Il cervello fisico di un essere umano ordinario (non risvegliato) si trova in uno stato di incoerenza, come dimostrano le sue onde cerebrali. Al contrario, il cervello di un sadhaka (praticante di un percorso di risveglio spirituale) tende a sviluppare coerenza, raggiungendo onde cerebrali più organizzate. Un individuo risvegliato, oltre a presentare uno stato di coerenza nelle sue onde cerebrali, è anche capace di entrare in sintonia con il cervello di altri individui. Questo avviene perché lo stato di risveglio corrisponde a un livello di coscienza non-locale, da cui derivano fenomeni come la telepatia, la precognizione e altro. Pratiche come lo Yoga e altre tradizioni spirituali promuovono, nel praticante, uno stato di coerenza che porta a una profonda trasformazione personale e alla realizzazione di cui parlano le tradizioni esoteriche. Ci riferiamo, ovviamente, a coloro che si dedicano seriamente a un cammino che richiede grande impegno, sacrifici e costanza. La meditazione è una delle pratiche che permette di sperimentare uno stato di coscienza non-locale, al di là del tempo e dello spazio.
Sperimentare, di tanto in tanto, con la meditazione uno stato di coscienza non-locale significa assaporare ciò che, secondo la tradizione esoterica, è conosciuto come “Uno-senza-secondo”. In questi momenti, la “parte” (l’individuo) si eleva a uno stato non-locale, permettendole di entrare in coerenza con altri individui o gruppi, piccolissimi o enormi, che si trovano a quel livello di possibilità. In realtà, tutti possono accedere a questa possibilità, poiché siamo tutti connessi e partecipiamo all’Uno-Unità di cui non siamo ancora pienamente consapevoli. La consapevolezza emerge a un certo punto del percorso di realizzazione, poiché questa esperienza di coerenza deve stabilizzarsi e consolidarsi nella fase finale del processo, da cui nascono l’illuminato, il realizzato e il liberato.
È come se esistesse una sola coscienza che abbraccia tutte le coscienze degli esseri umani (i vari jiva). Quando un jiva raggiunge lo stato non-locale, diventa consapevole di essere parte di un’Unità, riconoscendo la sua identità come Jivatman-Brahman. In un jiva condizionato dall’ahamkara (le memorie legate all’“io” e al “mio”), non ci sono possibilità di consapevolezza dell’Unità (dell’Uno-senza-secondo), ma solo l’illusione di un “io” separato dal resto, che percepisce solo opportunità orizzontali (il divenire e i cambiamenti continui degli ego-corpi-personaggi) invece di possibilità verticali (la consapevolezza dell’unità che riconosce l’individuale nell’universale). Chi è consapevole dell’Unità “percepisce” l’Uno-senza-secondo e la coscienza unitaria non-locale; al contrario, colui che non è consapevole di questa unità “percepisce” la differenziazione e la divisione tra parte e tutto, tra soggetto e oggetto, collocando ogni cosa in un contesto locale (spazio-temporale).
Il meditante abituale, fortemente motivato nella sua ricerca di realizzazione spirituale, sperimenta stati di espansione della coscienza che favoriscono la connessione con la coscienza unitaria universale. Nella sua condizione ordinaria, l’essere umano subisce un confinamento spazio-temporale dal quale non può liberarsi. Solo intraprendendo un processo di realizzazione ha la possibilità di oltrepassare questi limiti e sperimentare altre realtà dell’esistenza.
Per raggiungere il culmine del sentiero spirituale è necessario trascendere il piccolo “io” con cui ci si identifica; ciò richiede di superare l’ahamkara, l’ego (senso del “io-mio”). È fondamentale, in effetti, trascendere l’intera mente, o Antahkarana, poiché spazio e tempo sono prodotti della mente e non esistono indipendentemente da essa. Il passaggio dall’”io” al “Sé”, rappresenta lo svelamento della Realtà oltre la maya (illusione). Superare la mente consente di connettersi alla Coscienza Universale.
“Con il risveglio spirituale della coscienza si esce dai limiti delle leggi del cervello fisico ma anche della mente ingannatrice, quindi dalle imprigionanti dimensioni planetarie: si ritorna ad essere soltanto un ‘Essere Luminoso delle Origini’, tutt’uno con la Divinità. Dal pieno sonno della coscienza fino al risveglio completo della coscienza spirituale non c’è una distanza segnata dallo scorrere del Tempo ma posizioni di passaggio, ovvero posizioni coscienziali, tutte con la stessa eternità”.
Rosario Castello
"La coscienza divina non è un'idea, ma una realtà vivente dentro di noi, che deve essere realizzata tramite un processo di trasformazione interiore."
"Tutto ciò che esiste è una manifestazione dell'Uno, e la vera realizzazione del Sé è l'esperienza della vita universale e dell'unità in tutte le sue diversità."
"La vera trasformazione della vita umana non viene dall'accettare la realtà esterna, ma dall'elevare la coscienza interiore verso la sua origine divina."
Sri Aurobindo