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164. Essere Uno con il Tutto di Vittorio Marchi

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Di seguito un articolo di Vittorio Marchi (insegnante di Fisica e ricercatore nonché eccellente indagatore dello “spirito”) di cui noi apprezziamo particolarmente l’intero suo lavoro, accademico ed extra-accademico.

*****

Da uno studio approfondito risulta (ed è possibile dimostrarlo) che a differenza della concezione delle dottrine cattolica ed evangelica, la dottrina della rinascita faceva parte del cristianesimo delle origini. La professavano molti padri della Chiesa: Agostino, Girolamo, Tertulliano, Sinesio, Origene e lo stesso Gesù, come si può ricavare da una analisi in S. Matteo dei capitoli XI, XVII ed altri.

In tempi diversi e molto più lontani, la stessa dottrina fu proclamata da Indù, buddisti, Egizi, Greci, Ebrei, Esseni, Etruschi, Indiani d’America, aborigeni australiani … Nei Veda se ne trovano tracce, 2.000 a.C.

Senonché, neppure Voltaire, lo scettico degli scettici, nonostante la sua sorprendente affermazione – “Non è  più sorprendente il fatto di essere nati due volte invece di una, dal momento che tutto in natura è resurrezione” – fu capace con queste parole di resuscitarla dall’abisso in cui gli antichi vescovi della Chiesa del VI secolo seppero precipitarla. Diceva Baruch Spinosa nel XVII secolo: Deus sive Natura (Dio, ovvero la Natura). Dio è Natura che si fa Natura. Natura naturans coincidente con la Natura naturata.

Il razionalismo, il positivismo, il dogma scientista ci hanno troppo allontanato dalla ruota delle esistenze, dalla life map (la pista della vita).

Diversamente, con un come back spettacolare, noi dovremmo tornare al nostro biodromo universale, ove Bios e Tanatos si succedono all’infinito, secondo un processo circolare.

Sviluppato simbolicamente, esso fu espresso dallo “0” (Zero) dei Maya, che simtropicamente rappresentava sia il Nulla che la Matrice del Tutto. Ecco il punto. L’uomo comune non conosce tutte le cause e le conseguenze delle cose, ed è per questo che egli vede le cose stesse nascere e morire: vede le cose sub specie temporis.

Il suo schema mentale e il suo pensiero sono lineari.

Hanno un’origine ed una fine. Il realizzato invece conosce tutte le cause e tutte le conseguenze delle cose, in quanto presenti nel suo pensiero, e dunque vede le cose sub specie aeternatatis. Il suo pensiero è circolare. Per lui le cose non nascono, né periscono, non sono collocabili nel tempo (inessente), ma sono eterne.

Sulla ruota dell’Infinito questi due aspetti esistono sempre e comunque, indissolubilmente e contemporaneamente co-presenti.

Reincarnazione e resurrezione

A questo proposito esiste nel mondo una grande confusione. c’è chi parla del passaggio dell’uomo dal cielo alla terra (incarnazione) e chi invece parla di passaggio dell’uomo dalla terra al cielo (resurrezione).

Cosicchè i tre quinti (60%) dell’umanità credono nella reincarnazione, un quinto (20%) crede nella resurrezione ed un quinto (20%) crede nella morte definitiva. Il 90% delle dottrine del mondo dichiara questo, perché tali religioni sono duali.

È ciò ha come immediata conseguenza che una simile immaginazione causa una visione di morte, perché la radice di tutto ciò che appare come morte, deriva dalla limitazione dell’illimitato (limen). La mente umana – invece di afferrare il cerchio ciclico della trasformazione in due aspetti della vita materiale (carne corporea, incarnazione visibile) e spirituale (carne incorporea, resurrezione invisibile), come l’una l’eterno coronamento dell’altra – preferisce parlare di reincarnazione e resurrezione per contrapposizione.

