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181. Prefazione alla “Isavasyopanisad” di Mario Mazzoleni

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Si vuol far conoscere, di seguito, la illuminante prefazione alla “Isavasyopanisad” fatta da una Grande Anima quale è stato don Mario Mazzoleni.

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Sulla via della ricerca spirituale segnalata dai divini insegnamenti di Sri Sathya Sai Baba e contrassegnata dalle inestimabili esortazioni dell’Avatar, disceso sulla terra col preciso scopo di ripristinare e spiegare le Sacre Scritture più antiche, mi è sembrato opportuno, per non dire doveroso, proporre i sacri testi vedantici secondo un’edizione che rispettasse le esigenze del ricercatore più scrupoloso, ma che insieme non escludesse da questo studio gli animi più semplici e meno avvezzi alle ardue scalate della filosofia Advaita.

In questo libro, che apre una collana col proposito di portare in Occidente un autentico tesoro di conoscenza e di liberazione, mi sono prefissato di esporre accanto alla traduzione più fedele possibile, quei passi, tratti da vari interventi di Sai Baba, che gettano luce sui temi dell’originale vedico. È una inestimabile fortuna che in quest’epoca ci sia al nostro fianco l’Avatar in persona, le cui esortazioni ed insegnamenti non solo sono una guida sicura sulle acrobatiche alture del Vedanta, ma costituiscono a loro volta una nuova e moderna Sruti, una Sacra Scrittura di fresca composizione, una novella Rivelazione garantita alla Fonte.
Sai Baba, infatti è senza alcun dubbio, in questo campo, il Supremo Maestro: “Oggi il maggior difetto è la carenza di persone che vadano alla ricerca della natura dell’Atman (Atmavicara), il che causa tutta questa mancanza di pace (Asanti). Se siete impazienti di conoscere la Verità su voi stessi non avrete preso la via sbagliata, anche se non credete in Dio. Tutti i vasi son fatti d’argilla, i gioielli di oro, e i tessuti di filo. Dove par di vedere la diversità, c’è solo unità: la sostanza dei vasi è una e indivisibile. Essa è il Brahman, è l’Atman, che è anche la vostra stessa sostanza di base. Le Upanisad sono il testo migliore dell’Atmavicara. Come il corso di un fiume è regolato dagli argini perché le acque di piena vadano al mare, così le Upanisad regolano e insegnano la restrizione dei sensi, della mente e dell’intelletto e aiutano l’uomo a raggiungere il mare e a fondere la sua individualità nell’Assoluto. Studiate le Upanisad e seguitele mettendo in pratica i loro consigli. Non basta sfogliare un atlante o leggere una guida per farvi sentire il piacere del vero viaggio e neppure per darvi una piccola parte della gioia e della conoscenza che esso vi darebbe. Ricordate che le Upanisad e la Gita sono solo carte geografiche, guide di viaggio”. (La Voce dell’Avatar II, i. 93)

Nello studio dei vari versi dell’Upanisad, non si potevano tralasciare i commentari del grande Sankaracarya, autentica incarnazione di Siva apparsa nel mondo per fornire la corretta interpretazione delle Scritture. Da questa sacra figura, a cui fanno riferimento ormai tutte le correnti della più alta filosofia, Sai Baba riprende concetti e idee che ripropone ai nuovi ricercatori, con la sovrabbondante freschezza del proprio insegnamento. “Sankaracarya – dice Baba di Lui – ottenne Discernimento e Distacco senza dover passare attraverso l’esperienza del mondo, mentre altri non ci arrivarono neppure dopo travagli interminabili”. (La Voce dell’Avatar II, i. 101)
Il commento di Sankara viene tuttavia esposto con uno stile così scolastico e minuzioso che può mettere in seria difficoltà lo studioso e, nel migliore dei casi, lo trascina in un campo di astrazioni che possono provocare virtuosismi e aridità intellettuali. Sri Aurobindo denuncia lo stesso problema nel suo studio sull’Isa Upanisad: “La Isa Upanisad è il vangelo della vita divina nel mondo, un enunciato delle condizioni che possono renderla possibile e dello spirito in cui viverla … Sankara ne riduce il pensiero raffinato e l’espressione ammirevole a qualcosa di incoerente e maldestramente abborracciato. Questo errore, per quanto di nobili origini, dev’essere eliminato, affinché la pura e semplice Verità possa rivelarsi. È, il suo, un sistema che continua ad attrarre l’intellettualità più astratta in me e rappresenta quella che potrei chiamare una verità intermediaria o mediata che non perde mai una sua validità. Ma quando cerca di governare il pensiero e la vita dell’uomo, di perpetuarsi quale unica verità del Vedanta, lo sento in conflitto col Vedanta più antico, sento che stoltifica l’Upanisad e mette in pericolo tutte le nostre più elevate attività umane senza arrivare a darci in cambio la suprema verità spirituale”. (Sri Aurobindo, La Isha Upanishad, p. 6).

