare in emergenza non dovrebbe significare fare troppi calcoli, ricercare interessi possibili, intravedere agganci affaristici occulti, ecc..
L’annuncio del bazooka da 75miliardi per le imprese ha fatto effetto, ma nella pratica si eviterà di commettere le solite ingiustizie e l’incremento delle disuguaglianze?
Gli annunci, di volta in volta, del governo Conte: “Possiamo parlare di ‘modello italiano’ non solo sanitario, ma anche come strategia economica di risposta alla crisi. Mettiamo in campo 25 miliardi di denaro fresco e attiviamo flussi per 350 miliardi: è una manovra economica poderosa”; Liberati 750 miliardi, quasi la metà del nostro Pil”; Lo Stato c’è. Sappiamo che ci sono tante persone che soffrono, c’è chi addirittura ha difficoltà a comprare generi alimentari. Ho firmato il Dpcm, giriamo 4,3 miliardi ai Comuni e aggiungiamo 400 milioni con ordinanza della Protezione civile con il vincolo di utilizzare queste somme per le persone che non hanno i soldi per fare la spesa. Da qui nasceranno buoni spesa ed erogazioni di generi alimentari”; “Siamo al lavoro per azzerare la burocrazia, stiamo facendo l’impossibile. La ministra Catalfo e l’Inps stanno lavorando senza sosta. Vogliamo mettere tutti i beneficiari della Cassa integrazione di accedervi subito, entro il 15 aprile, e se possibile anche prima”; “Stiamo lavorando per rendere fruibile il prima possibile gli indennizzi e dal primo aprile con un click si potrà fare domanda e saranno erogati i 600 euro che vogliamo rafforzare e allargare. Non è tanto il momento di riformare strumenti ordinari ma di far fronte a una situazione straordinaria. Il bonus sarà più rapido, più efficace e più universale per chi non usufruisce di una fonte di reddito”; ecc..
Ma dove sono finiti questi soldi erogati anche per l’immediatezza dei cittadini in difficoltà (singoli, famiglie, anziani, disoccupati, ecc.) a tutto il giorno di Pasqua? Dagli annunci eclatanti alle tasche e alle pance dei bisogni dei cittadini in difficoltà sembra esserci di mezzo il mare, un oceano, un vuoto. È sempre la stessa storia con qualsiasi tipo di emergenza, alluvioni, terremoti e pandemie di ieri e di oggi.

Lo smart working è un aiuto per il presente di questi giorni del Coronavirus, ma potrà risultare motivo di licenziamenti di massa nel dopo virus, un ridimensionamento che le aziende possono escogitare per fare esuberi. Molti licenziamenti sono già stati effettuati nonostante il divieto a farlo annunciato dal governo. Gli imprenditori-padroni fanno sempre come gli pare al di là delle regole vigenti e nell’oggi, più che mai, sembra essere ritornata l’impronta medievale del signore-padrone.