Così l’Oriente ha scoperto la Reincarnazione e l’Occidente la Resurrezione. Ma, al di là della foresta degli stupori che la cosa può sollevare, non è stato afferrato il principio così mirabilmente esposto dal grande iniziato Victor Hugo: “La tomba per l’uomo è il guardaroba dove ‘Dio’ (il Tutto dell’Esistente o Uno) viene di volta in volta a cambiarsi d’abito”.

Scienza e Misticismo

Scienza e misticismo sono come due gambe che consentono all’uomo di avanzare verso la stessa meta. E la meta si chiama verità. E la verità si chiama verità, non perché non è falsa o perché sia il contrario del vero, altrimenti si cadrebbe nel dualismo e nella contrapposizione, ma perché è unica. Per rendere meglio l’idea, c’è una potente metafora, ignorata da tutti i canoni religiosi del mondo: un giorno Gesù disse che tutto l’Universo è figlio di una donna sterile. Dunque la Creazione è un mito. Dio stesso è un mito. La Verginità della Madonna (simbolo della Vita) è un mito. Finalmente sono caduti i miti, e ora si possono spiegare.

Il fatto è che gli uomini hanno voluto dare il nome di Dio, Padre, Assoluto, ad un Ente locale, Creatore e talvolta antropomorfo, invece che ad una Divinità, Coscienza Cosmica, non-locale, Increata, Vergine, Immacolata concezione, perché non mai partorito, in quanto unica.

E ciò è potuto accadere per millenni e millenni perché da sempre il fatto che la materia sia intessuta in modo così straordinariamente perfetto, fino a manifestare un’intelligenza del più alto livello ed in modo così stupefacente, ha finito per implicare nella mente degli uomini la presenza di Un Grande Progettista, di Un Grande Orologiaio distaccato, di Un Grande Orchestratore esterno, di Un Grande Architetto costruttore, Super Direttore dell’Universo.

E ciò è avvenuto nonostante la ricerca abbia ormai dimostrato largamente che tutti i sistemi viventi (dato che neanche un atomo è materia inerte) sono in grado di assemblarsi da soli in maniera strabiliante, a seguito di una trasformazione auto-organizzata (auto-arrangiata) che lascia sbalorditi. L’uomo è solo l’adulto della cosiddetta creazione, mentre le pietre sono i bambini.

Ovviamente questa conclusione, (oltre quella che esista solo l’Increato, senza forma e dimensioni e che di conseguenza Generante e Generato, padre e figlio, si rigenerano reciprocamente, invertendo i loro ruoli all’infinito, intercambiandoseli, come il seme e l’albero, in cui l’uno produce l’altro, pur rimanendo sempre UNO), suona come una blasfemia agli occhi di una qualsiasi istituzione religiosa.

Eppure, viene in mente Dante, altro iniziato, quando dice: “Vergine (Vir-agens, forza agente) Madre (la Vita Infinita, di cui Eva/Madonna è simbolo), figlia di tuo figlio” (XXXIII Canto del Paradiso). Se il verso fosse preso alla lettera, anziché nel suo profondo significato, come ciò potrebbe essere possibile?

Ciò spiega, come afferma la fisica quantistica, che una lunghissima evoluzione, durata miliardi e miliardi di anni, ha portato l’Universo Organico, l’Osservato (detto Dio o Padre, una struttura naturale interamente intelligente) a configurarsi fino al punto di assumere lo stesso corpo del suo stesso Osservatore (detto Figlio). “Il suo Fattore si fece sua Fattura” dice ancora Dante (XXXIII Canto del Paradiso).

Questo significa che ex duo unus: creandosi il mondo si osserva e osservandosi si crea. Ciò che esiste dunque è soltanto un Campo Unificato ed Informazionale totale, di cui la pietra, il fiore, l’insetto e l’uomo sono soltanto il risultato, in termini di un ego emergente, che ne conserva memoria, ciascuno al proprio livello coscienziale, vibrazionale ed energetico.

Pertanto l’informazione primordiale totalizzante e onnipervadente annulla il concetto di separazione tra Materia e Spirito.

Ecco perché le indagini condotte dal CERN di Ginevra hanno ormai appurato che la nuova sostanza primordiale, base della formazione dell’Universo (e dell’uomo, sua manifestazione tangibile), non è la materia, ma l’Informazione.

