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393. I “Centri Occulti”, la “Sakti” (il Potere) e la “Prakrti”

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Quanto si cerca di dire in tale sede, deve essere considerato al di là delle terminologie usate da una corrente o l’altra di pensiero: i nomi cambiano, per dire le stesse cose.
Gli argomenti che sovente dissertiamo, dal punto di vista in cui lo facciamo, esigono una considerazione d’ordine superiore. Rifuggiamo, in modo incontestabile, da tutti quegli approcci negativi fatti con malafede, suggestione, superstizione, perversione, ignoranza metafisica.

L’ignoranza, la non-conoscenza condiziona la natura degli esseri manifestati che perseverano nello stato di obliati. L’ignoranza genera l’illusione dell’esistenza separata. L’ignoranza è sovrapposta, non opposta, alla conoscenza della Realtà (Vidya).

Tutti gli argomenti di spiritualità, di esoterismo, di exoterismo, di occultismo, di magia, di religione, di filosofia, di teosofia, di metafisica, di iniziazione, di contro-iniziazione, ecc. sono delicati e bisogna parlarne con serietà, impegno, rispetto, senza difetti di coscienza critica.
Chi si inoltra in tali argomentazioni con giudizi avventati sbaglia direzione.
Tali tematiche non sono di dominio comune degli enti planetari perché implicano dure discipline o, in alcuni casi, particolari doti.
Tentiamo, di seguito, di far coincidere il sapere e la realtà del suo oggetto.

L’unione di purusa con prakrti manifesta il mondo.
Il purusa è il supremo, il Principio spirituale universale, l’Uomo universale.
Prakrti è la Sostanza cosmica, la “possibilità” di campo dinamico ed energetico.

L’unione di purusa con prakrti attiva il campo dinamico ed energetico: purusa con la sua sola presenza, senza partecipare all’azione, provoca le attività di prakrti e si ha la Manifestazione universale.
Prakrti manifesta il dinamismo insito nella staticità di purusa.
Nell’ente planetario possiamo vedere purusa nel loto del Cuore (Cakra Anahata) come Brahma. Ma è anche il Brahman nirguna (senza attributi, non qualificato), l’Assoluto, come “sempre presente”.
Purusa va pensato come il “sempre presente” in ogni aspetto relativo, in ogni aspetto della vita sul piano della forma-apparenza.
Prakrti è quindi Maya, la sostanza primordiale indifferenziata.
Prakrti pur essendo “una” (indistinta) contiene una triplicità virtuale che si attualizza per l’influenza di purusa.

Questa triplicità virtuale è costituita dai tre guna (qualità-attributi):
·    Sattva (equilibrio)
·    Rajas (attività)
·    Tamas (passività)

Guna sta per “corda”, “filo”; qualità costitutiva, attributo. Dall’intreccio dei guna si originano gli elementi sottili (i bhuta appartenenti al piano sottile-luminoso o energetico della manifestazione) e da questi gli elementi grossolani (mahabhuta o sthulabhuta) che sul piano fisico-denso sono i costituenti dei corpi fisici.
I guna sono alla base della manifestazione (da essi scaturiscono le infinite cose).
I guna sono presenti tanto nella realtà fenomenologica (individuale e universale) sottile e grossolana quanto in relazione ai piani di esistenza.
Lo stato di perfetto equilibrio tra i guna è chiamato Gunasamavastha.
Ciò che è al di là dei tre guna, ciò che trascende il triplice mondo qualificato, è quanto chiamiamo la “Sfera dell’Alto”.
Il mondo fenomenico, sul piano universale, è quello che chiamiamo la “Sfera del Basso”, ambito nel quale devono risvegliarsi gli enti spiritualmente addormentati, soggetti cioè al sonno della coscienza (obliati). È il piano dove effettuare la scelta fondamentale per intraprendere consapevolmente un sentiero realizzativo (dal carattere sacro, rituale o simbolico). Non effettuare una scelta in tal senso significa restare nella concezione di una vita ordinaria e aver scelto di partecipare al processo di degenerazione in atto nel mondo. La vita ordinaria lega l’individuo al punto di vista della “quantità”, dell’”apparenza”. Si tratta di quel punto di vista che rende ciechi al mondo delle cause. Il mondo fenomenico è il luogo dove l’Esistenza Universale sottomette tutti gli esseri manifestati alle condizioni dei guna.
Entro la realtà in cui giocano i guna, quindi, c’è il mondo fenomenico, sottile e grossolano, invisibile e visibile, quello in cui si sperimenta lo spazio e il tempo, il divenire, il cambiamento, la trasformazione, quello in cui si manifesta il dominio dell’apparire e dell’avere. Quello in cui l’ente ancora obliato si identifica con l’azione-esperienza.
I tre guna sono in equilibrio perfetto nell’Indifferenziazione Primordiale e ogni manifestazione, quindi, rappresenta la rottura di questo equilibrio. Gli enti incarnati nella manifestazione devono fare lo sforzo di riportare i guna in perfetto equilibrio. Essi condizionano nella manifestazione, individuale e universale, l’equilibrio necessario. Gli enti si classificano naturalmente in base al guna che lasciano prevalere in essi. In proporzioni diverse, ogni essere manifestato ricomprende tutti e tre i guna.

