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1021. Separazione di Raphael

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D – Si è parlato, a proposito del post mortem, di distacco del veicolo del prana dal fisico grossolano. Questo distacco che viene subìto passivamente può essere realizzato in forma attiva e conscia?

R – Per poter realizzare questo evento occorre non interrompere il filo di vita e quello della coscienza ancorati al cuore e alla testa, sennò si passa a un altro stato di essere, quello del manas. È inevitabile che la “separazione” del corpo-prana da quello grossolano, senza alterare i “fili” di unione, costituisce una “impresa d’Ercole”. È più difficile estrarre l’oro che farlo.

– Separato, comunque, il volatile dal fisso, l’individuo può in libertà operare sulla materia?

R – Sì. Da quello stato coscienziale e con la Dignità solare si può operare sull’akasa, sulla quintessenza materiale che, contenendo in i quattro elementi corporei, può essere suscettibile di illimitate manipolazioni. E di ciò abbiamo già parlato.

– Ciò implica vincere la morte?

R – Diremo di sì; ciò che il profano esperimenta in modo inconscio e ineluttabile al momento del trapasso o disintegrazione del corpo fisico, l’Iniziato alchemico, ma anche lo yogi, lo esperimenta in modo conscio e deliberato. Il primo vive sotto la legge della necessità, il secondo sotto quella della libertà; per l’Iniziato non esiste morte, né necessità.

– In definitiva nei Misteri eleusini ed egizi si cercava di appropriarsi consciamente del processo del trapasso o del “ritiro”?

R – Sì. Ma non era solo questo il motivo. L’Occidente ha avuto e ha anche una metafisica che va al di là dal manifesto grossolano e sottile.
Comunque, non parli come se la “separazione” fosse cosa facile: ne sanno qualcosa coloro che l’hanno sperimentato; occorre saper vincere delle “forze” che, malgrado l’abilità dell’operatore, si contrappongono tenacemente al libero flusso di salita e discesa. Inoltre, ci sono pericoli reali che spesso sconsigliano l’impresa. Giocando con il Fuoco ci si può letteralmente bruciare.

– Si dice che il corpo di qualche Iniziato defunto non sia stato trovato nella tomba. È vero?

R – Verissimo.

– Quale legge ha potuto applicare l’adepto per far sparire il corpo?

R – La legge di Einstein, la quale esiste da quando il mondo è nato. In altri termini ha risolto la massa in energia.

– Che cosa determina quelle trasformazioni lungo il ritiro dal fisico solido al pranico e al manasico?

R – Sappiamo dalla scienza che tutti i prodotti metallici e chimici si compongono e si scompongono; le molecole si aggregano e si disgregano, per cui la materia è in continua trasmutazione, ma, appunto: qual è l’agente che determina lo “sciogliere” e il “legare”, il solve e il coagula? L’Alchimia risponde: il Fuoco. Ora, entro il nostro athanor dovremo scoprire quel Fuoco che, una volta acceso, mette in funzione il processo di trasformazione. È ovvio che non ci riferiamo al fuoco volgare, ma al Fuoco dei Filosofi, a quel Fuoco che è invisibile e pur attivo, avvolgente, penetrante e risolvente. In Filum Ariannae, 75 si legge: “Senza il Fuoco la materia  rimane inservibile e il Mercurio filosofico è una chimera che vive solo nell’immaginazione. È da regime del Fuoco che tutto dipende”.

D – Intuisco a quale Fuoco si riferisce, per cui vorrei chiedere: con quale mezzo posso accendere il Fuoco?

R – Vi sono diversi mezzi e le varie scuole iniziatiche possono utilizzare quello che viene tramandato dalla loro tradizione. Ma, voglio ripetere, accendere il Fuoco, dosarne il “regime”, elevarlo al Cielo, realizzare l’androgino e riconquistare l’immortalità è una “fatica d’Ercole”, e pochi hanno la pazienza e le qualificazioni per attuarlo.

D – Dominare un piano di vita che valore può avere ai fini della realizzazione metafisica?

R – occorre dire che dominare un piano esistenziale e sapervi entrare e uscire, per quanto costituisca una grande conquista e possa offrire tante possibilità operative, non significa ancora aver realizzato la pienezza dell’atman risplendente e incommensurabile. Per quanto l’individuo possa conquistare tutta la terra e divenirne il signore supremo, se non riconquista se stesso come atman-Brahman sarà sempre nel mondo della maya e della dualità.

D – Ma l’Alchimia non è un insegnamento tradizionale completo?

R – Se trasponiamo i simboli alchemici nella dimensione principiale abbiamo che la materia prima o quintessenza dello stato grossolano è rappresentata, per esempio nel Samkhya, dalla Prakrti universale o dalle acque primordiali; e lo zolfo, il sole o il re è rappresentato dal Purusa o dallo Spirito supremo.
Sotto questa prospettiva i simboli alchemici vengono interpretati secondo il grado di coscienza del ricercatore. Così, alcuni li interpretano persino in termini chimici, metallici e materiali; essi vanno in cerca dell’oro volgare, commerciale, utilitaristico.
Quindi, occorre distinguere tra un’alchimia chimica o spagirica, che dell’Alchimia è solo una degenerazione, un’Alchimia interessata ai piccoli Misteri iniziatici e un’Alchimia interessata ai grandi Misteri. Si può avere la Piccola Opera o la Grande Opera.

Raphael
tratto da Di là dal dubbio
Capitolo Separazione (pp. 153-156)
Edizioni Asram Vidya

 

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