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12. Il Mondo Perfetto di Gibran Kahlil Gibran

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tratto da Mondo Perfetto di Gibran Kahlil Gibran


“Ascoltami dio che sei smarrito tra gli dei. Destino cortese che vegli su di noi, spiriti erranti, ascoltami. Io, il più imperfetto degli uomini, sono parte di una razza perfetta. Io, caos umano, nebulosa di elementi confusi, mi muovo in mezzo a mondi finiti, gente dalle leggi complete e di ordine perfetto, con pensieri diversi, sogni fissi e visioni schedate e registrate. Le loro virtù, Signore, sono misurate e i loro peccati soppesati, e persino gli innumerevoli atti compresi nel vago confine tra vizio e virtù, sono registrati e catalogati.
Qui i giorni e le notti sono divisi in stagioni di comportamento e governati da regole ben precise: mangiare, bere, dormire, coprire le proprie nudità ed essere stanchi a tempo debito. Lavorare, giocare, cantare, danzare e coricarsi al rintocco dell’orologio. Pensare in questo modo, e ancor più sentire, per poi smettere quando una certa stella affiora all’orizzonte lontano.
Rubare all’amico con un sorriso, donare con un lieve tocco della mano, lodare con prudenza, accusare con cautela, distruggere un’anima con una parola, bruciare un corpo con un soffio, per poi lavarsi le mani alla fine del lavoro quotidiano.
Amare secondo un ordine prestabilito, intrattenere la parte migliore di con metodo, venerare adeguatamente gli dei, stuzzicare il diavolo abilmente, per poi dimenticare tutto come se la memoria fosse morta.
Immaginare con buon senso, contemplare con considerazione, essere felici dolcemente, soffrire con dignità e poi vuotare il calice affinché domani si possa riempirlo ancora.
Signore, tutto ciò è previsto, generato con determinazione, nutrito con esattezza, regolato da leggi, guidato dalla ragione, per poi essere distrutto e seppellito secondo il metodo prescritto; e la tomba nella quale giace tra le anime umane reca anch’essa un marchio e un numero.
È un metodo perfetto, di eccellenza assoluta e di meraviglie supreme, il frutto più rigoglioso del giardino del Signore, l’idea guida dell’universo.
Perché mai, Signore, io, acerbo seme di passione inappagata, furiosa tempesta senza meta, frammento disorientato di un pianeta di fiamme, dovrei restare qui?
Signore delle anime smarrite, tu che sei perduto tra gli dei, vuoi dirmi perché mai mi trovo qui?”.



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