Per cui la Fisica stessa oggi sta ormai affermando che lungi dall’essere riducibile ad una semplice interazione meccanica, la Materia stessa sembra assomigliare sempre di meno ad una sostanza solida, rigida, inerte e sempre di più ad un Campo di Pensiero vivo ed intelligente, detto Coscienza cosmica.

Questo campo ci rimanda con il ricordo al Dr. Robert Monr, un ex dirigente radiofonico e televisivo di una nota emittente radiofonica americana, che narrava la sua esperienza di confine (NDE, Near Death Esperience), in uno stato di flatline, in una dimensione fuori del corpo, dello spazio e del tempo.

Egli non ha potuto negare di essersi trovato a passare attraverso oggetti solidi e di poter percorrere enormi distanze in un batter d’occhio, semplicemente pensando di essere dove immaginava di essere: “Mi trovavo istantaneamente Ovunque in modo ubiquitario. Pensare significava avere un corpo, e avere un corpo significava essere una struttura di pensiero”.

Il che significa che quel mondo naturale, che si credeva solido e intangibile, sta svanendo sotto i nostri occhi nella evanescenza della sua inconsistenza materiale, per trasformarsi in pura e semplice Coscienza o Informazione. Un Campo di Coscienza universale, interamente vivo ed intelligente, ove non c’è posto per la morte, ma solo spazio per passaggi o transizioni da un piano di esistenza ad un altro.

Ciò è quanto emerge anche negli studi condotti a partire dal 2008 dall’Università di Southampton nell’ambito del Progetto Coscienza Umana per il lancio dello studio AWARE, il più grande studio scientifico del mondo su ciò che accade quando si muore, una collaborazione internazionale con la partecipazione di scienziati (e medici) che richiedono di unire le forze per studiare il cervello umano, la coscienza e la morte clinica.

In particolare in questo programma la focalizzazione della questione viene fatta ricadere sulla conoscenza durante il processo di rianimazione.

Tutto questo conferma quello che la nostra scienza, in ogni suo aspetto, vuole sottolineare per una mente occidentale, la quale non è portata tanto facilmente ad arrendersi all’invisibile realtà, ma vuole delle prove concrete, che siano fornite in modo scientifico.

Campo Unificato Totale e Forma

Oggi noi sappiamo che l’Energia si offre ai nostri occhi di osservatori come particella, mentre in sua assenza si comporta come onda. L’osservazione trasforma l’onda in corpuscolo per una interferenza fotonica, inevitabile quando si osserva qualcosa.

Non solo, ma le particelle sub-atomiche, comunque le si frantumi, non possono essere suddivise in parti sempre più piccole all’infinito. Oltre un certo limite si ottiene sempre lo stesso risultato: le parti più piccole non sono mai più piccole di quelle originarie, ma hanno le stesse dimensioni.

Il che significa che ogni particella contiene già in un’analoga particella, di fatto inseparabile. Per cui ogni particella ne genera un’altra e da questa viene generata, indivisibilmente.

E questa è un’altra prova che l’intero campo informazionale intelligente – denso e non denso o sottile, fatto di particelle subatomiche che poi diventano atomi, mentre gli atomi si trasformano in molecole, le molecole in catene sempre più complesse fino a costruire virus, batteri, piante, animali e uomo – è indivisibile da se stesso. E quindi vive sempre sotto qualsiasi forma o aspetto esso possa assumere. Si tratta di una vera e propria coscienza cosmica o Coscienza dell’Infinito, come affermava lo stesso Max Planck, padre della fisica quantistica, nel 1944.

È evidente che nella sua manifestazione questa architettura cosmica assuma una forma. Ma che cos’è la forma? La forma è solo un’area del Campo Unificato Totale da cui sembra separata e distinta solo per la sua maggiore densità vibratoria in quella particolare zona del campo. La forma è come il ghiaccio rispetto all’acqua. L’essenza è la medesima. Se si vuole: una goccia rispetto all’oceano, per usare una metafora, un coagulo di latte rispetto al latte stesso.