Sattva, quando predomina nell’individuo, fa prevalere l’intellettualità fino ad arrivare alla buddhi, nei casi di un Sadhaka avanzato. Sattva è la luce intellegibile, lo stato di conoscenza, rivela una tendenza ascendente.
Rajas è l’impulso espansivo che spinge un ente verso un determinato livello di esistenza, verso una qualche forma di realizzazione nello stato umano. Nella predominanza di rajas si distinguono l’emozionalità, la sentimentalità (rabbia, rancore, emozione, passione, ecc.) che mettono in moto le caratteristiche che gli corrispondono.
Tamas è l’ignoranza, l’oscurità, l’inerzia, la pesantezza, rivela una tendenza discendente.

Va precisato, per la comprensione del nostro discorso, che i piani causale, sottile e grossolano della manifestazione non sono entità separate.

Per avere una sintesi chiara di quanto detto:

1 esistono aspetti di diversa densità (condensazione) della medesima Esistenza unica (aspetti vibratori di un unico Essere universale);
2 il grado di condensazione di ciascun aspetto corrisponde alla distanza dal Principio;
3 questi aspetti condensati risultano contenuti l’uno nell’altro (hanno potenziali espressioni interne).

Schema della qualificazione della sostanza cosmica costituente l’esistente:
·    “Qualificazione” dell’Essere universale (Brahman saguna)
·    i guna, “qualità” o “attributi” della sostanza indifferenziata (prakrti)
·    dalla commistione dei guna (i costitutivi di base), nascono i cinque elementi sottili (suksmabhuta): akasa-etere, vayu-aria, tejas-fuoco, ap-acqua, prthvi-terra
·    dal mescolamento degli elementi sottili prendono corpo gli elementi grossolani: akasa-etere, vayu-aria, tejas-fuoco, ap-acqua, prthvi-terra.

Ciascun elemento grossolano (sthulabhuta) rivela la presenza di tutti e cinque gli elementi sottili (bhuta) con prevalenza dell’elemento sottile in atto.
Siva, con l’epiteto Bhutanatha, è considerato il Signore dei bhuta.

I bhuta non corrispondono ad enti fisici oggettivi ma a qualità sostanziali che ne caratterizzano la natura. Sono gli organi di percezione sensoriale (jnanendriya)  che fanno esperienza degli elementi grossolani sul piano fisico-denso, grazie alle qualità sostanziali degli elementi sottili che caratterizzano la specifica sfera di esistenza e attività.

Quindi la manifestazione universale nel suo aspetto sottile e grossolano viene formata dai bhuta e dagli sthulabhuta nell’aspetto formale di Hiranyagarbha (il Germe d’oro, l’Uovo cosmico). Hiranyagarbha è la totalità della manifestazione sottile nell’ordine universale dell’esistenza (compreso l’aspetto sottile individuato). Hiranyagarbha è uno dei tre “stati” dell’Essere.

I tre “stati” dell’Essere, detti Avasthatraya, sono:
1 veglia-grossolano (Virat)
2 sogno-sottile (Hiranyagarbha)
3 sonno profondo-causale (Isvara).

