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Maestro e discepolo: uno stato di coscienza

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“Noi abbiamo la facoltà di comprendere, e poco a poco, attraverso gli insegnamenti ecc., arriviamo ad afferrare questa Realtà. Prendiamo l’esempio di qualcuno che mettesse il dito sopra una fiamma. Il desiderio di conoscere l’effetto prodotto da questo gesto esiste per la dipendenza dall’inconscio collettivo, tamas, e altri. Immaginiamo che una persona venga a trovare Raphael e che lui gli spieghi tutte le ragioni per le quali lei si brucerà se mette un dito nel fuoco. Questa persona potrebbe istantaneamente prendere coscienza del pericolo, e così non si troverebbe portata  a far fisicamente l’esperienza. Oppure, continuerà a voler mettere il dito nel fuoco e a bruciarsi. Ritornerà poi a lamentarsi ‘Mi sono bruciata, che devo fare per evitarlo?’ Raphael risponderebbe: ‘Ebbene, forse non avete capito? Se lo desiderate, ve lo spiego un’altra volta’. È il mondo dell’ego che crea questo genere di dualità. Crea la gioia e il dolore, il conflitto, la sofferenza ecc. Posso indicare il cammino che conduce alla soluzione di questo tipo di conflitto. Se questa persona rimette il dito nel fuoco, cioè nel mondo della dualità, del conflitto e della sofferenza, è naturale che si brucerà di nuovo. Ora, se lo desidera, si può spiegarle tutte le ragioni che l’hanno spinta a ricominciare.
Se il dialogo non avviene tra due intelletti, ma piuttosto tra un Maestro o più precisamente uno stato di coscienza giunto al di là del desiderio di fare delle esperienze, e un discepolo, allora è possibile che questo stato di coscienza penetri la coscienza del discepolo e a seconda di tutte le probabilità, una vera comprensione si accenderà in questo senza sforzo. La relazione tra un Maestro e un discepolo è in effetti straordinaria e di grande bellezza, perché è una relazione tra uno che si dona e si abbandona, e uno che è lì per aprirsi e ricevere ciò che è donato al punto che non ci sia più distinzione tra i due, e che di due essi diventino Uno. Ma talvolta è difficile giungere a questo livello d’apertura perché c’è una resistenza da parte del discepolo, come una identificazione con alcuni contenuti psicologici, con manas ed altre esperienze ancora.
Lo stato di coscienza di un essere  realizzato non è altro che la possibilità di toccare un altro stato di coscienza che non è ancora risvegliato. Ma sul piano potenziale, noi siamo tutti Quello. Piuttosto che di parlare di un ‘essere realizzato’ forse è preferibile parlare di un ‘fratello maggiore’. Non c’è che un Maestro ed è Siva. Il “fratello maggiore” deve toccare lo stato di coscienza dell’altra persona e non i suoi guna”.

Raphael

 

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