Con il pretesto di evitare licenziamenti e cassa integrazione (tagli al personale) le aziende, già da un bel po’ di anni, ne approfittano (usando la minaccia e il ricatto velati) imponendo contratti di solidarietà che significa taglio dell’orario di lavoro e della retribuzione per i lavoratori. Il vero guadagno di chi è? Soltanto del datore di lavoro perché il lavoratore entra in una dimensione di instabilità e precarietà, di incertezza, di insicurezza, di preoccupazione, per molti di depressione psicologica. In realtà questa solidarietà è l’abuso di aziende che pur essendo in attivo approfittano di tale strumento improprio e coercitivo avallato dai sindacati piegatisi, dai politici asserviti, dai governi finzione. È facile far pagare le errate scelte manageriali ai lavoratori che non c’entrano nulla, mentre i colpevoli continuano a prendere corposi stipendi e bonus vari inventati dopo aver ben dissestata-indebitata l’azienda. Il sacrificio è solo dei lavoratori dipendenti: i grandi manager non ne risentono affatto. È un bel trucco inventato, questo del sacrificio dei lavoratori per salvare il posto ai colleghi che altrimenti andrebbero fuori. Una azienda che non ci rimette nulla e sfrutta sia i lavoratori sia l’intervento pubblico non dimostra di essere un’eccellenza ma un’organizzazione saprofita. L’aver avviato un simile sistema di salvataggio (un bluff) incentiva le aziende a denunciare furbescamente, senza che nessuno li controlli davvero (il Ministero del Lavoro infatti non lo fa, non ci risulta), sempre più esuberi e tutto sulla parola e carteggi elaborati ad hoc con il pieno consenso dei sindacati corrotti. Tutto discutibile anche il sistema di misura per individuare gli esuberi. Si tratta di accordi che vedono le aziende non perdere nulla: le aziende risparmiano mentre lo Stato spende, aiuta cioè aziende private sfruttando il sacrificio dei lavoratori. Il bluff si evidenzia da solo nel momento in cui si vede che la stessa azienda, che ricorre alla solidarietà (che significa richiesta di sacrifici ai dipendenti e sovvenzioni allo Stato), continua a dare stipendi stratosferici ai manager di vertice (top e semi top) e superbonus. E da cosa sono tratti questi superstipendi e superbonus? Non dall’effetto della loro bravura a far crescere il fatturato e i profitti, ma proprio direttamente dal taglio dei costi, ovvero da ciò che si ottiene con il contratto di solidarietà (sacrificio dei lavoratori). In tale subdola operazione non c’è nulla di geniale, nessuna bravura che merita di essere premiata. Aumentare o arrotondare verso l’alto il proprio stipendio abbassando quello degli altri non riflette una particolare bravura perché si tratta solo dell’esercizio sistematico di un abuso, coperto ed avallato da chi invece dovrebbe vigilare, proteggere, fare giustizia sociale. Il Ministero del Lavoro non sembra conoscere bene tale questione così come non ha mai fatto nulla per frenare tale sistema, di cui i privati si approfittano, e nulla per difendere e proteggere i cittadini-contribuenti-lavoratori.
Il contratto di solidarietà dovrebbe essere una extrema ratio con cui imprese, lavoratori e contribuenti possano fronteggiare stati di crisi vere e non dovrebbe essere invece solo una solidarietà nei confronti degli azionisti di una azienda e dei suoi supermanager. È un assurdo che una azienda come Telecom Italia-TIM, ad esempio, che chiude bilanci miliardari di profitti e distribuisce premi ai top manager per oltre 2milioni di euro, possa usufruire di un tale sistema e che il governo lo permetta. È, infatti, nel 2010 che Telecom Italia annunciando 3700 esuberi ottiene e sigla un accordo di solidarietà per due anni che gli ha fatto risparmiare circa 80milioni all’anno di costo del lavoro su un totale di 2,5 miliardi. Da allora in poi ci ha preso gusto a sacrificare i dipendenti senza che si potessero opporre a tale improprio sistema portato a status quo dell’azienda, fino ad arrivare alla vergognosa decisione di questi giorni del Coronavirus con il pretesto, di tutto sospetto, dell’abbassamento dei ricavi, avallato dai sindacati piegati e inaffidabili.
TIM, con una velocità incredibile, per fronteggiare l’epidemia di Covid-19, ha sottoscritto un accordo con i sindacati al fine di “realizzare una manutenzione degli accordi già in essere” che ha riguardato principalmente i suoi dipendenti. Questi subivano già le misure per la riduzione dell’orario di lavoro dovuto al Contratto di Espansione siglato l’anno scorso, con una decurtazione di 22 giornate lavorative dal proprio stipendio, spalmate tra Agosto 2019 e Dicembre 2020. A Marzo i dipendenti TIM si erano già visti sottrarre 10 giorni, ora con i nuovi accordi (siglati il 6 Aprile) si vedranno sottrarre in soli 3 mesi (Aprile – Giugno 2020), tutte le restanti 12 giornate. Nella misura di 4 giorni al mese. Senza tra l’altro informare precisamente i dipendenti, riguardo la quantificazione economica di tale decurtazione. Questo varrà almeno per quei dipendenti (la maggioranza) che in azienda avevano una solidarietà al 6%. Poiché quelli che avevano le giornate di sospensione con percentuale dell’1,9%, saranno a casa solo tre giorni.

Per affrontare la riduzione significativa dello stipendio è stato offerto ai dipendenti un prestito, da restituire in sei mesi, da Luglio a Dicembre 2020. Aumentando il proprio indebitamento.

Parimenti, per attutire la decurtazione, sindacati e azienda hanno deciso di anticipare al 15 del mese, i pagamenti degli stipendi di Aprile e Maggio, insieme a un Premio Produzione, il cui pagamento è stato anticipato al 2 maggio. Ma l’anticipo degli stipendi, come del Premio Produzione, non significa maggiori introiti per le famiglie come illusoriamente si vorrebbe far credere. Significa anticipare semplicemente liquidità, con stipendi più bassi e quote di questi già destinate ai mutui, alle bollette e alla spese di una famiglia. Tra l’altro se il pagamento di Maggio viene anticipato al 15, lo stipendio di Giugno invece sarà pagato a fine Giugno, vuole dire che quello di Maggio dovrà coprire le spese di circa 45 giorni.

Nell’accordo c’è anche l’anticipo dei giorni di Ferie. Per i settori non operativi, l’anticipazione delle 3 giornate di chiusura collettiva previste a dicembre 2020 e 2 giornate già programmate entro giugno. Per i settori operativi 3 giornate da fruire entro giugno.