Il testimone (il -atman) dei tre “stati” è chiamato Avasthatrayasaksin. Il -atman, pura Coscienza senza modificazioni (nirvikalpa), è il Testimone (saksin) degli stati relativi o modificati.

I Mahabhuta sono i costituenti del corpo grossolano (Sthulasarira), nell’ente incarnato, e del corrispondente piano di manifestazione (Vaisvanara). In Vaisvanara il corpo e la mente sono attivi e vi interagiscono.

Fatta questa necessaria premessa, la dissertazione verterà, da questo punto in poi, intorno alle specifiche del titolo di questo lavoro.
Premettiamo che sono in molti a fare confusione tra occultismo, esoterismo, misteri, teosofia, ermetismo (filosofia ermetica), gnosi, magia, teurgia, alchimia, stregoneria, negromanzia, satanismo, astrologia, taoismo, tantrismo, numerologia, qabbalah, divinazione, paranormale, sciamanesimo, spiritismo, channeling, new age e quant’altro.
La parola “occulto” deriva dal latino occultus, cioè nascosto. La parola ha assunto il significato di “conoscenza di ciò che è nascosto” (invisibile, soprannaturale, velato, ecc.).
L’occulto è quindi “ciò che è al di là della comprensione e della conoscenza ordinaria”.
Le parole occulto, occultismo, occultisti si sono rivestite, nei secoli, di una valenza negativa e hanno dato adito a concezioni erronee.
Per “Occulto” dovrebbe intendersi, dal punto di vista della realtà transitoria in cui ci troviamo, lo Spirito quale “centro” di ogni cosa e, quindi, la “Realtà” più segreta e nascosta: la realtà transitoria (la sostanza cosmica quale prakrti) riveste esteriormente il Reale e l’occultismo la esplora per conoscerne la natura profonda dei costituenti, per mezzo dello sviluppo di possibilità che osservino l’interno delle cose invisibili così da scoprirne il “sempre presente”. Si tratta di investigare la profonda natura della manifestazione universale, che non può essere compresa usando solo la ragione o la scienza materiale.
È tuttavia vero, che l’occultismo (o le Scienze occulte) tiene “nascoste” le  conoscenze di cui tratta, per proteggerle dall’ignoranza o per sfuggire alle pericolose reazioni da parte del potere dominante, quando esso si trova in un’epoca di degenerazione.
Sotto il termine occultismo troviamo un complesso di “pratiche” che si basano sull’esistenza di analogie tra l’essere umano e le realtà sovrasensibili.
Quanto rientra nel cosiddetto occultismo trova il suo fondamento  nell’esoterismo, una “visione” costituita dall’insieme di sistemi di pensiero filosofico e religioso che vanno a formare la base delle pratiche occulte.

È dalla sapienza del mondo antico che sono pervenute fino a noi, purtroppo separate, frammentate, le “conoscenze” facenti parte di un’unica “Scienza”: scienza materiale e religione, filosofia e psicologia degli “stati” dell’essere, fisica e metafisica e tutto questo, oggi, sparso tra scienza materiale, scienza occulta ed esoterismo.
Sono molti coloro che, come alternativa all’ortodossia o al disagio esistenziale, si dedicano a “pratiche” che amano considerare “occulte”, senza però aver mai effettuato un vero e proprio percorso di informazione, formazione e realizzazione. C’è, in molti, un chiaro rifiuto della religione ufficiale, dei costumi sociali, delle ideologie, dell’etica. Trovano, nell’occultismo, una compensazione ad una mancanza o privazione (dell’io).

C’è un occultismo con una vasta area di intellettualità superficiale dalle grandi pretese, che purtroppo riscuote un certo consenso. E c’è un ristretto numero di occultisti che nel loro cuore fanno riferimento alla Tradizione Primordiale dell’esoterismo e si muovono in modo che gli insegnamenti possano essere trasmessi correttamente.
L’occultismo non è un gioco su più livelli culturali ma un grande fiume di conoscenze che non devono ridursi a pure speculazioni o a nebbiose pratiche per soggetti incauti.
Il vero occultismo responsabile fa penetrare e comprendere le forze della natura, cioè il mondo fenomenico, il piano della forma-apparenza, la Sostanza cosmica (Maya-Prakrti), sia nella sua primordialità indifferenziata sia nella sua realtà differenziata. Inoltre si occupa della costituzione degli enti planetari, della loro connessione con l’universale e delle capacità dell’Anima.