Solo in questo senso è da concepirsi che la coscienza è un’essenza cosmica fisicamente mentale e intelligente, nella logica della sua unicità, l’Uni-verso ha senso, e noi con lui, solo se lo si considera un circuito a specchio che si riflette sempre e infinitamente su se stesso?

Noi oggi continuiamo a parlare di aldiquà e aldilà solo perché ci troviamo con il nostro punto di osservazione in una di queste due zone. Non riusciamo ad elevarci al di sopra di essa.

Mentre in realtà, cosa dovremmo fare?

Dovremmo comportarci esattamente come si comporta un astronauta. Da un satellite che orbita intorno alla Terra noi potremmo vedere la luce in America e la notte in Europa, contemporaneamente. Con un colpo d’occhio unico, ci accorgeremmo che le due polarità coesistono in uno spazio unico, perché particolarmente ampio. Ma questa visione si annulla quando lo spazio diventa stretto e quando lo sguardo passa dall’osservazione del totale a quella del particolare.

Se rimanessimo nel Campo (informativo) dell’osservazione totale allora ci accorgeremmo (da accorgersi, metanoin, lett. cambiare il proprio modo di pensare, espressione usata da Gesù) che l’Esistente è un singolo Organismo, una Univivente Realtà Organica, fatta di compartecipazione congiunta tra Chi osserva il Tutto ed il Tutto dell’Esistente che viene osservato. Altrimenti rimarremo estranei a noi stessi, intrappolati nella visione dell’Altrove anziché in quella dell’essere l’Ovunque e nell’Ovunque, e non vedremo niente e non sapremo nulla di noi stessi. Ipotesi, tesi, filosofie, metafisiche e altro continueranno a rimanere sovrani/e e a tessere il fascino del mistero.

A nulla servirà neppure l’esperimento eseguito a Ginevra, in Svizzera, che porta persino alla formulazione del concetto di Entanglement: due fotoni (e noi siamo fatti di quelli), separati tra loro e avviati in un circuito a fibre ottiche a 14 miglia di distanza (22 Km circa) l’uno dall’altro, rimangono sempre gemellati e in comunicazione, anche quando viene loro imposto di fare una scelta, cosa che essi fanno simultaneamente, come se fossero uniti.

E come i fotoni, i quark, i bosoni o i muoni si comportano tutti gli elementi dell’Universo, i quali rimangono al telefono tra di loro 24 ore su 24. Si può dunque dedurre che se tutto è collegato, o meglio, che se nulla del tutto è stato mai disgiunto, siamo davanti ad un Continuum, in cui anche un elettrone ha una tendenza mentale (Nobel Carlo Rubbia), al pari di un unico Organismo Universale, in cui istanti, momenti, periodi, durate, distanze, lontananze, vicinanze (che non siano apparenti) non esistono. Secundum, Tertium o Plurimum non datur.

La differenza tra Ego ed Io

La differenza tra Ego ed Io è enorme. L’Ego ha, l’Io è. L’Ego pensa di morire, l’Io vive in eterno. Quando tu, come essere umano, assumerai la consapevolezza di essere nell’Io o un Io, allora avrai raggiunta la massima consolazione, quella di sapere che tu sei e non che tu hai un dio. Questo significa essere Uno con il Tutto.

Essere è Uno (intero, integro, intatto, vivente). Avere è Due (spezzato, rotto, infranto, morto).

Quando tu “sei”, non hai più … (bisogno di nulla).

tratto da “Scienza e Conoscenza”
trimestrale (novembre 2011) di Nuove Scienze e Antica Saggezza – www.scienzaeconoscenza.it –

Testi di Vittorio Marchi consigliati:
L’Uno detto Dio Macro Edizioni, 2006
La Scienza dell’Uno Macro Edizioni, 2007
Mirjel, il Meraviglioso Uno Macro Edizioni, 2009
Noi e l’Infinito (DVD) Macro Video, 2009
La Grande Equazione, Macro Edizioni, 2012

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