TIM non è una società in crisi, come ribadito dagli stessi sindacati, ma tutti (meno i dipendenti ovviamente) si complimentano per la qualità dell’accordo. Riccardo Saccone, segretario nazionale della Slc, dice che “Tim non ha ancora un riscontro diretto in termini negativi della crisi ma ha necessità di abbassare i giri del motore”. Vito Vitale, segretario generale della Fistel ammette “Abbiamo fatto una cosa che dovevamo fare, ci prepariamo a un possibile calo della produzione, tutelando dall’imprevedibilità di questa situazione di emergenza sia l’azienda che i lavoratori”. Salvo Ugliarolo, segretario generale Uilcom commenta “É positiva l’intesa raggiunta con Tim dopo un lungo confronto, in un momento di forte difficoltà in cui si trova il Paese abbiamo trovato con Tim un’intesa necessaria per gestire un periodo molto complesso per l’intero sistema produttivo del Paese”.

Tutto sulla pelle dei lavoratori.
Invece silenzio riguardo i risparmi ottenuti con la messa in smart working di buona parte di tutta la popolazione dei suoi dipendenti, in termini di risparmi energetici, acqua e riscaldamenti. Silenzio, anche, sulla mancanza di corresponsione dei buoni pasto per tutte le giornate in cui i dipendenti resteranno in smart working?

Non bisogna dimenticare che nel 2017, Flavio Cattaneo dopo soli 16 mesi di lavoro, lasciava TIM con una buona uscita di 26 milioni di euro. Anche allora i dipendenti erano in regime di solidarietà, con una quota in carico allo Stato Italiano. Ma anche in quell’occasione, nessuno ebbe nulla da dire.

Di fronte alla Costituzione c’è forse differenza tra un comune, normalissimo cittadino e un supermanager (di Telecom-TIM, Vodafone, Enel, Eni, ecc.) o imprenditore di Confindustria? Un operaio, un semplice impiegato, un infermiere, un poliziotto, un rider, un disoccupato o un pensionato modesto appartengono forse ad una razza inferiore?
La democrazia, se si guarda con onestà intellettuale, sembra essere ormai lontana, tutto sembra evidenziarlo, tutto sembra dimostrarlo.
Lo Stato di diritto non significa più niente per molti, per il comune cittadino alienato dalla realtà, per i politici, per i media protesi a manipolare la pubblica opinione, per gli innumerevoli soggetti che hanno tutto l’interesse di navigare liberamente nell’illegalità.
La politica di sinistra e di destra hanno smontato lo Stato lungo gli anni in cui, di volta in volta, a turno, hanno occupato il governo ed hanno reso sempre più inesistente la Costituzione.

Parole al vento se ne sentono tante, in questi giorni in cui è cominciata la guerra dei vaccini, e tra queste quelle dell’Ilo (Organizzazione Internazionale del Lavoro), l’agenzia specializzata delle Nazioni Unite che si occupa di promuovere la giustizia sociale e i diritti umani internazionalmente riconosciuti, con particolare riferimento a quelli riguardanti il lavoro in tutti i suoi aspetti. L’Ilo per l’Italia sostiene che occorrono “misure integrate su larga scala”, ovvero sul sostegno alle imprese, all’occupazione e ai redditi; sull’instaurazione di un dialogo sociale tra governi, lavoratori e datori di lavoro per trovare le soluzioni giuste. E quali sarebbero le soluzioni giuste? Le agenzie come queste sanno solo offrire parole al vento e niente di più, niente di concreto.

Il mondo si trova in una situazione disastrosa, con l’aggravante della pandemia che non è stato in grado di affrontare come dovrebbe una vera Civiltà, perché il sistema a cui si è affidato è quello del denaro prima di tutto, mettendo il profitto al “centro” al posto dell’uomo, escludendo la vita. La Globalizzazione ha significato guerre, fame, malattie, ignoranza, odio, corruzione, degradazione, schiavitù, ecc.. Per un futuro certo, dopo il Coronavirus, occorrerà riconsiderare tutto, ripensare tutto, fare scelte diverse, scegliere la vita, l’amore, la ripresa dei popoli. Una scelta diversa, come quella del passato, significherebbe “distruzione”.

Una Civiltà, che non riesce a essere in grado di curare il contagio di un virus per masse sterminate, non è una civiltà. Qualcosa in essa non va.
Non è Civiltà quella che non riesce ad aiutare economicamente i disagiati che si son visti sottrarre la dignità morale ed economica.
Non è Civiltà quella che si preoccupa più del Pil che della salute pubblica e che anche nella cura crea ingiustizie e disuguaglianze.

 

Alcune Fonti

Il Fatto Quotidiano
Il Messaggero
Il Corriere della Sera
Il Sole 24 Ore
La Stampa
La Verità
Il Tempo
L’Espresso
Nexus
L’altra medicina

TIM accordo SLC_CGL_FISTEL CISL_UILCOM UIL_6 aprile 2020

https://www.mondomobileweb.it/174006-accordo-tim-sindacati-epidemia-anticipo-stipendi/
http://www.controcomunicando.net/comunicati/2020/aprile/coord%20rsu%2006%20aprile%202020.html
https://www.corrierecomunicazioni.it/telco/vodafone-e-tim-rilanciano-sugli-accordi-di-solidarieta/

 

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