Lungo la storia umana l’occultismo al contrario si è distinto per lo più, rispetto alle scuole iniziatiche (per le Dottrine di un sentiero realizzativo), nella dimostrazione della possibilità di esercitare un certo dominio sulla natura, sullo sviluppo delle siddhi (poteri) per influenzare, modificare, trasformare le condizioni del mondo apparente.
L’occultismo dovrebbe riprendere, tutta la sua dignità riunificandosi con tutte le altre “parti” separate, e ricostituire la primordiale Scienza Sacra.
Non si può ignorare la continuità di competenza della Scienza Sacra da un piano di esistenza all’altro ed il suo apporto di equilibrio e di armonia.

Acquisire “poteri” (le siddhi) non significa affatto aver conseguito la Realizzazione. Solo andando fino in fondo al sentiero realizzativo, tramite l’iniziazione, si consegue realmente la Realizzazione completa.
Lo sviluppo dei “poteri”, nell’occultismo, designa le possibilità dell’individuo di esercitare un atto: sul piano delle facoltà psicologiche (facoltà psicomentali) o sul piano della capacità di influire sulla materia (prakrti-maya).
L’occultismo spesso fa ottenere l’espansione dell’io (con interessanti fenomenologie) ma non la sua soluzione e trascendenza, la quale può essere assicurata solo da un sentiero realizzativo percorso fino all’iniziazione e oltre.

L’esoterismo è un sistema di conoscenze in grado di indagare sulla natura e sul cosmo ma soprattutto di condurre, attraverso un sentiero realizzativo, alla realizzazione della Realtà ultima.
L’esoterismo fa conoscere la prakrti per trascenderla non per dominarla e “regnarvi”.
La vita spirituale deve essere diretta e concentrata su un sentiero realizzativo della Tradizione Primordiale.

I “centri occulti” esistono e sono di ordini differenti: esercitano la loro azione in domini ben distinti, ognuno attraverso mezzi appropriati ai rispettivi fini.
In tale ambito non tratteremo, ovviamente, di quei “centri occulti” (che controllano imperialisticamente il mondo) che si celano nell’ombra e che si servono, per esercitare il loro potere, di intermediari legati al mondo della politica, della finanza e dell’industria. Questi “centri” sono più “società segrete” che altro legate, ad un certo livello, a quei “centri occulti” neri di cui parleremo più avanti.
La ricerca del “potere”, per volontà di potenza, negli ambiti dell’occultismo ha aperto corridoi privilegiati all’azione contro-iniziatica.
Il Lato Oscuro infiltra ovunque i propri agenti, consci o inconsci.

Dalla profanazione dei Misteri è nato un occultismo deviato e naturalmente sono nati “centri occulti” molti dei quali sono passati al Lato Oscuro.
I molti “centri occulti” esistenti sono bianchi, neri e fatui.
I “centri” fatui non meritano attenzione.

I “centri occulti” neri servono il volto nascosto del Male. Molti membri di questi “centri”, credendo di aver intrapreso una via spirituale corretta, mancando di auto-discriminazione, hanno cominciato con l’inseguire un potere che appagasse l’io e invece di giungere all’unione col divino hanno trovato la fusione con l’Oscurità. Grande è l’incapacità di molti incauti pseudo-occultisti nel non saper riconoscere quanto appartiene alla Luce e quanto all’Oscurità.
Alcuni pseudo-occultisti sono solo semplici agenti esecutivi in balia dell’influenza dell’Oscuro Signore che tiene sotto la propria ombra i “centri occulti” neri. Sono automi che non sanno nemmeno su quale piano di esistenza sono costretti ad operare: obbediscono inconsapevolmente.
Questi “centri occulti” sono sotto l’influenza dei Maestri dalla luce imperfetta che servono l’Oscuro Signore nel piano-azione del sovvertimento mondiale.
Alcuni di questi “centri occulti” neri sono oscuri laboratori di idee che influenzano quelle società, segrete all’interno e club esclusivi all’esterno, per manovrare le “stanze dei bottoni”.

