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116. Il Wakhan Degli Esoterici di Abdul Ghiyas Alingar

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L’Hindukush, la porta del Wakhan, si eleva verso il Pamir, il Tetto del Mondo, dove si incontrano tutte le grandi catene montane dell’Asia, dell’Himalaya indiano e del T’ian Shan cinese. Durante milioni di anni diversi popoli ebbero il compito di difendere e nascondere il cuore di quel popolo nomade, che qui si era formato, e del quale noi occidentali conosciamo gli eredi soltanto di quella parte che, con le migrazioni degli Arii, si è poi sparso per tutto il mondo: gli Zingari.

Per migliaia di anni fra l’Hindukush (Yang) e il Nuristan (Yin) si avvicendarono i mongoli Hazara, i discendenti dell’Orda d’Oro di Gengis Khan e degli Sciiti; i Tadjik iraniani e di religione musulmana, che si dicono discendenti dei soldati di Alessandro; e i Kafiri, i “miscredenti”, i liberi uomini, anch’essi discendenti di Alessandro il Grande, che tuttora vivono nelle valli più boscose del mondo, quelle del Nuristan.

Sono questi Kafiri animisti, ma anche adoratori di Dioniso, che coltivano la vite e producono un vino speciale in cui sono fatti fermentare con l’uva anche i succosi shahtut (frutto del gelso-re) e i yakmah (specie di susine selvatiche), coloro che “sanno”. I Kafiri sono, secondo gli Afgani musulmani, degli idolatri, perché adorano Imra il Creatore, Moni il Profeta, Gish il Dio della guerra e altre 13 divinità, ma questi Dei sono soltanto l’ombra di quella Realtà Spirituale in cui credono da sempre.

Questi popoli nomadi, che gli Afgani chiamano Aimak, le Tribù, furono gli inconsci esecutori di un disegno: fare in modo che nessun “emissario del Maligno” penetrasse nel Wakhan, il “luogo” in cui l’esoterismo, da millenni, ha il suo centro eterico, invisibile ai non iniziati.

Il Wakhan è quel corridoio afgano, formato dalla vallata del fiume Oxus, che divide la Russia dal Pakistan, come un dito puntato verso la Cina, che si raggiunge per il passo di Vakhjir (4500 m.).

È per questa impervia via che le carovane del tempo di Marco Polo raggiungevano la Cina, ma per il Wakhan sono passati, e passano tuttora, solo coloro che vivono “senza nuocere al mondo”. La vallata ha un aspetto magico, non solo per la bellezza selvaggia e grandiosa della natura, ma per i nove centri dell’Esoterismo che sono continuamente vivificati da coloro che li sanno raggiungere con il loro pensiero cosciente, o in astrale, o portati, durante il sonno, per essere iniziati dalle Energie della Fratellanza Bianca Sarmoun.

Ma alla fine di questo millennio, anche il Wakhan subirà una trasformazione, anche di carattere geologico. Il Passo Boronghil (3.798 m.), che unisce il Wakhan al Pakistan, non esisterà più, e sarà chiuso il “sentiero del Chitral”. Alle “Doppie cascate” di Sarhad-i Wakhan, il centro dell’Esoterismo, si aprirà una porta di Shambhala, e a Vrang, dove c’è la “casa del tesoro”, erutterà la lava di un vulcano.

Ma che cosa è l’ESOTERISMO? I dizionari ci dicono che questa parola indica “tutto ciò che è nascosto, occulto”, ma questa definizione non è quella accettata dalla Fratellanza Bianca. L’esoterismo è ciò che risulta dal prendere coscienza di quella Realtà Spirituale, invisibile, da cui tutto deriva e che permette di sfuggire agli inganni dei sensi. Il vero esoterico è colui che diventa un canale per le Energie Angeliche, colui che considera l’uomo “un prodotto della magia” come ha detto il filosofo buddhista cinese Fa-Tsang (643-712 d.C.). nel suo Chin Shih-tzu Chang (Saggio sul leone d’oro) egli riassume la Teoria dei 10 Punti che presentò all’Imperatore Wu nel 704. Il suo slogan era: “Questo uomo, essendo un prodotto della magia, non è un vero uomo”.

Il mondo che conosciamo, creato soltanto dalla nostra mente, è un’illusione magica che perpetua il mondo illusorio. Andando oltre l’inganno di queste illusioni mentali e sensoriali, si raggiungono le Strade Alte del mondo, su cui da sempre fluisce l’Esoterismo.

I popoli nomadi dell’Hindukush e del Nuristan, che vivono nelle loro verdi vallate, sanno che il caldo vento elettrico chiamato Bad-i-Sad-o-Bist (il vento che soffia 120 giorni) e che batte le terre aride e desolate dell’Afganistan, è un prodotto del modo di pensare degli abitanti di quelle terre, del modo in cui continuamente lo pensano e lo attendono. Essi sanno inoltre che tutto ciò che li circonda, dai torrenti alle cime delle montagne, dai fiori agli alberi, dagli insetti agli animali, è un prodotto della Mente Divina, e che tutte le cose hanno un compito ed esistono in ragione delle Leggi della Natura. Ma sanno soprattutto che tutte queste cose, compreso l’uomo, sono soltanto l’ombra di una realtà più grande prendendo coscienza della quale, l’uomo amplifica gli orizzonti della sua conoscenza per un fine che non è ancora in grado di comprendere, che non ha bisogno di comprendere.

Chi vive nel Wakhan è al servizio della Fratellanza Bianca. Le energie eteriche delle Strade Alte fluiscono dal Pamir cinese e dall’Himalaya indiano attraversano le vallate del Wakhan, e ancora oggi, come milioni di anni fa, i nomadi dell’Hindukush e del Nuristan fanno la guardia, lasciandosi guidare dai radiosi Deva delle grandi montagne che limitano il loro orizzonte. I geografi e i botanici sanno che è in queste regioni, come in quelle del Mato Grosso brasiliano, che la Natura ha prodotto il meglio del suo sogno.

“Il Wakhan Degli Esoterici” di Abdul Ghiyas Alingar
dalla rivista n°23 (gennaio-febbraio 1983) – L’Età Dell’Acquario – diretta da Bernardino del Boca

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