gototopgototop
Registrazione

Centro Paradesha

SEI QUI: Home / Articoli / 453. Politici corrotti. Ma i cittadini italiani? di Francesca Pacini
A+ R A-

453. Politici corrotti. Ma i cittadini italiani? di Francesca Pacini

E-mail Stampa PDF

 

Presentiamo di seguito, molto volentieri, uno scritto di Francesca Pacini con il quale ci siamo imbattuti sulla rete. Sentiamo di dover dire a questa persona, che non conoscevamo affatto, brava, molto brava. Ha espresso, quanto ha scritto, da un livello profondo e sentito, che noi non possiamo che considerare “spirituale”, profondamente spirituale. I primi veri richiami verso una spiritualità autentica si hanno sempre da una forte e sentita ribellione interiore nei confronti delle ingiustizie di questo mondo: dall’osservazione di come sarebbe semplice risolvere facilmente la maggior parte dei problemi umani. La Giustizia e la Pace mancanti nel mondo aprono il cuore a sentimenti virulenti, in chi sente fortemente la loro mancanza, e si fa strada, in modi non convenzionali, una semplice, vera, libera spiritualità (non religiosa) tramite un’ascesi della “parola”, scritta o parlata.
Ripristinare i valori umani perduti nelle possibilità presentate dalla Pacini può essere un concreto inizio di riforma vera degli italiani e del Paese Italia.
Che si moltiplichino esternalizzazioni di tale portata, di quanto il cuore provi e soffra per i “molti che sono uno” (me-io-te-noi).

il Centro Paradesha

*****

La retorica dei “tutti ladri, tutti corrotti” non basta a scagionare le colpe dell’italiano furbetto che evade le tasse. E che, mentre non ti fa la ricevuta, magari si lamenta con te del “governo ladro”, del “rubano tutti”, della disonestà.
Perché, tu che fai, in questo momento, mentre col sorrisetto mi chiedi il conto e non emetti nessuna ricevuta?
E che fai quando pago il caffè? Mi guardi come fosse una criminale, quando ti chiedo  lo scontrino. Poi sbuffi, subisci la mia “estorsione” e me lo fai.
Pazzesco. L’Italia è un paese in cui tutte le cose sono invertite, rovesciate.
E in cui il bue ama dare del cornuto all’asino.
Già, perché gli unici cittadini che possono lamentarsi delle ruberie dello stato sono quelli che le tasse le pagano.
Le pagano per tutti gli altri. Per te, e te, e ancora te.
Solo un caffè, mi dirai. Ma è con le gocce che si forma un oceano.
A forza di “solo” si riempie la stanza di paperon De Paperoni, le evasioni fiscali degli ultimi dieci anni avrebbero aiutato parecchio, se recuperate, a rimettere in sesto il paese.
Poi c’è il finto buonismo, quel ridicolo “Beh con la fattura? Ma se ti faccio la fattura, allora devo farti il venti in più …”.
Eh no, non è solo il venti. L’Iva è un giro di conto e tu, su quella cifra, non paghi una mazza.
Vuoi fare un “nero onesto”? (eh già, arriviamo ai paradossi, ma il senso rimane). Allora venti per cento più trenta per cento in meno, oppure la cifra che dici, più l’iva.
Purtroppo chi non lavora con la partita iva non le capisce, queste cose.
Ma l’educazione del cittadino andrebbe insegnata a scuola, anche con queste “materie”.
Piantiamola con la lagnetta dei politici ladri e gli italiani innocenti.
Non è così.
Ogni giorno, io incontro, nel quotidiano, tanti piccoli politici.
Perché la caratteristica dell’italiano medio non colpisce solo i politici ma ognuno di noi. Lamentoso, arraffone, traffichino e menefreghista, senza nessun senso di solidarietà, di partecipazione comunitaria, l’italiano ha la tendenza ad avere il massimo con il minimo sforzo, e senza  darsi troppo da fare per gli altri.
Poi, certo, ci sono anche quelli onesti, la brava gente. Come ci sono, però, anche i politici seri, e rispettosi.
Ma qui stiamo parlando di una tendenza, un atteggiamento comune e diffuso.
Ma è ora di riconoscere che il politico è la nostra espressione. È uno specchio, impietoso.
Non è mala politica mettere parenti incompetenti nelle università, nelle aziende?
Non è mala politica chiedere il favore di turno? (i voti di scambio mica se li fanno da soli, i politici)
Non è mala politica provare a pagare il meno possibile, sempre e comunque?
“Non arrivo a fine mese”, si dice. Molti non ci arrivano, vero. Una tragedia immane.
Ma ci sono anche quelli come l’imprenditrice che,  intervistata da Ballarò,  si lamentava di essere obbligata a fare il nero per tirare avanti mentre guidava il suo bel Suv, diretta in vacanza a Cortina (ripeto, a Cortina. Non a Filettino) con tanto di sci e occhialoni firmati.
E non sono pochi.
Oppure c’è il podologo che piange miseria mentre sceglie di lavorare tre giorni a settimana, che metterci anche gli altri sarebbe troppa fatica (e intanto evade, serenamente).
Non lo accetto più. Non accetto i vizi iniqui di questo paese che troppe volte  è scaltro e furbetto.
Quando i palazzinari costruivano le loro case beate cresciute sotto l’ombra accogliente dei portafogli di Craxi, nessuno si lamentava. I politici rubavano, ma finché si stava bene, finché si rubava tutti allegramente, non c’era problema.
E invece no, c’era. È troppo comodo destare la coscienza solo quando le cose non vanno più bene.
La coscienza è coscienza, non dipende da un portafoglio.
Io vedo il politico ogni giorno, in mezzo alla gente.
Lo vedo nell’indifferenza di chi vede una donna cadere a terra e la scavalca, lo vedo nella prepotenza di chi sgomita per passarti davanti, di chi prova sempre a fregarti, perché è la norma.
Io lo vedo, e mi chiedo perché ci ostiniamo a non riconoscere la nostra ombra.
Non si parte da loro, si parte da noi.
Eh già.
La politica è ovunque, è in tutti i privilegi e le ruberie che affollano questo paese.
Non sono solo governi e parlamenti.
Poi sì, la gente sta malissimo, gli imprenditori si suicidano, i soldi non bastano.
Ma di tante persone che evadono, molte lo fanno per abitudine. Lo hanno fatto sempre. È un costume, un vizio radicato,come mangiarsi le unghie.
Non ha che fare con la sopravvivenza. Ha a che fare con il nostro carattere.
Ma in quel momento, quando evadi, quando rubi, tu non rubi allo Stato. Rubi a me, a lei, a lui. Rubi a tutti quei cittadini onesti che, con molti sforzi, sanno che devono contribuire.
Poi, solo dopo, potrai lamentarti degli altri.
Ma non potrai farlo fino a quando non sarai tu stesso un esempio.

Francesca Pacini
tratto da http://www.francescapacini.it/

Centri Consigliati

centri consigliati

Libri consigliati

Libri consigliati

Riviste consigliate

Riviste consigliate

Link consigliati

Link consigliati