Alcuni “centri”, ancora oscillanti tra il bianco e il nero, rincorrono il “potere” per esercitarlo sulla prakrti ai fini di aiutare il mondo (secondo i principi a cui dicono di credere) ma le istanze interiori che prevalgono li legano alla realtà illusoria: si tratta di una falsa fede nel regno sensibile che non avrebbe mai dovuto esistere. In questi “centri” vigono spesso principi contro-iniziatici che sarebbe bene non seguire. Questi “centri” finiscono, prima o poi, per servire l’Oscurità.

I “centri occulti” bianchi fanno da faro nel mondo fenomenico per ricordare costantemente la presenza della “Sfera dell’Alto” che aspetta tutti indistintamente, previa una scelta consapevole e il percorrere un sentiero realizzativo. Questi “centri” rischiarano, per non far dimenticare la Luce, ogni concezione superiore della natura (prakrti) e dei destini dell’uomo che devono formarsi lungo l’asse che va dai fenomeni quali opportunità, fino all’esistenza metafisica. Questi “centri occulti” assumono enorme importanza, per l’attitudine sperimentale verso le cose spirituali che promuovono e trasmettono negli insegnamenti.
Questi “centri occulti” bianchi sono i “centri” in cui operano veri iniziati che hanno percorso fino in fondo un sentiero realizzativo ed è per questo che sono sicuri per coloro che vi si imbattono.
Questi “centri” sono sotto l’egida di un Maestro dalla Luce Perfetta (la “Fiamma della Salvezza”) e gestiti da una catena di “iniziati”. Tutto in essi si muove mediante un’organizzazione gerarchica (non formale) che opera secondo la responsabilità dei vari livelli di coscienza dei membri. La rete di questi “centri” è voluta dalla “Centrale dei Maestri” per lo svolgimento di certi “lavori speciali” che possono essere svolti sia sul piano sottile sia sul piano grossolano.
Vengono individuati, secondo le trame karmiche, soggetti con particolari predisposizioni (intuitivi, sensitivi, medianici, mentalisti, profetici, magnetisti, psicocinetici, telecinetici, psicotematici, onirici, visionari, pranici, ecc.) da informare, formare e “iniziare” appositamente.
Percorrere le “vie” di questi “centri occulti” non significa di stare percorrendo un sentiero realizzativo. Lungo la via occulta certamente potranno verificarsi risvegli, salti evolutivi, esperienze illuminanti, trasformazioni (da completare sempre in un sentiero realizzativo) ma non va mai paragonata all’importanza di un sentiero realizzativo che risolve per sempre ciò che appartiene al mondo fenomenico (prakrti), all’illusione (Maya).
Nei “centri occulti” viene insegnato ad usare il Pensiero che, se usato con motivazioni egoiche produce azione karmica (ogni genere di divisioni), se usato in modo impersonale (produce azione dharmica) aiuta ad andare oltre la misura, il tempo e le divisioni.
Gli individui spinti dalla Vita e accolti da questi “centri occulti” bianchi non hanno merito né demerito ed una volta “pronti” svolgono il lavoro loro affidato senza nulla chiedere, senza nulla aspettarsi. Questi individui vengono spinti a sperimentare nell’illusione della materia e quando raggiungono risultati interessanti vengono invitati ad andare oltre le illusioni. Questo “lavoro” agisce in modo speciale sulle strutture mentali collettive per tentare, senza invasività, di far salire verso un piano più alto gli esseri umani. Vi sono gruppi che studiano le catene di reazioni umane. Vengono utilizzati i fenomeni che appaiono all’orizzonte degli eventi con lo scopo di svegliare lo spirito umano verso la realtà superiore. Questi individui si definiscono “occultisti”.
“Occultista” è colui che oltre ad essere un competente esecutivo ha acquisito un certo “sapere”, elevato all’altezza del piano di esistenza in questione.
Gli occultisti dei “centri occulti” bianchi vengono preparati, ed alcuni in particolare, a saper svolgere la funzione di Testimoni, cioè di impersonali Osservatori, senza implicazioni partecipative.  Imparano a saper leggere la trama infinita dei volti della gente; a saper vedere i fatti riguardanti le persone come a simboli; a saper cogliere le incertezze nei cuori; a saper individuare le speranze che possono trasformarsi in strade percorribili; a saper percepire i sogni che possono tradursi in cose possibili.
Alcuni occultisti vengono formati per essere in grado di usare o saper creare “ponti di ascolto” (dell’altra realtà) e sapersi connettere ai centri magnetici della Terra ed utilizzare le triangolazioni con essi. I “centri occulti” bianchi lavorano con i centri magnetici della Terra perché in ognuno di essi si preparano gli elementi per il nuovo piano di coscienza.
Si può tranquillamente affermare che i “centri occulti” bianchi sono dediti a forme di occultismo spirituale.

