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89. Il Fine ultimo dell’Anima di Raphael

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Si vuole agevolare il lettore-sadhaka che ci segue (www.centroparadesha.it), secondo il “filo” da noi offerto, a cogliere l’evidenza dell’unità della “Tradizione” sotto l’aspetto metafisico, senza per questo contrapporsi a tutte le altre “visioni”, o agli altri “punti di vista”. Ecco perché di seguito si è voluto offrire uno splendido capitolo (“Il Fine Ultimo dell’Anima”) di quest’opera (“Orfismo e Tradizione iniziatica”) di Raphael, dopo aver composto “Iniziazione alla Filosofia di Platone”.

***

Se, come si è visto, l’Anima è “caduta” sul piano della generazione, se il corpo rappresenta un limite, una prigione sì da spezzarle le ali, se il mondo delle esperienze duali non è altro che luogo di espiazione, allora finalità dell’Anima dev’essere quella di riprendersi la sua libertà e la sua pienezza. Se nella Grecia  di Omero l’immortalità e il premio-castigo sono riservati a pochissime persone che esprimono coraggio, passionalità e forza olimpica, con l’Orfismo ognuno può ritrovare la propria immortalità, e tutti sono soggetti a premi o a castighi secondo le proprie azioni. Ciò implica che gli enti hanno una precisa responsabilità etica: quella di tendere al superamento dell’elemento titanico di cui hanno ereditato una parte.

Dunque, l’uomo, con l’Orfismo, ha un imperativo immediato: vivere una vita conforme alla Legge universale o divina e, conseguentemente, ritrovare la propria origine sovrasensibile. L’una cosa è legata all’altra. Non v’è altro scopo sul piano della generazione, tutto il resto non è che attività contingente che serve a tenere in vita il perpetuarsi dell’elemento titanico.

Ciò rivoluziona la visione etico-filosofica dei Greci e dell’Occidente perché a tutta l’umanità è data la responsabilità del proprio destino.

Nella concezione omerica i più non hanno storia, non hanno futuro perché non hanno presente; con la visione misterica dell’Orfismo l’uomo diventa un’Anima intelligibile, con una responsabilità ben precisa, con il dovere immediato di educarsi, conoscersi, essere.

Di ciò si fa interprete Pindaro nella seconda Ode olimpica:

“ Per essi rifulge la potenza del sole, mentre qui in basso è notte: presso la città è la loro sede, nelle praterie dalle rose rosse, di ombrose pinte d’incenso … ed è carica ‘di alberi’ dai frutti d’oro; e gli uni si rallegrano con le cavalle e gli esercizi del corpo, altri con gli scacchi, altri con il suono della cetra, e fra essi prospera in pieno fiore l’abbondanza: un profumo amabile si diffonde su questa terra, mentre portano sempre nel fuoco che si scorge da lontano offerte d’ogni sorta sugli altari degli Déi “ (Pindaro, fr. 129 Snell.).

Nella Laminetta rinvenuta a Petelia si dice che l’Anima si troverà con gli altri eroi. In una delle Laminette di Turi si afferma che l’Anima purificata, così come in origine era simile agli Déi, adesso sarà Dio e non un ente mortale. Ancora in questa Laminetta di Turi si sostiene che da ente umano si rinascerà Dio:

“ Ma non appena l’Anima lascia la luce del sole, a destra … lei che conosce tutto assieme. Rallegrati, tu che hai patito la passione: questo prima non l’avevi ancora patito. Da uomo sei nato Dio: agnello cadesti nel latte. Rallegrati, rallegrati, prendendo la strada a destra verso le praterie sacre e i boschi di Persefone “.

“ Da uomo sei nato Dio “, perché, in fondo, promani dal divino; invero, per la Grecia di allora, questa è la più sconvolgente novità che il nuovo Insegnamento misterico porta.

Come uscire dal ciclo delle rinascite?

“ E troverai alla sinistra delle case di Ade una fonte, e accanto ad essa un bianco cipresso dritto: a questa fonte non accostarti neanche nelle vicinanze. Ne scorgerai un’altra, fredda acqua che zampilla dalla fonte di Mnemosine; però davanti ad essa stanno i custodi. Parla loro: Sono figlio di Cielo stellante e di Terra, la mia stirpe è Celeste e ciò sapete anche voi. Ho sete e muoio, datemi subito la fredda acqua che scorre dalla fonte di Mnemosine.

Essi ti lasceranno bere dalla fonte divina, e in seguito tu vivrai con gli altri eroi “ (Laminetta di Petelia).

“ Se si beve dalla corrente dell’oblio si dimentica tutto ma si rinasce ad una nuova vita, cioè la sete è solo ingannata, e l’arsura non tarda a ripresentarsi in una nuova individuazione. Ma se si beve dalla fonte di Mnemosine, come testimoniano queste Laminette, la memoria fa ricuperare la conoscenza del passato e dell’immutabile, l’uomo riconosce la sua origine divina e si identifica in Dioniso e l’arsura non viene spenta ma dissetata da una gelida, divina, prorompente conoscenza. La vita non viene negata e neppure sostituita da un’altra arsura, ma travolta da una vita diversa, dalla vita dionisica “ (G. Colli, op. cit.).

Platone riprende questo concetto dell’oblìo, della rimembranza; in altri termini, del risveglio, per postulare la conoscenza a priori, o quella innata nell’Anima.

Come si è dimostrato in Iniziazione alla Filosofia di Platone, anche il Vedanta segue questa visione metafisica. Ciò dimostra come un filo conduttore lega i vari Rami tradizionali.

da “Orfismo e Tradizione iniziatica” di Raphael

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