Nel rispetto anche della critica di questo grande saggio, ci siamo serviti delle elaborazioni di Sankara solo per quanto esse ci potevano illuminare sulla vita morale che consegue dallo studio delle Upanisad, tralasciando tutta la sua complicata analisi logica, grammaticale ed etimologica sul testo, o sintetizzandola nelle note lessicali che compaiono dopo la traslitterazione del testo in alfabeto devanagari (sanscrito).

Con questo lavoro si vuole evitare nel modo più categorico la disquisizione teologica, generatrice di diatribe e controversie improduttive. Scopo delle Upanisad è portare l’uomo alle vette più elevate della Spiritualità, a volte chiedendogli qualche arduo salto, ma soprattutto facendo appello alla sua intuizione.

“Le Upanisad – continua Sri Aurobindo – sono portatrici di illuminazione e non di istruzione; sono state composte ad uso di cercatori che già avevano una familiarità generale con le idee dei veggenti vedici e vedantici, o anche qualche esperienza personale delle verità su cui queste si fondavano, e quindi il loro stile non si cura di rendere esplicite le transizioni del pensiero e lascia in embrione le nozioni sottintese o subordinate. Ogni strofa dell’Isa Upanisad riposa su più idee, implicite nel testo, ma mai esplicitamente sviluppate; anche il ragionamento che ne sostiene le conclusioni è solo suggerito dalle parole e mai viene spiegato all’intelligenza”. (Ibid., p. 20)

Scopo del commento del curatore non è, dunque, quello di aprire dibattiti, ma di confezionare gli insegnamenti dei grandi Maestri di Sapienza e suggerire pensieri di meditazione, affinché l’ascesi sia agevolata dalla comprensione, in prima istanza razionale, ancella di una conoscenza più profonda e di una conoscenza più dilatata, che proviene dall’intuizione. I testi vedici non sono di facile interpretazione; il curatore non pretende di fornire interpretazioni ufficiali, - esistono forse dogmi in un campo così intimo come quello spirituale? – ma svolge il ruolo di segnaletica per una pista che sia di aiuto allo scalatore.

Gli Scritti Sacri che ci accingiamo a studiare sono stati composti per tutto il genere umano, sebbene pochi fra gli uomini siano disposti a beneficiarne. Soprattutto l’uomo occidentale, ormai stanco di religioni pragmatiste e compromesse col potere temporale, politico ed economico, avrà da questa Parola di Dio pura ed originale il balsamo curativo della sua delusione e il farmaco più efficace per elevare la qualità della propria vita fino al livello della Realizzazione. La religione, infatti, necessita oggi più che mai di interiorizzazione: prima di essere collettiva e comunitaria, una religione deve risolvere nel silenzio della ricerca interiore i numerosi conflitti che turbano l’animo umano e impediscono l’ascesi. La Spiritualità nasce prima della Religione e trascende quest’ultima essendone anche il fine ultimo.

Grato alla gloriosa memoria del Divino Sankara, offro questo studio al Supremo Maestro, Sri Sathya Sai Baba, la cui Realtà Immanifesta dimora nel cuore di ognuno di noi, e invoco la Sua Benedizione su quanti vorranno dissetarsi alla medesima fonte vedica.

Se è vero quanto si afferma nella Gita, e cioè che “uno fra mille cerca Dio e di costoro uno fra mille Lo trova”, riterremo raggiunto lo scopo di questa pubblicazione qualora un solo essere umano ne riceva beneficio, scoprendo l’indirizzo che lo riporterà alla sua vera Casa.

Mario Mazzoleni

tratto da “Isavasyopanisad” (Il Divino che tutto avvolge)
– con il commento di Sankara e di Sri Sathya Sai Baba – Edizioni Milesi


Testi, di (Don) Mario Mazzoleni, consigliati:
Un Sacerdote incontra Sai Baba – Armenia Editore 1991
L’Albero dei Desideri – Milesi Editore 1993
L’”intervista” – MacroPost 1998

Sacerdote dal 1969 fino al 1992; negli anni 1972-75: Licenza in Scienze Teologiche e Dottorato in Sacra Teologia Morale; dal 1976 al 1979 collaboratore del quotidiano L’Avvenire e di Radio Vaticana.
Approfondito studioso di Filosofia Orientale viaggia in India visitando molti ashram. Studia gli insegnamenti di Babaji Haidakhan, Krishnamurti, Yogananda, Kriyananda, Maharishi Mahesh Yogi e molti altri per sentirsi arrivato al “giusto punto di partenza”: la grandezza spirituale di Sai Baba. Questo riconoscimento della sua coscienza gli costerà, nel 1992, la scomunica per “eresia” dalla Chiesa Cattolica. Il 24 settembre 2001 lascia il corpo mortale alla presenza di Sai Baba.

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