Gli occultisti neri cercano il “potere” che modifica le cose nella prakrti. Essi sanno di un potere occulto chiamato Kriyasakti e se ne vogliono impossessare. Si tratta di quel “potere” che potrebbe creare le cose attorno a loro, così come facevano una volta gli antichi dèi per creare, o modificare all’infinito le cose create.
Prakrti è Maya (illusione): che senso ha modificare un’illusione quando si è scoperto che tutto è illusione?
Queste ambizioni emergono quando gli enti sono ancora in preda dell’ignoranza metafisica (Avidya).
Gli occultisti neri sono ossessionati dalle “cose” che si possono modificare e non riescono a comprendere che non sono queste che contano ma è il “processo creativo” ad essere importante; lo stesso processo creativo a cui sono interessati gli occultisti bianchi per andare, invece, oltre l’illusione.
I “centri occulti” bianchi conoscono quel “potere” ma sanno bene che si tratta dell’illusione nell’illusione, un inganno nell’autoinganno.

L’immersione nell’illusione dell’esistenza e l’ottenebramento dell’ignoranza metafisica (Avidya) limitano l’ente planetario incarnato.
Non si può definire il Sé riferendosi agli oggetti del flusso illusorio dell’esistenza transitoria.
Il Sé è totalmente privo di attributi. Gli attributi sostengono la conoscenza relativa, quella che deve essere abbandonata per rinascere nel Sé.
Il Sé non si indica ma si realizza soltanto.
La consapevolezza relativa neanche nel corpo sottile può definire il Sé, per i rispettivi attributi che lo caratterizzano.
La grande opera del Sadhaka è quella del “rimuovere” tutti gli oggetti che impediscono la realizzazione del Sé grazie ad una integrale auto- discriminazione.
Usare i migliori attributi significa nascondere sempre di più il Sé e non renderlo palese.
Le qualità-attributi (i guna) non si riferiscono al Sé ma alla prakrti. Il Sé è privo di qualità-attributi (nir = privo di guna = qualità-attributi).
Una volta “rimossa” ogni tipo di qualificazione, si instaura la consapevolezza del Sé inqualificato. Tolti i veli dell’inganno la Realtà del Sé non abbisogna di dimostrazioni di nessun ordine.
Cos’è il Sé se non il Conoscitore (jnata eva atma), cioè l’Assoluto (Kevalah)?


“Mi inchino dinanzi ai Maestri, le grandi Anime che hanno realizzato la suprema Realtà, a coloro simili a Dèi che ai primordi hanno agitato l’immenso oceano dei Veda per trovare il nettare sublime della Conoscenza”.

Upadesasahasri, seconda parte: cap. 19°, 28

“La Suprema Verità è questa:
non vi è né nascita né dissoluzione,
né aspirante alla liberazione né liberato,
né alcuno che sia in schiavitù”.
Mandukya Upanisad di Gaudapada

Riaffermiamo, per concludere, se non fossimo stati espliciti, che l’Occultismo vero, e tutto quanto lo riguarda, va riconosciuto in connessione a quella luminosa tradizione ininterrotta, indipendente dalle particolari forme relative, chiamata Tradizione Primordiale fuori dalle contingenze di tempo e di luogo. La Tradizione Primordiale sottrae la realtà spirituale dalla nebbia dei domini della superstizione, della religione, della morale, della filosofia, dei limiti dei metodi e dei mezzi della scienza ufficiale.
La Tradizione Primordiale è il fondamento che non è stato creato oggi né ieri e le cui origini non-umane si affermano nell’ovunque e nell’eterno presente.

 tratto da "L'invisibile identità del potere nascosto" (su www.amazon.it)

 

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